Capitolo XLVII

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Fisso il soffitto della mia cameretta ormai da mezz'ora incapace di distogliere lo sguardo dalla parete bianca.
La musica risuona alta nelle mie cuffie mentre cerco di frenare il flusso di pensieri che da oggi non mi lascia nemmeno respirare in modo normale.

Tocco istintivamente la mia coscia ricordando la penetrante sensazione di calore di quando Edoardo è ...

Trattengo il fiato.

Copro il mio volto rosso con lo spesso cuscino che fino a poco tempo fa era sotto la mia testa, cercando di scacciare tali ricordi.

Tuttavia, un insistente sfarfallio mi prende lo stomaco.

Mi stendo su un fianco sospirando, le mie palpebre si muovono lente affaticate dalla stanchezza mentre i miei polpastrelli si allungano fino alle mie labbra socchiuse, quelle stesse labbra che oggi sono state baciate più e più volte da lui, le stesse che incapaci di trattenersi hanno lasciato sfuggire gemiti sommessi e frasi oscene.

Sempre le stesse che lo hanno supplicato di non farmi male e che a loro volta lo hanno provocato al fine di farmene fare ancora.

Allontano velocemente la mia mano, illusa che cessare quel semplice contatto possa far smettere anche il flusso di pensieri che mi arrovellano la mente da questo pomeriggio.

Nonostante ciò è la suoneria del mio cellulare che decide di distarmi, lo squillare assillante richiama immediatamente la mia attenzione e quando leggo il suo nome illuminare il display per poco non perdo un battito.

Mi metto subito seduta sistemandomi i capelli sorridendo come un ebete davanti allo schermo, mi sta chiamando in videochiamata non ci credo.

Cerco di regolarizzare il respiro mentre aggiusto la maglietta bianca del pigiama e solo dopo rispondo:

"Ei, ciao" lo saluto cercando di trattenere l'emozione.

Lo vedo sorridermi attraverso lo schermo troppo piccolo per mostrarmi la sua figura intera, lo intravedo mentre si rilassa sdraiato sul suo letto sfatto, i capelli bagnati gli ricadono insolitamente lunghi sul suo bellissimo viso come al solito indecifrabile.

"Tutto bene?" chiedo sbottonandomi uno dei tre bottoncini della mia maglia iniziando ad avvertire un inspiegabile caldo.

"Tutto ok" risponde velocemente spostando una ciocca corvina all'indietro.

Ci guardiamo per qualche secondo senza però dire nulla, mi sento persino a disagio anche se quello che ha chiamato per primo è stato lui.

"Mi hai chiamata per guardarmi in silenzio" scherzo facendo scivolare i miei ricci dietro un orecchio.

"In realtà avevo solo voglia di sentirti" storce di poco il viso regalandomi un sorriso inaspettato come le sue parole.

Arrossisco.

"Oggi è stato molto intenso" aggiunge sedendosi anche lui appoggiando la schiena alla testiera del letto.

"Si, lo è stato..." evito volutamente il suo sguardo.

"Ti senti bene?"

"Credo di si, però non riesco a smettere di pensarci" ammetto spostandomi leggermente.

"Nemmeno io" il suo tono è estremamente serio.

"Scommetto che lo dici a tutte" cerco di allentare la pressione che sento opprimermi il petto.

"Lo sto dicendo a te adesso".

I suoi occhi turchesi annientano completamente ogni minuscola particella di me che possa anche solo mettere in dubbio ciò che mi ha appena detto.

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