Capitolo X

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La giornata passa in fretta tra mille sorrisi e risate finte, qualcuno si è persino accorto della mia guancia rossa, ma ho sviato rapidamente l'argomento. La campanella suona salvandomi dall'interrogazione di matematica e questo mi rasserena almeno un po'. Quando poi mi rendo conto che uscire da scuola significa vedere di nuovo Edoardo divento una fascia di nervi.

Le parole dure che ha usato questa mattina non mi fanno fare altro che pensare che quello che ho visto prima non è niente in confronto a quello che mi farà oggi pomeriggio. Mi vengono i brividi all'idea e pensare che questa strana situazione accenda come un fuoco in mezzo alle mie gambe mi fa provare sensazioni contrastanti.

Ho paura e godo nel provarne. 

Questo mi fa sentire così sporca, come se avere queste strane fantasie sia una cosa innaturale, forse dopotutto sono davvero una ragazzina profondamente perversa. Tuttavia è più forte di me non faccio altre che pensare alle sue mani sul mio corpo.

"Mia, tutto bene? Sei diventata tutta rossa" Michele un mio compagno di scuola mi chiede leggermente preoccupato.

"No, no sto benissimo" dico sorridendo per poi sgattaiolare via.

Mentre scendo le scale noto i capelli biondi di Riccardo, lo raggiungo in tutta fretta volenterosa di chiedere scusa per il comportamento di Edoardo di questa mattina.

"Ei, Mia ciao" mi saluta allontanandosi dal proprio gruppetto di amici.

"Ei, scusa se ti disturbo, volevo solo chiederti scusa per questa mattina" dico nervosa sistemandomi una ciocca di capelli ribelle.

"Ma figurati, anzi scusami se ti ho disturbato, il tuo ragazzo sembrava abbastanza irritato".

"Figurati, anzi Edoardo è stato profondamente maleducato, tu non avevi fatto niente" dico sinceramente dispiaciuta.

"Inoltre, non è il mio ragazzo" sottolineo imbarazzata.

"Dai stai tranquilla e poi puoi dire al tuo non ragazzo di rilassarsi, siamo solo amici d'altronde?" chiede retoricamente sorridendo.

"Certo" affermo leggermente delusa.

"Che hai fatto alla guancia?" mi chiede sfiorandomi il punto ancora arrossato. 

"Niente è che ho sbattuto prima" mento e velocemente mi allontano.

"Ora devo proprio andare, ci vediamo" lo saluto evasiva.

Contraccambia il mio saluto non dando troppo peso alla mia velocità nel cercare una via di fuga. Avendo perso tempo a chiacchierare con Riccardo, ho finito con il perdere il mio pullman, aspetto impazientemente l'altro rendendomi sempre più conto che non credo di riuscire a tornare a casa e poi tornare qui in zona per l'orario stabilito con il mio ricattatore.

Sospiro sconfitta decidendo di incamminarmi direttamente verso il bar, quando ripercorro il tratto di strada noto che a distanza di un quarto d'ora all'incirca studenti di un altra scuola si precipitano per prendere il pullman e tra la folla riconosco la ragazza bionda di oggi, accompagnata dalla sua amica dai capelli rossi con la quale sghignazza a gran voce.

Mi irrito subito vedendola per questo decido di allungare il passo.

****

Mi guardo nuovamente nello specchietto per controllare che non abbia nulla fuori posto per quando arriverà Edoardo. Picchietto le dita sulla gamba per allentare la tensione, ma tutto mi sembra tranne che star diminuendo la mia ansia. Aspetto per quella che sembra essere un'eternità e alla fine eccolo lì che mi viene in contro a passo svelto.Mi tremano le gambe da quanto sono nervosa e lui se ne rende conto subito, sorride con malizia e inizio di nuovo a percepire quella fastidiosa sensazione in mezzo alle gambe.

"Non mi sembra di averti dato il permesso di bagnarti in pubblico" mi guarda con occhi freddi, mentre il suo tono severo mi da come una scossa all'intero corpo.

Le mie guance avvampano come non mai, sentendomi un idiota totale, come può capire solo guardandomi quando sono eccitata o meno. Avvicina le sue dita incredibilmente forti  al mio polso e il solo sfiorarlo, mi fa scattare come una molla impazzita. Ritraggo la mano come se quel contatto mi avesse appena procurato un ustione.

"Non dici niente? Vuoi forse farmi credere che se adesso mettessi una mano in mezzo alle tue gambe non ti troverei in un lago di voglia" mi chiede cattivo sapendo già da solo la risposta alla propria domanda.

Balbetto qualcosa di incomprensibile anche per me stessa e abbasso lo sguardo trovando il pavimento improvvisamente più interessante di due occhi celesti penetranti che stanno cercando di mettermi in soggezione, con eccellente successo aggiungerei.

"Fammi sentire quello che hai da dire" ripete  avvicinandosi pericolosamente al mio corpo.

"Non sono bagnata... " sussurro con poca convinzione.

"Ah no ?" sogghigna.

Mi trascina all'interno del parco qui vicino e si siede su una panchina  proprio sotto gli occhi di tutti. Mi interrogo interiormente sulle sue intenzioni, ma ben presto mi sono più che chiare.

"Avanti siediti in braccio a me" afferma con decisone, come solo un uomo abituato a dare ordini sa fare.

Tentenno imbarazzata, ma dopo un suo sguardo truce obbedisco sommessamente. Le mie gambe toccano le sue e io non riesco più a ragionare lucidamente. Mi guardo intorno vedendo mamme che portano i loro figli a giocare in bicicletta, uomini anziani che chiacchierano tra di loro e svariate coppiette messe proprio come  me ed Edoardo in questo momento.

Mi mette una mano sotto la gonna come se non fossimo in un luogo pubblico pieno di persone .

"Lo vedi che sei una piccola bugiarda" dice toccandomi il tessuto delle mutandine.

"Meriti di essere punita per questo" sussurra al mio orecchio consapevole della reazione che quest'affermazione mi provoca.

Sussulto e sgrano gli occhi quando con estrema maestria sposta il sottile tessuto per insinuare un dito all'interno delle mie pieghe inumidite dall'eccitazione.

"Ma che stai facendo?" lo guardo incredula.

Le sue labbra mi sfiorano l'orecchio per poi sussurrarmi:

"Con te è fin troppo facile".

Le sue dita mi stuzzicano con delicatezza e io non riesco a capire più nulla. Abbandono la testa sul suo petto e lascio che faccia di me quello che vuole.

"Le vedi tutte queste persone che passano, ti immagini se sapessero cosa tu ti stia facendo fare proprio sotto i loro occhi" mi stuzzica ancora.

"Cosa pensi che farebbero una volta visto quella che sei davvero, ovvero un incredibile pervertita".

Quasi ansimo quando mi penetra con un dito, giro il volto nascondendomi per l'imbarazzo, ma una sua mano mi si poggia sulla coscia iniziando ad alzare leggermente l'unico indumento capace di nascondere la mia evidente perversione.

Mi metto subito dritta guardandolo dritto negli occhi , quel suo sorriso vittorioso per quanto irritante è bellissimo.

"Allora Mia, credi che dovrei alzarti la gonna qui davanti a tutti oppure farlo a casa mia?"


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