Capitolo XXXVI

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POV Edoardo:

Chiudo la porta con rapidità lanciando la busta sul tavolo della cucina per poi tornare in camera mia.

Sono decisamente infastidito all'iniziativa di quella ragazzina, ma il ricordo del viso piccolo di Mia svanisce non appena noto la figura di Carolina completamente nuda seduta sul mio letto.

Un sorriso smagliante e la pelle lattea ricoperta da dei rossori la contraddistinguono dal grigiore della stanza.
L'impronta delle mie mani su tutto il suo corpo morbido regala alla mi mente un perverso senso di piacevole serenità.

"Chi era alla porta ?" domanda l'avvenente ragazza dai capelli rossi fingendo di non conoscere già la risposta.

"Non ti sentire speciale solo perché sei nel mio letto, ieri c'era lei" le sorrido con perfidia stuzzicandola.

Le sue guance si dipingono di un rosso intenso, mi lancia da prima uno sguardo inviperito poi però cerca di darsi un tono.

Accavalla le gambe con lentezza consapevole di attirare la mia attenzione.

"Se oggi ci sono io qui con te, vuol dire che avevi bisogno di qualcosa che quelle ragazzina non è stata in grado di darti" sorride con malizia.

Mi lecco le labbra immaginando di legare le sue caviglia e i suoi polsi esili ai bordi del letto, sicuramente quel suo sorrisetto spavaldo scomparirebbe all'istante.

"Non ci fai sesso vero?" Domanda più seriamente.

"Non credo siano affari tuoi, no?" Le rispondo ammonendola con lo sguardo mentre raccolgo da terra la mia maglietta.

"Scommetto che non è capace nemmeno a soddisfarti" aggiunge iniziando a giocare con una ciocca di capelli.

"Sei sicura di voler continuare a usare quella boccaccia per parlare di qualcun'altro, sono sicuro tu sia consapevole che ci sarebbero altre cose da fare".

Mi guarda dritto negli occhi prima di alzarsi e avvicinarsi a me.

"Lo sai che io farei di tutto per te".

Sorrido gonfio di godimento nel sentire la sua più totale sottomissione.

"Allora smetti di parlare di Mia e mettiti in ginocchio" dico certo che lei si piegherà al mio volere.

Si inginocchia ai miei piedi in attesa che io le dica cosa fare.

Sono questi i momenti che preferisco, quegli attimi prima che qualcosa accada, quegli istanti in cui mi viene regalato dall'altra persona il potere di fare qualsiasi cosa.

Le giro intorno accarezzando le sue spalle delicate sentendola fremere sotto il mio tocco.
Il suo sedere tondo è pieno di lividi violacei mentre il suo seno sodo è segnato dalla sagoma delle corde che prima le ho stretto intorno al corpo.

Osservarla così, con i miei marchi sul corpo mi eccita, mi rende schiavo del godimento che mi provoca.

Mi sento malato, stramaledettamente ossessionato dal vedere gli altri diventare stupidi giocattoli tra le mie mani per goderne.

"Ti prego Edoardo"Carolina emette un gridolino di impazienza.

Le prendo i capelli in una morsa stringendolo tra le dita.

"Se quella troietta non è stata in grado di appagarti lo farò io al posto suo"sorride.

Alza lo sguardo nella mia direzione carica di piacevoli aspettative.
I suoi occhi felini sono affamati, desiderosi di far provare invidia al prossimo.

Potrei darle quello che vuole, potrei farla sentire speciale e donarle la sicurezza di essere la preferita, ma in questo momento la sua faccia mi irrita.

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