Capitolo 12

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Mi risveglio dentro la vasca da bagno. Damiano tiene il soffione in mano, seduto nel bordo di quest'ultima. Bea è abbracciata a Leo e mi guarda con un aria preoccupata. La mia amica si butta subito addosso a me, ma io non reagisco. Non ricordo nulla.

<<Cazzo! mi hai fatto spaventare>> Dice Bea

<<Mi-mi dispiace>> Cerco di scusarmi, non sapendo bene per cosa.

Damiano e Leo escono, chiudendo la porta una volta usciti.

<<Che è successo?>> Domando alzandomi dalla vasca, ma mi rimisi subito seduta per via di un capogiro. Mentre Bea incomincia a parlare mi spoglio, ricordando ciò che era accaduto prima

<<Damiano ha detto che stavate per scopare e> La interrompo.

<<Oh, è proprio un gentil uomo a dire una cosa del genere>>
Rimango lì, bloccata. Con le gambe al petto, mentre l' acqua scorre lungo la mia schiena.

<<E' per tuo padre?>>

La guardai. Non parlavamo mai di mio padre, non ne avevo il coraggio e nemmeno lei. Di conseguenza rimasi colpita dalla forza che dovette trovare nel chiedermi di lui. Mi sciacquai velocemente ed uscii dalla vasca, avvolgendo il mio corpo in un asciugamano caldo. Mi tremarono le gambe e corsi in camera. Mi chiusi dentro e mi vestii. Avrei mai trovato la forza, il coraggio di andare avanti?
Qualcuno bussò alla mia porta. Sapevo già chi fosse.

<<Avanti>> Dico sedendomi nel letto. Bea entra non appena finisco di parlare. Si siede al mio fianco e mi butta le braccia al collo.

<<Sono preoccupata>> ammetto a bassa voce. Scioglie l' abbraccio ed abbasso  lo sguardo. <<Una volta finita la settimana, dovró tornare da lui?>>  Chiedo. Non avevo mai parlato con Bea nel dettaglio di quello che subivo a casa. Lei mi ripeteva sempre di scappare, di andare da lei, ma non potevo. Non trovavo il coraggio di scappare, di andarmene da lui. Provai a giustificare quei gesti, ma erano ingiustificabili. Mi trattava come se fossi una bambola, ed io mi sentivo  un po' così.

<<No>> Mi sussurrò lei accarezzandomi la schiena. <<Troveremo un modo. Io e Leo ti aiuteremo.>> Continuò.

<<Ti voglio bene>> Mi dice.

Marta era l' unica persona che considerassi 'famiglia'.

<<Vado a dormire>> Le dico in fine. Lei ricambia il mio sorriso e se ne va.

Solitamente si dice "La quiete dopo la tempesta", ma era il caso contrario "La tempesta dopo la quiete". Difatti entrò Damiano, come una furia.

<<Che ti è saltato in mente?>> Il suo tono non era alterato, era arrabbiato. Non gli risposi e mi misi sotto le coperte, spensi l' abat- jour. Lui accese la sua abt-jour.

<<Vorrei dormire>> Gli dico infastidita

<<E io ti sto parlando>>

Mi metto seduta e lo guardo negli occhi.

<<Che c'è?>> Dico spazientita.

<<Stavamo scopando e te ne vai così?>>

<<Oh! Si, scusa. Non ti ho ancora ringraziato per averlo urlato ai quattro venti>>  I miei occhi lo sfidavano e di conseguenza i suoi sfidavano i miei.

<<Dovresti ringraziarmi, perchè ti ho  riportata a casa>> Ammette
Come cazzo ero tornata? Quello, era il pezzo che mi mancava. Dopo che ero scappata, come sono tornata a casa? Intorno a me non c'erano altro che alberi e le strade sembravano tutte uguali. 

<<Mi dici cosa è successo?>> Chiedo dolcemente.

<<A patto che tu risponda alle mie domande.>>

Annuii. Si sedete nella parte opposta del letto.

<<Dopo che sei scappata, non eri in casa e Bea e Lori hanno detto di non averti vista. Ho aperto la porta di casa e ho seguito le tue impronte e ti ho trovata sdraiata sulla neve>>

<<Ero svenuta?>> Domando

<<Si. Ti ho presa in braccio e ti ho portato subito in bagno>>

<<Grazie>> Sussurrai.

<<Non ringraziarmi. Rispondi alla mia domanda. Perchè sei scapata?>>

<<Perchè per me era la prima volta e..>> Mi interruppe.

<<Mi stai dicendo che sei vergine?>>

Un angelo senza le aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora