Capitolo XXXI

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Con fatica riesco a raccogliere le poche energie che mi rimangono per potermi quantomeno rivestire in modo autonomo.

Edoardo mi da le spalle, ed è forse per questo che non mi sento a disagio nel guardarlo, mentre raccolgo il mio vestito da terra non posso fare a meno di ammirare la grandezza della sua schiena e delle sue spalle, mi sento intimidita dalla sua imponenza eppure una parte di me ne è come stregata.

Soffoco un lamento di dolore quando cerco di rialzarmi facendo forza sulle gambe, in risposta Edoardo gira leggermente il volto per guardarmi con sdegno, quasi come se vedermi lo disgustasse.

Io davvero non so come interpretare i sui atteggiamenti controversi, perché dopo tutto quello che mi ha fatto si comporta come se fosse lui quello arrabbiato... 

Sono io quella che è stata umiliata, ricattata, legata e picchiata, sono io che dovrei odiarlo a morte, tuttavia rimango qui, con in mano quello che dovrebbe essere il vestitino carino che avevo indosso questa mattina, rimango qui, immobile incapace di dare un senso a questo crescente desiderio di conoscere la terribile bestia che mi sta di fronte.

La sua schiena perfetta assomiglia ai calchi di gesso che disegno a scuola, sembra la rivisitazione di un dio greco, solo che al contrario lui non compie gesta eroiche che saranno narrate nei secoli avvenire.

Tutto di lui sembra perfetto, persino quell'enorme cicatrice che ha all'altezza della zona lombare, però l'apparenza inganna, perché l'unica cosa che ha di perfetto questo ragazzo è l'innato distaccamento emotivo che ti permette di fare del male al prossimo e di goderne.

"Quando hai finito di rifarti gli occhi scendi pure le scale e aspettami in camera mia" le sue parole dall'ironia tagliente mi colgono in fragrante rendendomi terribilmente imbarazzata.

Senza fargli dire altro mi limito ad assecondare la sua richiesta anche ben volentieri, tutto pur di non dovermi umiliare ancora.

I miei piedi coperti solo dai collant velati si muovono lentamente in direzione della sua stanza.

Quando passo dal corridoio però mi fermo davanti a una schiera di fotografie di famiglia incorniciate e appese sui muri. Riconosco il viso delicato di Aurora che sorride dolcemente in tutte le fotografie, in una sembra particolarmente raggiante: due ragazzini si stringono vicino a lei sul bagnasciuga di una spiaggia che mi ricorda i meravigliosi posti della Sardegna. Sorrido leggermente notando che alcuni dei tratti di Edoardo di quando era bambino sono rimasti, mentre rimango folgorata dall'incredibile somiglianza che possiede in comune con quello che presumo essere il fratello più grande.

Prima di poter curiosare ancora vengo interrotta dal rumore dei suoi passi in lontananza, così, mi affretto ad entrare nella sua stanza come un agnellino spaesato che aspetta solo il ritorno del lupo nella propria tana.

Edoardo arriva stringendo nuovamente quella scatola dal contenuto infernale e con mio enorme sollievo la ripone con cura su un ripiano in alto nel suo armadio, ad ogni modo sempre da quel medesimo ripiano prende un'altra scatola, questa volta di colore rosa e adornata da un meraviglioso fiocco bianco.

Si siede sul bordo del letto e si poggia l'oggetto su un ginocchio.

"Siediti vicino a me" questa volta utilizza un tono decisamente più morbido.

Mi avvicino incuriosita come se fosse Natale e io avessi ancora cinque anni.

"E' per me?" domando non togliendo gli occhi di dosso dall'enorme pacco regalo.

"Si, aprilo" mi incoraggia porgendomi la scatola.

Sorrido dolcemente mentre faccio scivolare tra le dita il tessuto che sigillava il regalo, aperto poi il coperchio rimango sorpresa: al suo interno trovo un bellissimo completino intimo incredibilmente non volgare, è rosa con delle rifiniture in pizzo nero e dei piccoli spacchi all'altezza dei fianchi; vi sono anche delle calze con degli autoreggenti sempre nere e un bellissimo collare in cuoio.

Stringo quest'ultimo oggetto tra le mani, dubbiosa se esserne spaventata oppure eccitata. Accarezzo la targhetta con inciso il mio nome dimenticandomi per un attimo che accanto me continua ad esserci Edoardo.

"Un bel collo merita di essere adeguatamente valorizzato" il suo respiro mi accarezza l'orecchio e io arrossisco a quel vago complimento.

Con la punta delle dita sfiora il mio collo come se avesse paura di potermi ferire, anche in realtà sospetto che sia tutto ciò che vorrebbe.

E' sempre così con lui: una perenne contraddizione di azioni e sensazioni.

"Hai un collo così esile e affusolato..." avvicina la sua lingua.

Il mio corpo trema per un istante.

"Mi fa venire voglia di stringerlo fino a farti mancare il fiato".

Rabbrividisco.

"Mi odi per questo?" chiede con spietata serietà.

Non so quale sia la risposta che vuole sentirsi dire so solo che la sua mano mi avvolge la gola.

"Hai paura di me?" mi guarda dritto negli occhi con sempre più evidente desiderio.

Mi abbandono sul letto lasciando che mi sovrasti, ancora.

La sua mano si stringe leggermente ed io mi sento come se non fossi più padrona di me stessa, ma non ho paura in questo momento, non di lui almeno, sono solo spaventata da me stessa...

Qual è il mio limite, sono davvero disposta diventare un oggetto, una proprietà?

Aumenta la stretta e il respiro inizia a mancarmi, i miei occhi si levano fino a guardare il soffitto, il ventre formicola, le gambe iniziano ad inumidirsi e i miei sensi a destarsi come risvegliati da una primavera di perversi e primitivi piaceri dettati solo dalla carne.

"Guardami Mia, voglio che mi guardi" i suoi occhi sono attraversati da veri e propri fulmini di deviazione.

Non sto provando vero e proprio dolore è più come se vivessi un momento idilliaco dove il corpo e la mente si distaccano.

"Dimmi di fermarmi".

Io però, non lo faccio e lui non si ferma.

"Dimmi di fermarmi Mia!" alza la voce.

Sono eccitata, terribilmente eccitata, mi mordo le labbra mentre lo guardo completamente assuefatta. Lui lo sa benissimo che non voglio che questa sensazione finisca, lo sa.

"Chiedimi di fermarmi o te ne pentirai ragazzina!" questa volta ringhia vicino al mio viso.

Fatico a deglutire e mi sento sempre più piccola sotto di lui.

"Continua, per favore" lo provoco infiammata dal desiderio.

Mi guarda come intrigato dalla mia richiesta, ma nonostante ciò si ferma.

"Se ti metterai il completo che ho scelto per te riprenderemo da dove ci siamo interrotti" ghigna.

Annuisco debolmente toccandomi la gola ancora provata dalla sua poderosa stretta. Con un gesto veloce si alza e aiuta me a farlo, le gambe mi tremano leggermente provocandogli un mezzo sorrisetto.

Anche se adesso mi sento meno sicura di me rispetto qualche istante fa raccolgo il contenuto della scatola compreso il collare e mi incammino verso il bagno.

"Di questo non ne hai bisogno per il momento" mi afferra per un braccio e mi strappa l'oggetto in cuoio dalle mani.

"Adesso possiedi qualcosa che ti valorizza decisamente di più" sorride alludendo ai rossori intorno al mio collo.

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