Capitolo XXXII

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Dopo un sorriso fugace mi nascondo in bagno stringendo gli indumenti leggeri vicino al petto. Una scarica di adrenalina mi invade rendendomi decisamente su di giri.

Appoggio le cose sul piano in marmo che ospita due enormi lavandini e mi svesto frettolosamente, in un attimo rimango completamente nuda ed è allora che poso gli occhi sullo specchio che riflette un corpo che non sembra nemmeno più il mio.

I capelli sono ancora raccolti in una coda alta decisamente disordinata, il viso è rigato da macchine nere e il resto del corpo è irriconoscibile: la mia pelle candida è stata imbrattata da brutali segni rossi sparsi ovunque, i segni longitudinali, dovuti dalla forma della frusta, sono gonfi e bruciano ogni volta che provo a sfiorarli.

Il mio collo invece, sembra portare con orgoglio un nuovo girocollo fatto di lividi ormai sempre più scuri. Ora capisco realmente a cosa si riferiva ciò che ha detto poco fa: "Adesso possiedi qualcosa che ti valorizza decisamente di più".

Perché vedermi così non mi spaventa?

Ignoro la marea di pensieri che cercano in ogni modo di convincermi a scappare e metto quel dannato completino intimo.

Quest'ultimo mi fascia perfettamente senza però essere soffocante, addosso è ancora più delicato di quello che avevo immaginato, non mi rende volgare, ma solo molto femminile e la cosa mi piace soprattutto perché ad averlo scelto per me è stato Edoardo.

Esco dal bagno solo dopo aver lavato con cura la faccia per rimuovere tutto il trucco colato ed essermi rifatta la coda in maniera più ordinata e presentabile.

Ad attendermi nella propria stanza c'è Edoardo, seduto a gambe larghe sul letto che mi fissa con aria famelica. Avanzo lentamente consapevole che essere entrata qui dentro con addosso questo vestito vuol dire aver deliberatamente dato fuoco al mio già scarso buonsenso.

"E' perfetto".

Arrossisco.

"E' molto bello, ti ringrazio" dico sommessamente.

"Come facevi a sapere la mia taglia?" chiedo curiosa azzardando qualche passo nella sua direzione.

"Te l'ho già detto io so osservare" ghigna percorrendo con gli occhi ogni mia curva.

Il cuore palpita e il mio corpo sta iniziando a diventare sempre più incontrollabile.

"Vieni qui, siediti sulle mie gambe".

"Riprendiamo da dove ci eravamo fermati" aggiunge pieno di sé.

Acconsento alla sua richiesta e mi siedo su un suo ginocchio, non credo di essere mai stata così vicina al suo corpo prima d'ora. Il mio viso e il suo sono terribilmente prossimi allo sfiorarsi e questo mi agita, ma lui sembra più concentrato a guardare il mio seno e le mie cosce esposte senza la benché minima vergogna.

Con rapidità cerco di sistemarmi meglio in modo che gli spacchi non si aprano troppo, quando improvvisamente vengo afferrata nuovamente dai capelli, mi fa tendere il viso verso l'alto facendomi scivolare leggermente, il vestito inevitabilmente si alza fino quasi scoprirmi le mutandine.

"Tu devi imparare la disciplina, altrimenti finirai sempre per farti male".

"Tuttavia, scommetto che non è questo che vuoi imparare oggi, non è vero Mia?" domanda accarezzandomi il petto.

"Cosa ti aspetti che io faccia adesso?" sussurra a pochi centimetri dalle mie labbra.

"Io non lo so..." mi trema la voce.

La sua mano scende fino a sfiorarmi il ventre.

"La prima volta che mi hai fatto arrabbiare hai imparato a tue spese la frustrazione dell'insoddisfazione, oggi invece, voglio io imparare qualcosa".

Rimango leggermente stupita da tale affermazione.

"Prima quando ti stringevo il collo sembravi come in estasi, eri una persona completamente diversa e io ora voglio rivedere quella ragazza".

La sua mano continua a scendere fino ad arrivare in mezzo alle mie gambe, i suoi occhi mi guardano intrigati, ma io non sono certa di potergli dare quello che vuole.

Mi lascia i capelli e dopo si alza in piedi e si avvicina ancora al proprio armadio, ma questa volta si limita solo ad aprire un anta, mi fa cenno si sedermi lì per terra e anche se non ne capisco il motivo faccio come dice.

Una volta seduta mi rendo conto di trovarmi nuovamente di fronte a uno specchio, alzo immediatamente il viso alla ricerca di qualche sorta di spiegazione, ma lui è come sempre enigmatico e indecifrabile.

"Voglio che ti tocchi mentre ti guardi allo specchio" le sue parole cadono come un fulmine a ciel sereno, lasciandomi per la milionesima volta basita.

"Avanti fallo" mi incoraggia incrociando le braccia al petto.

Con delicatezza alzo l'orlo del vestito fino sui fianchi, mentre con l'altra mano faccio scivolare una bretella sulla spalla. Con la punta delle dita accarezzo la mia intimità spostando leggermente il tessuto delle mie mutandine e pian piano inizio a toccarmi proprio come voleva lui, ciò nonostante non provo la stessa eccitazione di prima, le sensazioni non sono le stesse e lui se ne accorge.

Mi si accosta mettendosi in ginocchio dietro di me, mi accarezza una spalla e già le sensazioni sono dieci volte più intense. Le sue mani grandi stringono il mio seno rendendo i miei capezzoli notevolmente più sensibili e mentre una di queste scende per iniziare lui stesso a torturarmi nel mio punto più intimo, l'altra sale e mi si stringe intorno al collo.

Un piacere paradisiaco si dirama all'interno del mio corpo rendendomi ancora più eccitata, se ciò è umanamente possibile.

"Ecco è questa la ragazza che voglio conoscere".

Respiro affannosamente mentre guardo il mio riflesso allo specchio ed è come se fossi intrappolata in una ragnatela tanto fragile quanto incredibilmente resistente. Lui è qui, mi tocca mi fa provare cose mai provate prima e io invece è come se non ci fossi, come se non mi sentissi me stessa nel mio stesso corpo.

O forse sono talmente tanto abituata a reprimere la mia vera natura che quando questa viene fuori io non sia nemmeno in grado di riconoscerla.

Mi abbandono contro il suo corpo una volta raggiunto l'orgasmo però, mi rendo presto conto che anche lui è terribilmente eccitato, infatti, la sua erezione mi preme contro il sedere pregandomi di essere quantomeno sfiorata.

Incastro il mio sguardo con il suo e allungo la mano verso la patta dei suoi pantaloni. Lui alza un sopracciglio colto di sorpresa, ma non mi ferma.

Struscio la mia mano cercando di donare sollievo a quell'enorme rigonfiamento, trovando la cosa persino eccitante, le sue mani non da meno iniziano a toccarmi in modo diverso.

Abbassa completamente un lato del vestito lasciando fuoriuscire il mio seno per poi accoglierlo in una sola mano, lo stringe con decisione e io faccio lo stesso al cavallo dei suoi pantaloni. Sento il suo membro pulsare contro la mia mano eppure lui è ancora completamente vestito, per questo provo ad armeggiare con il bottone dei suoi jeans.

"Per oggi basta così" interrompe il mio impacciato tentativo prendendomi il polso ed allontanandolo subito dopo.

Si allontana e si alza lasciandomi per terra, mezza nuda e con un enorme confusione nella testa.

"Perché mi guardi così? Volevi forse andare oltre ragazzina?" mi schernisce riducendo drasticamente la mia sicurezza.

"Io n-no-non... " balbetto agitata.

"Sei ancora troppo immatura per certe cose, rivestiti e vattene".

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