Capitolo XL

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Una sua mano sprofonda nei miei capelli, spingendomi la nuca verso di sé, i nostri baci iniziano a diventare sempre più intensi, più irruenti.

Mi spingo verso di lui sentendo un fuoco ardere dentro di me, il formicolio al basso ventre diventa insopportabilmente esasperante.

Ho bisogno di sentirlo più vicino.

Alla fine è questo che siamo io e lui due persone che hanno bisogno di soddisfare i propri desideri e che per farlo si usano reciprocamente, quindi perché continuare a prendersi in giro, perché limitarsi a venir usata se posso fare lo stesso.

Io e lui siamo uguali, dannatamente uguali.

Edoardo mi prende per i fianchi e mi fa sedere sulle proprie gambe, mi stringe come se fossi l'unica cosa capace di farlo rimanere a galla in quest'oceano, ma a me va bene così, mi basta essere il centro delle sue attenzioni anche se per poco.

Ansimo senza fiato contro di lui, il mio petto palpita e le sue mani iniziano a toccarmi con quell'intima confidenza di chi conosce il corpo dell'altro a memoria. Scioglie il piccolo fiocco che teneva chiusa la scollatura del mio top e prende a leccare il mio petto salendo poi verso il collo.

"Adesso mi appartieni per davvero Mia" la sua voce esce bassa e roca quasi un ringhio.

Mi lascio scappare un gemito quando mi morde il collo, le sue dita afferrano con determinazione i miei capelli, li tira senza però farmi male e incatena il mio sguardo al suo.

"Questo significa che da oggi in poi non solo il tuo corpo, ma anche ogni tuo pensiero sarà mio, ogni tuo respiro ed emozione mi apparterranno".

La sua voce è suadente, intrigante, eccitante.

"Ti devi fidare ciecamente di me" una sua mano scende tracciando come una linea che parte dal mio petto e arriva fino all'interno delle mie cosce.

Le sue dita mi sfiorano appena, ma basta questo per farmi venire la pelle d'oca.

"Tu ti fidi di me?" domanda guardandomi da testa a piedi per poi leccarsi appena le labbra.

Mi stringe i capelli e io non posso fare a meno di muovermi su di lui.

Annuisco lasciandomi completamente andare al suo volere.

"Allora dimostramelo, togliti la maglia".

"Edoardo qui ci giocano i bambini, non mi sembra il caso..." cerco di convincere più me che lui.

"Perché tu non sei la mia bambina?" Sorride.

"Non sei forse venuta qui per giocare come abbiamo fatto l'ultima volta?" allude alla sera che con la sua lingua...

"Ti sei forse persa tra i bei ricordi bambolina?"ghigna.

Divento paonazza per l'imbarazzo.

"Avanti Mia, obbedisci"trascina le parole come se le stesse assaporando.

Mi sfilo la felpa con lentezza senza nemmeno guardarmi intorno perché l'unica persona di cui mi importa è proprio di fronte a me.
Sotto ai suoi occhi attenti e soddisfatti mi tolgo anche il top bianco e subito dopo faccio scivolare il reggiseno rimanendo completamente esposta.

"Togliti anche i pantaloni"sorride.

Senza esitare questa volta mi alzo in piedi di fronte a lui e gli obbedisco.

Il freddo pungente mi sbatte sulla pelle entrandomi persino nelle ossa.

Mi guarda senza dire nulla per qualche minuto, mentre io imbarazzata e infreddolita mi torturo le dita di fronte a lui.

Quando si alza in piedi un improvviso senso di inferiorità mi attraversa e il mio abbassare il capo altro non è se non un gesto involontario.
Tuttavia, quando raccoglie la felpa e me la poggia sulle spalle rimango sbalordita.

Dopodiché raccoglie anche il resto dei miei vestiti ma al posto di ridarmeli se li mette nello zaino.

"Chiudi bene la felpa, andiamo a fare una passeggiata" sogghigna.

Ed ecco che ogni volta che mi aspetto che lui faccia una cosa fa l'esatto opposto.
Inizia a camminare addentrandosi all'interno del parchetto.

Alzo immediatamente la zip della felpa e lo seguo cercando di rimanere al suo passo per potergli stare accanto.
Fortunatamente la felpa è over-size , ma questo non toglie che non indosso niente sotto e che a ogni mio minimo movimento questa si sposta scoprendo sempre più lembi di pelle.

"Edoardo sei sicuro sia una buona idea?" Domando incerta guardandogli le sue spalle.

"Mia ho forse chiesto un tuo parere?" mi guarda torvo.

"No..."

"Non ti ho sentito" alza di poco la voce.

"No signore, mi dispiace" sussurro sommessamente.

Si avvicina poi in una zona poco illuminata, dove due grossi alberi incupiscono la fioca luce di un lampione ingrigito dal tempo.
Si avvicina sempre più nel luogo buio e la mia ansia cresce esponenzialmente.

"Inginocchiati a terra" questa volta il suo ordine suona più duro.

Lo guardo riluttante, ma lo faccio, gli obbedisco.
Il freddo asfalto è ruvido e mi ferisce le ginocchia, ma questo non sembra interessare al ragazzo che sta esattamente di fronte a me.

"Apri la felpa e gattona verso di me".

Mi guardo intorno preoccupata come non mai che qualcuno possa vederci, ma sembra non esserci nemmeno l'ombra di un altro essere umano in questo momento e non so se questo sia un bene o un male .

Ancora una volta la zip della mia felpa si abbassa mostrandomi nella mia fragilità, mi piego in avanti poggiando anche i palmi delle mani nell'asfalto ghiacciato.

Striscio incurante delle piccole ferite sanguinanti perché i suoi occhi manipolatori me lo impediscono.

Mi stanno gridando di dargli ogni parte di me ed è quello che voglio fare, voglio dargli tutto.

Gattono ancora fin quando non sono talmente vicina da sfiorarlo a quel punto lui si abbassa alla mia altezza e mi regala una carezza sulla testa.

"Brava bambolina" sussurra.

Sorrido e questa volta con sincerità.

Mi invita ad alzarmi in piedi.

"Hai un corpo così bello Mia" mi guarda assorto soffermandosi su ogni mia curva.

"Non vedo l'ora di poterlo macchiare di lividi" aggiunge con aria distratta come se stesse già assaporando il momento in cui mi farà del male.

Inizio a terremare e non per il freddo.

Mi accarezza la pancia salendo fino alla piega del mio seno, lo sfiora con delicatezza e ci soffia sopra.

"Sai Mia, ora tu per me sei come una tela bianca, immacolata è innocente" continua ad accarezzarmi dolcemente .

"Ma una volta che inizierò a plasmarti e fidati che lo farò, a quel punto della tua purezza non rimarrà più nulla".

"Ed è proprio per questo che devo essere sicuro che tu sia pienamente consapevole di ciò che stai accettando" è mortalmente serio.

"Devo essere sincera... il più delle volte che sono in tua compagnia sono terrorizzata dalle tue azioni e dai tuoi desideri, tuttavia, con te sto scoprendo dei lati di me che in realtà non credevo di possedere.
Tutto ciò che voglio e non reprimere più quelle parti che mi fanno sentire così dannatamente viva".

"Sei sicura?"

"Si, mai stata così sicura di qualcosa come in questo momento".

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