Capitolo 27

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PoV Damiano

Eravamo in macchina, in un posto appartato, non troppo lontano dal locale. Mi ero acceso una sigaretta mentre Maggie continuava a dirmi quanto gli importasse di me, quanto fossi bravo, quanto fossi il ragazzo adatto a lei. Riprendeva questo discorso ogni volta che finivamo di scopare.

<<Ne abbiamo parlato tante volte Maggie>> Dico buttando il fumo fuori dal finestrino. Lei stette zitta, non parlò più. Mi girai per guardarla ed i suoi occhi erano lucidi, colmi di lacrime. Non volevo trattarla male, ma lei sapeva quali fossero le condizioni. Solo sesso, niente di più. Allungai il mio braccio verso di lei e la tirai verso di me, lasciando che dia libero sfogo alle sue emozioni.

<<Maggie dobbiamo andare.. Sono 23:30>> Ammisi. Lei si asciugò le lacrime ed annuì.

Il tragitto per arrivare al locale fu' breve, ma una volta giunti a destinazione non c'era neanche l' ombra di Bella. Mi allarmai subito e scesi dalla macchina.

<<Dov'è?>> Domandai quasi urlando

<<Non lo so, ero con te>>

<<Cazzo>> Mi misi le mani fra i capelli.

<<Devo andare>> Dico a Maggie e non aspettai neanche il tempo di una sua risposta, che salii in macchina e mi diressi verso casa.
Pensai alle peggiori cose, ma una volta arrivato la vidi lì, sul divano

PoV Bella

<<Tuo padre ti sta cercando>>

<<Ha sbagliato persona>> Mentii

<<Ti riconoscerei fra mille, piccola>> La sua mano afferrò violentemente il mio braccio. <<Andiamo da tuo padre>> Gli diedi un calcio nelle parti basse e così riuscii a liberarmi. Dopo ciò mi misi a correre verso casa, ma mi raggiunse e con un atteggiamento violento mi condusse verso la sua autovettura. Una volta in macchina mise la sicura e so perfettamente dove fossimo diretti.

Riconosco la strada buia, con un solo lampione acceso.. Riconosco la porta di casa di color mogano e riconosco la sua figura davanti la finestra.

<<Scendi>> Mi ordinò. Scesi dalla macchina e non appena mio padre mi vide, aprì la porta di casa.

<<Bambina>> Mi disse con la sua voce rauca.

Non avevo scampo..

Mi fece entrare e subito dopo ringraziò il suo amico.

<<Non ho molto tempo>> Dico con la voce tremolante.

<<Tu hai tutto il tempo del mondo per me. Dove sei stata?>> Mi domandò sedendosi

<<Non ti interessa>>

<<Ovunque andrai, io lo saprò>>

<<Papà>> Lui si alzò immediatamente, venne verso di me e non appena accorciò la distanza fra di noi, mi stampò la sua mano sulla mia guancia.

Incominciò a picchiarmi, senza stare attento a dove mi colpisse. Le sue mani erano pesanti e sentii tutta la sua rabbia. Le sue mani afferrarono i miei capelli e dalla mia bocca uscì un gemito di dolore.

<<Ci vediamo domani, bambina mia. A casa nostra>>

Mi spinse fuori dalla porta e non persi tempo ad allontanarmi dalla mia abitazione.

Mi diressi verso casa di Damiano. Non sapevo dove altro andare.. Una volta arrivata aprii con le chiavi che mi diede Leo. Entrai a testa bassa ed andai subito in bagno per sistemarmi.

Sotto la maglia avevo la pelle arrossata e qualche livido della volta precedente. Andai in salone e mi sedetti sul divano aspettando Damiano. Quando arrivò, con mia grande sorpresa era spaventato, ma mai quanto me.

Un angelo senza le aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora