Capitolo XXXVIII

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I miei occhi si scontrarono con quelli imperturbabili di Edoardo, ma questa volta non hanno la meglio.

La rabbia mi ribolle dentro in maniera incontrollabile ed è proprio per questo che ignoro la sua avvertenza e inizio a cercare di afferrare Carolina.
Strilla e si dimena cercando di nascondersi dietro le spalle di Edoardo.

Quest'ultimo mi afferra i polsi impedendomi di continuare a strattonare quella che deduco essere la sua preferita visto come la difende senza nemmeno sapere che è stata proprio lei la prima ad attaccarmi.

"Smettila di comportarti come una ragazzina immatura" afferma con fermezza.

Lo trucido con lo sguardo.
Questo non doveva dirlo.

"Il vero ragazzino immaturo sei proprio tu, pallone gonfiato, arrogante e privo di ogni briciolo di buon senso" ardo infiammata dal veleno che mi esce dalle labbra.

La gente intorno a noi smette di urlare incitazioni, adesso è il silenzio l'unico coro che viene portato avanti.

I suoi occhi si assottigliano diventando due fessure incredibilmente minacciose.

"Mia ti conviene chiudere quella boccaccia adesso prima che te la chiuda io" la sua minaccia velata non mi intimorisce, non ora.

"No che non la chiudo Edoardo" sottolineo il suo nome proprio come lui fa tutte le volte che perde la pazienza.

"Ragazzi forse è meglio se ne parlate da un altra parte".

La mascella di Edoardo si serra di scatto quando Riccardo prova a mettersi in mezzo.

"Non ti preoccupare Riccardo abbiamo finito di parlare io non ho più niente da dire a questo esaltato" dico avvicinandomi a Riccardo consapevole di farlo innervosire.

"Mia non tirare troppo la corda"la voce di Edoardo esce come un ringhio grave che incute terrore.

Non la devo tiare perché preferisci stringerla intorno ai polsi di Carolina.

Mi risparmio di controbattere consapevole che ci sono altre persone e non è il caso di dare ulteriormente spettacolo.

Tuttavia, trovo soddisfacente vederlo irritato per questo mi volto dandogli le spalle per trovare poi conforto tra le braccia di Riccardo.

"Mia non mi dare le spalle mentre stiamo parlando!"

Adesso si che è arrabbiato.

"Pensavo avessimo finito di parlare visto che è palese che sono io la ragazzina immatura al posto di quella pidocchiosa oca giuliva che mi ha spinto per terra senza un motivo apparente" la mia voce esce più stridula di quello che avrei voluto.

Non dice nulla, ma mi basta quel suo sguardo assassino rivolto al mio braccio che sfiora quello di Riccardo per capire che forse è meglio allentare un po' la presa.

La mia audacia svanisce tanto in fretta quanto è comparsa, ma la rabbia no.
La rabbia rimane perché nonostante tutto non posso ignorare la presenza di Carolina che per tutto il tempo è rimasta appicciata al fianco di Edoardo.

"Ti odio davvero sai!"

Come posso ignorare tutte le lacrime versate per colpa sua ieri.

"Mia stai bene?" La voce di Riccardo rompe il silenzio.

La vista mi si annebbia per colpa delle lacrime che sto cercando di trattenere a tutti i costi, ma è come se davanti a me vedessi nuovamente quella porta che mi si chiude in faccia.

Senza dare una risposta a nessuno prendo il mio zaino e provo ad andarmene, ma Edoardo mi ferma.

"Andiamo a parlarne da un'altra parte".

"Non mi va" ormai singhiozzo.

"Non te lo sto chiedendo Mia" la voce di Edoardo esce come un suono secco privo di qualsivoglia tatto.

Lo seguo in silenzio mentre mi asciugo le lacrime insieme a Carolina e a quanto pare pure Marina, poco dopo raggiungiamo una panchina isolata dentro il parco.
L'ultima volta che mi ha portato qui mi sono beccata una sberla e sinceramente spero le cose non vadano nello stesso modo.

"Adesso mi spiegate cosa diavolo vi è saltato in mente".

Per la prima volta vedo Carolina in difficoltà, infatti, rimane in silenzio non riuscendo ad alzare lo sguardo da terra.
Per un istante riesco persino a provare empatia per lei, che scompare subito dopo quando mi trucida con lo sguardo.

"È colpa di questa mocciosetta, non capisco che diavolo ci trovi di attraente in una a cui non sono nemmeno cresciute ancora le tette".

Non so se essere arrabbiata o mortificata, non capisco perché se la prenda con me io non ho fatto nulla e sinceramente non capisco nemmeno perché sia così gelosa di me visto che Edoardo non mi guarda nemmeno quando c'è lei vicino a lui.

Anche se non lo so con certezza sono sicura che il mio rapporto con lui se messo a paragone con quello che ha con Carolina e Marina sia in realtà una barzelletta.

"Carolina perché non riesci a capire quale sia il tuo posto?" Il tono calmo di Edoardo è al quanto inquietante.

"Eppure credo di aver sottolineato molte volte il confine che non devi superare, che nessuna di voi può nemmeno sognare di superare" allude a ciò che gli ho detto poco fa.

Inizio a torturarmi le dita non riuscendo a reggere la tensione, guardo di sottecchi la ragazza rossa seduta accanto a me che con sfrontatezza sostiene lo sguardo di Edoardo.

Come fa sfidarlo così apertamente, quelle rare volte che io riesco a tirare fuori un po' di carattere subito dopo mi sento come se avessi appena fatto l'errore più grande del mondo.

"Puoi dirmi quello che vuoi ma ieri dopo che si è messa in mezzo mi hai cacciata" la voce le muore in bocca non appena Edoardo fa un passo verso di lei.

Cosa?

L'ha cacciata davvero dopo che sono andata da lui...

D'istinto cerco lo sguardo di Edoardo, ma questo non viene ricambiato.

"Ti ho detto che ti darei tutta me stessa e tu preferisci lo stesso perdere il tuo tempo con una bambinetta che nemmeno sa cosa significa soddisfare un uomo. Cosa sei stupido per caso".

Adesso si che si è condannata a morte da sola.

"Carolina forse il mio discorso di ieri non è stato abbastanza chiaro!" questa volta Edoardo urla.

Lei ha un sussulto immediato che la quieta come un agnellino, abbassa lo sguardo iniziando a toccarsi nervosamente le unghie.

"Chi ti credi di essere? Solo perché scopiamo credi di avere il diritto di parlarmi così, hai persino la presunzione di insultarmi! Cosa speri di dimostrare?" Gli prende con forza i capelli costringendola a guardarlo negli occhi.

"Vuoi le mie attenzioni vero, allora ti accontento, ti riserverò tutte le attenzioni che una cagna come te si merita, ma sappi che dopo piangerai, Si, che piangerai stupida vacca viziata!"

Io e Marina assistiamo alla scena in silenzio entrambe terrorizzate dalla piega che la situazione ha preso. Carolina sta piangendo disperata sbiascicando scuse e suppliche, che tuttavia, non vengono nemmeno ascoltate.

In questo momento credo persino di provare pena per lei, anche se bisogna ammettere che lei non ha cercato minimamente di trattenersi nonostante sapesse l'indole di un tipo come Edoardo.

"Ah, adesso piangi e chiedi scusa? Non funziona così, adesso vieni con me e stai sicura che ti darò un giusto motivo per versare delle lacrime amare".

Edoardo è proprio fuori di se, credo di non averlo mai visto così infuriato con nessuno. La prende per un braccio e la fa alzare con la forza e insieme scompaiono nel verde non prima di dirmi:

"Poi faremo i conti anche con te".

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