Capitolo 13

1.4K 41 0
                                    

<< Non sono vergine, sono nata a luglio>>

<<Quanto sei divertente>> Dice facendo risuonare una risata finta. Si buttò nel letto e sollevò la testa, infilando sotto essa le sue mani.

<<Cazzo! Stavo per sverginarti>> Rise << Aspetti il grande amore?>> Mi domandò.

Poteva parlarmi davvero con quella arroganza?

<<Non esiste l' amore>> Ammetto. Mi ritrovai a guardare un punto fisso sul tetto.

<<Su questo ci troviamo d' accordo>>

Piegai la mia testa verso di lui e lo guardai.

I capelli ricci gli ricadevo lungo la fronte. I suoi movimenti erano fluidi e non tesi, rigidi. I suoi occhi si stringevano, per via degli zigomi sollevati a causa del suo sorriso stampato sulle labbra. Mi soffermai su ogni dettaglio. Dai suoi tratti particolari a quello che lo contraddistinguevano come i tatuaggi. Era pieno di tatuaggi n tutto il corpo e la cosa strana fu che li trovai bellissimi.

<<Se non credi all' amore, perchè perdi tempo? Ti perdi sensazioni incredibili>>
Il suo volto si girò e i nostri occhi si scontrarono. Mi persi in quegli occhi.

"Occhi, guardatela un'ultima volta, braccia, stringetela nell'ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa."

I suoi occhi mi riportano a quel verso di Shakespeare. La mia mente catturò ogni dettaglio del suo viso, del suo corpo. Mi venne voglia di scolpirlo, di disegnare su un foglio quell' immagine, per poi non dimenticarla più.

<<Non saprei dove mettere mani, non saprei da dove cominciare>> Mentii. Sapevo bene, nella realtà, come si faceva e quali erano i passaggi, ma quando intorno a te c'è solo buio, i tuoi occhi si abituano all' oscurità.

Gli diedi le spalle e mi addormentai. Durante la notte sentii una melodia piacevole e mi lasciai cullare e trasportare in mondo, forse, migliore.

L'indomani mattina, quando mi svegliai, Damiano dormiva ancora. Era a pancia in giù, con le mani sotto il cuscino. Mi alzai e dal mio borsone presi il mio blocco di disegno e una matita. Mi sedetti vicino alla finestra. Mi sentivo in pace. La luce del sole filtrava dalla tapparella, illuminando il mio foglio e creando sul viso di Damiano un gioco di luci incredibili. Mi misi a disegnarlo. Le sue labbra erano carnose, semiaperte. I suoi occhi avevano delle ciglia lunghissime e le espressioni del viso erano rilassate, come i suoi muscoli. Il lenzuolo bianco ricadeva sul fondo della sua schiena, lasciandone scoperta pezzi di pelle. Ogni minimo dettaglio fu catturato dalla matita ed impresso nel mio foglio.

<<Che fai?>> Dice Damiano svegliandosi

La sua voce roca mi fece distogliere l' attenzione dal ritratto che avevo appena realizzato.

Un angelo senza le aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora