Capitolo 37

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Bea l'aveva denunciato.. la polizia sapeva di lui.. entrai nella stanza di Bea e lei era inerme nel letto con dei lividi sul collo.
<<come stai?>>dico
<<come vuoi che stia? Dovevo far finta di nulla.. so che è tuo padre e che gli vuoi bene, ma non può sempre passarla liscia>> dice Bea.

<<Io non gli voglio bene>> Ammetto piangendo. <<Hai fatto ciò che andava fatto, non preoccuparti per me. Anzi per colpa mia tu sei ridotta così! Se fossi stata con lui >>

<<Non fare così! Non è colpa tua Bella >> dice Damiano appoggiandomi una mano sulla spalla.
<<davvero pensi che io non centri nulla in ciò?>>chiedo.
<<Non è colpa tua>> continua a ripetermi Damiano.
Quella giornata sembrò non finire mai. Leo stette tutto il tempo con Bea , mentre io e Damiano tornammo a casa. Quando arrivammo a casa mi feci una doccia veloce e poi mi misi a dormire. Durante la notte ebbi i miei soliti incubi, perciò bussai alla porta di Filippo. Lui non rispose. Entrai nella sua stanza. Era bella, simile alla mia, solo un pò in disordine. Aveva un appendi abiti in cui c'era il suo solito cappello che usava quando cantava, una chitarra posta vicino alla finestra e poi c'era lui, che dormiva beatamente nel letto. Sarei rimasta ore a guardarlo dormire, ma avevo sonno e paura allo stesso tempo. Mi intrufolai nel suo letto, mi misi tra le sue braccia.
<<che ci fai qui?>> mi sussurra dolcemente
<<ho fatto un incubo>>
<<ci sono io amore>> dice e mi addormento tra le sue braccia, cullata da quella parola pronunciata per la prima volta dalla sua bocca. Amore. Quindi era piacevole la sensazione che si provava quando qualcuno ti chiamava amore.. e per la prima volta non provai disgusto davanti a quella parola.

...
Ritornai a quel maledetto giorno. La mamma se ne andò di casa e papà ricominciò a bere birra. Venne nella mia stanza non appena la mamma aveva chiuso la porta. Avevo sentito mia madre urlare "me ne vado e questa volta per sempre" "sei un lurido maniaco" "fai schifo" o cose del tipo "occupati di tua figlia, lei ti ama" e poi il nulla.. poi solo una porta che sbatté è una bottiglia di vetro che si frantumava al pavimento. Mi allontanai velocemente non appena vidi un ombra avvicinarsi e la porta della mia stanza si aprì.
<<amore>> così mi aveva chiamato mio padre
<<vieni a giocare con il papà>> aveva detto subito dopo.
Mi svegliai di botto. Non ero da lui, ma ero con Filippo.
<<Tutto bene?>> mi domanda Filo ed io mi limito ad annuire. Sentimmo la porta di casa sbattere e questo era il segno che erano rientrati Leo e Bea. Io ero ancora scossa da ciò che avevo sognato, quindi rimasi a letto con le lenzuola che mi coprivano le ginocchia. Una cosa era certa, avrei dovuto rincontrare mio padre di nascosto a Damiano.

Un angelo senza le aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora