Capitolo XLVIII

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Tra me ed Emily c'è ancora un po' di tensione, ma l'incessante chiacchiericcio delle altre riempie il nostro silenzio, il tema principale è ovviamente l'attesissimo compleanno di Veronica, ormai hanno scelto tutto, e, per tutto, intendo davvero tutto: vestiti, capelli, trucco scarpe e accessori ed eventuali cambi dell'ultimo minuto.

L'unica che non ha ancora deciso nulla sono io, ovviamente, non sono molto brava a scegliere quindi di solito vado a casa di Emily che mi fa provare il suo intero guardaroba e mi affido al suo giudizio.

Però, anche se abbiamo fatto pace non so se sia il caso di rubarle l'ennesimo vestito anche questa volta.

Continuiamo a scambiarci foto e opinioni come se la lezione di storia dell'arte non esistesse, e, a essere sincera tutto ciò mi è mancato.

I sorrisi, le risate e i nostri discorsi assurdamente insensati che ci fanno talmente tanto divertire che per questo veniamo rimproverate, tutte quelle cose che rappresentano la quotidianità di adolescente qualunque...

Le stesse identiche cose che dovrebbero bastare a una qualsiasi ragazza della mia età, le stesse che tuttavia ormai sento non bastarmi più, o forse è meglio dire che non ho più intenzione di accontentarmi di una realtà che mi sta stretta.

Adesso tutto va bene, tutti sono felici e anche io credo di esserlo, quindi perché una parte di me continua a sentirsi soffocata in un contesto che la mette a disagio.

Mi sento terribilmente in colpa adesso.

Cosa ho che non va?

Perché stare qui non mi basta?

"Mia non agitarti, se non sai cosa mettere, puoi venire da me oggi pomeriggio che ne dici di fare la nostra solita sfilata privata" interviene Emily dando per scontato che ciò che mi rende nervosa sia non sapere cosa mettere.

"Ovviamente siete tutte invitate" aggiunge subito dopo ricevendo schiamazzi contenti in risposta.

Lo so che si sta sforzando, so che lei non è una che torna spesso su i suoi passi, vuole davvero cercare di mettere le cose a posto...

"Allora Mia per te va bene?" incalza la domanda visto che l'unica che non gli ha risposto sono io.

Gli occhi di tutte adesso sono puntati su di me mettendomi davvero in ansia.

"In realtà oggi ho un impegno..." sistemo l'orlo della gonna abbozzando un sorriso tirato.

Sara ed Emily si lanciano un occhiata come se si aspettassero già che la mia risposta sarebbe stata questa, ma anche le altre mi guardando nello stesso modo, nei loro occhi leggo una delusione amara che mi fa contorcere le budella.

Odio questa sensazione.

"Però, io domani solo libera per voi va bene lo stesso?" domando pregandole di non odiarmi.

Dopo pochi secondi di silenzio, i loro sorrisi si illuminano e anche se un po' meno anche quello di Emily cerca di venirmi incontro.

Un sospiro di sollievo lascia le mie labbra.

"Perfetto allora venite tutte da me dopo scuola" Emily chiude il suo quaderno degli appunti e lo ripone nello zaino iniziando ad alzarsi.

Ero talmente persa tra i miei pensieri e le mie agitazioni che non mi ero minimamente accorta che ormai anche l'ultima ora della giornata si è conclusa.

Mi alzo per ultima facendo ben attenzione che la gonna sia in ordine, poi prendo lo zaino e seguo le mie amiche verso l'uscita. Ci incamminiamo tutte insieme verso l'enorme rampa di scale, ma prima di poter anche solo scendere un gradino Emily mi prende da parte.

"Oggi lo vedi di nuovo non è vero?"

Mi limito ad annuire.

"Cerca solo di non darci pacco domani".

"Ti prego" aggiunge sforzandosi di sorridermi.

"Domani ci sarò te lo prometto" cerco di convincerla anche se so che in questo momento lei sta dubitando di me.

Ci scambiamo un breve saluto e poi lei si allontana.

Lascio cadere lo zaino a terra davanti ai miei piedi e mi siedo sul primo gradino sospirando contro la ringhiera alla quale mi appoggio, il mio stomaco continua ad aggrovigliarsi in un'enorme matassa di rimorsi e sensi di colpa.

Perché una cosa così stupida come la disapprovazione di qualcuno mi fa stare così male, perché mi ostino a far di tutto pur di rendere felici gli altri, perché tutto è così soffocante.

Faccio più vicine le gambe al petto e vi appoggio la testa sopra cercando di tranquillizzarmi, il silenzio irreale che c'è a quest'ora è l'unica cosa che mi fa compagnia e forse è meglio così.

Dovrei imparare a stare da sola.

"Levati, sei in mezzo".

Alzo subito la testa riconoscendo il ragazzo che sta in piedi davanti a me, se non sbaglio è un amico di Riccardo. Lo fisso qualche instante incerta su quale sia il suo nome.

"Sei sorda o solo stupida, spostati".

Ah si, quello antipatico, Davide.

"Hai intenzione di continuare a guardarmi in silenzio o finalmente hai capito che devi levarti dal cazzo" alza il tono.

"Si, scusami..." rispondo intontita spostandomi.

"Si brava scusati pure, ma la prossima volta cerca di autocomiserarti in un luogo più isolato, magari in un cesso, come fanno tutte le altre ragazzine patetiche di questa scuola del cazzo".

Mi guarda con sdegno nemmeno gli avessi insultato i genitori, la prima volta che l'ho visto avevo capito che non fosse una persona esattamente amichevole, ma a tutto c'è un limite.

Che razza di problemi ha questo tipo.

"Tu invece fai lo stronzo perché hai bisogno di sentirti importante o sei solo un ragazzino maleducato a cui non hanno dato abbastanza schiaffi da piccolo" gli rispondo indispettita dal suo atteggiamento.

Storce le labbra in una smorfia salendo altri due gradini, i suoi occhi scuri mi guardano dalla testa ai piedi mettendomi in soggezione.

"Tu sei quella ragazzina a cui le hanno date fuori scuola" ridacchia continuando a guardarmi con insistenza.

"Al massimo le ho date" sottolineo innervosendomi ancora di più ricordando la lite con Carolina.

Mi alzo velocemente raccogliendo lo zaino da terra e dopo aver spostato i capelli indietro, lo sorpasso iniziando a scendere le scale.

"Quindi immagino che quei segni non te li abbia fatti l'altra ragazza".

Le mie gambe si serrano di colpo, mi giro indietro vedendolo gongolare compiaciuto appoggiato al muro grigio.

"Mia" la voce di Riccardo interrompe qualsiasi cosa stesse per dirmi Davide.

"Che ci fai ancora qui, la tua classe non ha il rientro oggi" chiede con espressione confusa.

"I-io ecco, io avevo dimenticato una cosa in classe" mento.

I suoi occhi saettano dal mio viso arrossato a quello del ragazzo in cima alle scale.

"Va tutto bene?" domanda subito dopo.

Davide sorride in silenzio, lasciando a me l'imbarazzante compito di rispondere.

"Sì, si, tutto benissimo" cerco di fingere con almeno un po' di convinzione per poi sistemarmi nuovamente l'orlo della gonna.

Davide sorride coprendosi il viso con una mano per cercare di nasconderlo.

"Se non ti sbrighi non ti fanno più uscire, tra poco chiudono i cancelli" afferma Riccardo stranito dalle occhiate indiscrete che il proprio amico mi lancia.

"Dannazione hai ragione" inizio a scendere in fretta le scale senza più voltarmi indietro.

Edoardo sarà già qui fuori.

L'aria fredda mi viene incontro non appena varco la soglia dell'uscita e come mi aspettavo Edoardo è davanti al cancello ad aspettarmi.

Affretto il passo imponendomi di non pensare a nulla di ciò che è appena successo.

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