Capitolo XXV

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Edoardo si lascia sfiorare appena.

I suoi occhi celesti mi scrutano profondamente e anche se è palese che mi stia guardando ho come l'impressione che non lo stia facendo davvero.

Con delicatezza strofino il mio pollice sul suo viso marmoreo, mentre lui sembra essere ancora assente. Accarezzo i suoi zigomi definiti solo con la punta delle dita per paura di dargli fastidio, sono terrorizzata dal pensiero che abbia un altro scatto d'ira come poco prima, ma come sempre il mio lato emotivo prevale su quello razionale.

Edoardo si irrigidisce rapidamente serrando la mascella talmente forte che sento il suono dei suoi denti sbattere, dopodiché con un gesto rude mi afferra il polso stringendolo in una forte stretta.

"Non ho bisogno di sciocchezze come questa nella mia vita" afferma con tono duro stringendomi maggiormente.

"Mi fai male" mi lamento.

"Non ho bisogno della compassione di nessuno, quindi non osare mai più permetterti di toccarmi senza che io te l'abbia espressamente chiesto".

"Chiaro?"

"E' chiaro Mia?" rincalza la domanda con più decisione.

"Si, è chiaro" rispondo irrequieta.

Poco dopo la sua presa si allenta rimettendo le distanze fra i nostri due corpi. Mi strofino il polso come un animaletto ferito guardando dal basso verso l'alto incapace di comprendere perché abbia reagito così male.

Mi lascia sola nella stradina tetra di casa mia andandosene senza nemmeno salutare, di nuovo.

Non comprendo davvero cosa scatti nella testa di quello strano ragazzo, tutto ciò che volevo era fargli capire quanto importante sia sentire il calore di un'altra persona con una carezza.

Ingenuamente forse volevo solamente donare a qualcuno un gesto che a mia volta vorrei tanto ricevere.

Sospiro afflitta prendendo le chiavi di casa dalla tasca destra del borsone.

"Sono a casa" affermo entrando nell'ingresso e posando le mie cose proprio affianco alla porta, consapevole che da li a poco mia madre avrebbe iniziato a strillare.

"Mia è già buio fuori, lo sai che non mi piace quando torni così tardi, là fuori è pieno delinquenti" inizia mia madre venendomi incontro con aria severa.

"Dov'eri ?"domanda autoritaria corrugando la fronte.

"Ero in palestra mamma, lo sai che quando mi alleno perdo la cognizione del tempo" le rispondo distrattamente mentre percorro la cucina in cerca di un po' d'acqua per dissetarmi.

"Non starai esagerando con tutti questi allenamenti?" mi chiede guardandomi ancora torva.

"Dai mamma non puoi rompere solo perché tua figlia vuole mantenere la linea" ridacchio cercando di farla addolcire almeno un po'.

"Di certo male non ti fa" alza gli occhi al cielo con aria acida.

"Sei sempre così dolce mamma" sputo indispettita.

"La finite di battibeccare" interviene mio padre togliendosi di dosso la giacca, appena rincasato dopo una giornata di lavoro.

"Papi" saltello civettuola andando ad abbracciarlo.

"Facessi così anche con tua madre..." borbotta dandoci le spalle.

Roteo gli occhi per poi lasciare un bacio sulla guancia di mio padre, ci guardiamo complici pensando a solo una cosa:

Quanto sia pesante la mamma quando è di cattivo umore, ovvero sempre.

"Com'è andata oggi a lavoro?"chiedo consapevole della stessa solita risposta.

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