Capitolo XIX

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Ormai sono passati diversi giorni da quando ho visto Edoardo e in tutto questo tempo lui non si è fatto sentire per niente, non ho avuto occasione di incontrarlo nemmeno in palestra e anche se la cosa mi rende ansiosa cerco di non pensarci.

Oggi è domenica e io non so davvero che fare, non ho particolarmente voglia di uscire dato che dovrei farlo da sola, ma non mi va nemmeno di stare a casa a far nulla.

Sospiro annoiata sdraiandomi sul letto, controllo il telefono curiosa di vedere se è arrivata qualche notifica, ma le uniche persone che mi hanno scritto sono le mie amiche, tremendamente curiose di sapere come mi comporterò nei confronti di Edoardo e di Riccardo. Ignoro volutamente i loro messaggi cercando di rimandare l'irrimandabile fino a domani.

Ancora non riesco a credere a tutto ciò che è accaduto qualche giorno fa, il mondo crudele in cui mi ha etichettato davanti a tutti e ancor di più non posso dimenticare cosa ho dovuto fare per appagare il suo sadico ego. Inoltre, come dimenticare l'atteggiamento passivo di Riccardo che non ha speso nemmeno mezza parola per cercare di difendermi.

Mi rigiro sul letto incapace di star ferma, forse è meglio uscire un po', stare qui a casa a rimuginare ulteriormente non mi fa di certo bene...

Apro l'armadio prendendo un paio di pantaloni neri a zampa e una maglietta bianca a costine, messe poi le mie amate vans e una felpa esco di casa senza una meta ben precisa da seguire.

Passeggio nel mio quartiere salutando vecchie conoscenze con dei sorridi ed evitandone altre, mentre cammino all' interno del parchetto vicino casa mia vedo lo scivolo giallo sul quale giocavo da bambina, con nostalgia mi avvicino al giochino infantile ormai abbandonato da tempo e mi ci siedo sopra incrociando le gambe.

Ormai questo posto è frequentato solo da gruppi di ragazzini delle medie che  vengono a fumare di nascosto e da persone che lo attraversano solo per abitudine, le quali non si fermano mai ad osservare davvero ciò che le circonda. 

Metto le cuffie nelle orecchie isolandomi nel mio mondo e mi stringo nelle spalle avvertendo un leggero vento freddo sulla pelle, le giornate iniziano ad accorciarsi e anche se non è ancora sera inoltrata il sole sta già tramontando.

Mi sdraio osservando il cielo scurirsi pian piano e le nuvole spostarsi incoraggiate dal vento, amo veramente tanto venire qui, soprattutto quando sono particolarmente pensierosa. 

Sicuramente è stupido da credere però, ogni volta che vengo qui ho come l'impressione di rivedermi bambina: felice e spensierata, mentre gioco e faccio le mie prime amicizie, inconsapevole che con il passare del tempo ogni nuova informazione e conoscenza diviene un peso, che sì ti aiuta nella vita adulta, ma che allo stesso tempo ti allontana da quella spensieratezza ingenua che ora tanto rimpiango.

Mentre mi perdo a contemplare il tramonto rosato due ragazzi mi si avvicinano, appena capisco che vogliono chiedermi qualcosa mi rimetto seduta e tolgo le cuffie.

"Senti riccia, hai una sigaretta?" chiede in modo cafone il ragazzo biondo alla mia destra.

"Mi dispiace, non fumo" rispondo rapidamente nella speranza che la conversazione finisca al più presto.

"Strano che qualcuno della tua età non fumi, di che anno sei?" chiede sorridendo l'altro ragazzo dai boccoli castani.

"Avete bisogno di altro? Vorrei stare da sola".

"Quanta acidità, il ragazzo ti ha dato buca?" mi schernisce nuovamente il moro.

"Nessun ragazzo mi ha dato buca" sottolineo irritata dalla loro insistenza.

"Allora che ci fa una ragazza così carina in una zona come questa?" interviene il ragazzo biondo.

Quasi scoppio a ridergli in faccia, questo patetico tentativo di approccio è assolutamente imbarazzante oltre al fatto che l'ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento è avere dei ragazzi tra i piedi, bastano e avanzano quelli che stanno tormentando i miei pensieri.

"Potete andarvene?" chiedo esasperata dopo altri tentativi di conversare.

"Dai, Bambi volevamo solo una sigaretta non c'è bisogno di essere così aggressiva".

"Non ne ho, quindi sparite" insisto.

Non mi piace questa situazione, questi due sembrano recidivi, a questo punto è meglio che mi alzi e che sia io ad allontanarmi. Appena cerco di superarli uno di questi mi afferra il polso, mi giro di scatto trucidandolo con lo sguardo.

"Cosa cazzo fai?" strepito cercando di divincolarmi.

"Dai non fare la preziosa, non vuoi stare un altro po' con noi?"

"No, non mi va".

"Quindi ora o mi lasci o ti rompo il culo" aggiungo iniziando a sentire le mani formicolarmi.

Ho già squadrato entrambi non sembrano particolarmente pesanti se usassi il loro stesso peso contro di loro sarebbe facile farli cadere per terra, soprattutto se li prendo di sorpresa.

"Voglio proprio vedere Bambi" mi istiga il ragazzo biondo.

Con una mossa veloce lo faccio lasciare la presa dal mio braccio e una volta liberatami gli mollo un pugno dritto sul naso.

"Cazzo!" urla lui portandosi le mani al viso.

L'amico scoppia a ridere di gusto deridendo il viscido animale che si è permesso di mettermi le mani addosso. 

Con estrema prevedibilità il ragazzo ferito cerca di afferrarmi e io in tutta risposta controllata dall'istinto e dall'adrenalina gli do una ginocchiata dritta allo stomaco e lui cade a terra iniziando a lamentarsi.

"Hai visto cazzone, Bambi ti ha rotto il naso" sorrido aspra.

"Sei una troia" mi urla dietro, ma ormai io mi sto già allontanando.

Qualche istante dopo, l'adrenalina passa e inizio a sentire un dolore lancinante alle nocche, è la prima volta che colpisco qualcuno in faccia, senza guantoni intendo, ed è stato fantastico. Cammino orgogliosa ridendo tra me e me, fin quando non giro l'angolo... 





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