Capitolo XXII

1.6K 30 3
                                    


Sono in palestra da ore ormai e tutto ciò che riesco a fare è colpire con violenza il sacco che ho di fronte. La rabbia repressa e la frustrazione mi controllano completamente, tra le cose dette da Edoardo e quelle dette da Riccardo non so quali mi hanno ferito di più...

Sono così arrabbiata con me stessa che non riesco a fermarmi, vorrei urlare fino a perdere la voce, ma vorrei anche scappare a nascondermi nell'angolo più remoto e buio del mondo cosicché nessuno possa trovarmi e farmi del male.

Qualche lacrima solitaria sfugge dai miei occhi mentre riverso tutto lo stress accumulato nelle ultime settimane e la cosa peggiore è che per quanto io mi sforzi, per quanto forte io colpisca il sacco da boxe non è mai abbastanza. Mi sento così patetica in questo momento, piangere per le parole di uno stupido ragazzino immaturo, tuttavia, credo che Riccardo sia solo stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Possibile che ogni volta che provo ad istaurare un rapporto sincero finisce sempre che mi ritrovo ad essere presa in giro, possibile che non io non riesca a far mai nulla di buono?

"Se continui così finirai per romperti qualcosa Rocky" afferma una voce familiare alle mie spalle.

Mi giro velocemente incontrando il barbaro ragazzo dagli occhi celesti che mi scruta attentamente e io incrociando il suo sguardo non riesco a fare a meno di piangere ancora di più. Gli do le spalle e trono ad allenarmi imbarazzata da morire, ma ben presto inizio a singhiozzare incapace di smettere di piangere.

"Che ti prende, ti sei fatta male?" domanda confuso Edoardo.

"Non tollero l'essere ignorato ragazzina" sussurra inacidito al mio orecchio.

Rabbrividisco al contatto con il suo respiro caldo sul collo, con un gesto veloce mi cinge i fianchi e mi fa girare verso di se. Il suo viso severo mi esamina alla ricerca di una motivazione plausibile al mio  improvviso pianto, mentre io sento sempre più bisogno di sentirmi vicino a qualcuno. Infatti, mi stringo a lui affondando il viso nel suo petto e do sfogo al mio pianto silenzio

Edoardo diventa rigiro come un blocco di marmo non muovendosi più, nessuna parola riesce a prendere forma, nessun rumore o pensiero continua a tormentarmi, in questo momento sento solo di non riuscire a farcela, voglio solo conforto ed lui anche solo stando fermo riesce a donarmi quel contatto che tanto mi mancava.

Un abbraccio dato non per desiderio, ma per necessità, necessità di non affogare in questo oceano di problemi.

Non mi importa se tutti mi stanno guardando crollare e nemmeno di starlo facendo tra le braccia della persona che più dovrei odiare in assoluto, anzi tra le sue braccia la rabbia si è affievolita fino a sparire dopo poco e con lei anche l'amarezza.

Mi allontano dopo pochi minuti scusandomi e asciugandomi le lacrime con i palmi delle mani.

"Che è successo? Dovevi proprio stare male per abbracciare me" chiede prendendo le distanze.

Abbasso lo sguardo sfilandomi i guanti dalle mani.

"Non mi va di parlarne in realtà, anzi, scusami ancora se ti ho bagnato tutta la maglia" dico portando istintivamente la mano sul suo petto per sfiorare il tessuto bagnato.

Quasi come fosse un riflesso allontana la mia mano in malo modo e fa un passo indietro.

Ma che problemi ha questo ragazzo?

"Non mi piace essere toccato" mette un punto alla cosa con freddezza.

"Vatti a fare una doccia che ti riaccompagno a casa".

"Oh ok" dico abbozzando un sorriso di cortesia.

Vado in spogliatoio dove mi lavo e mi vesto velocemente preoccupata di farlo aspettare troppo. Dopo circa venti minuti esco e inizio a guardarmi in torno, dopo poco il gridolino di una biondina isterica mi perfora i timpani e in lontananza vedo anche una folta chioma rossa risplendere davanti all'ingresso della palestra, come immaginavo proprio di fronte a loro Edoardo si erge imponente sovrastando le due figure si slanciate, ma pur sempre snelle.

Anche se con riluttanza mi incammino nella loro direzione sentendomi passo dopo passo sempre più inadatta e insignificante. Le due ragazze sono vestite benissimo e truccate ancora meglio, la ragazza dai capelli rossi inoltre sembra possedere un attenzione per i dettagli invidiabile mentre io indosso una tuta nera che nemmeno mi appartiene, infatti è di diverse taglie in più rispetto alla mia, i miei capelli sono raccolti in una coda pietosa  e il mio viso arrossato dall'intenso allenamento è privo di ogni forma di make up.

Deglutisco a disagio quando ormai sono a qualche passo da loro, appena mi avvicino ad Edoardo le due mi fulminano con lo sguardo.

"Io ho finito... " sussurro intimorita.

Le due ragazze passano da uno sguardo di sufficienza a un sorrisetto subdolo che  mi mette i brividi e conferma la mia riluttanza nell'avvicinarmi alle due arpie qui presenti.

"Piacere Marina" si presenta la ragazza con i capelli biondi porgendomi la mano. 

"Mia" sorrido appena porgendogli la mano.

La biondissima ragazza sorride fintamente, ma nonostante ciò rimane bellissima, due occhi azzurrissimi che farebbero invidia persino al mare e un corpo decisamente molto avvenente.

"Che bel nome, non la pensi come me Carolina?" chiede ridendo all'altra ragazza.

La ragazza dagli occhi verdi è ancora più bella con l'unica aggiunta che sembra essere molto più furba e maligna dell'amica.

"Quanti anni hai Mia" chiede con voce civettuola Carolina.

Appena gli dico la mia età scoppiano a ridere in modo plateale, rendendosi ancora più odiose di quanto già non fossero prima. Guardo Edoardo con sguardo assassino mentre lui ghigna divertito.

"Vi fa tanto ridere?" chiedo inacidita.

"Ma dai non te la prendere è che sei un po' piccolina" ride Marina scombinandomi i capelli.

Ora l'ammazzo.

La guardo così male che se uno sguardo potesse ferire lei starebbe agonizzando dal dolore.

"Edoardo, mi hai detto che mi avresti riaccompagnato a casa, possiamo andare non ho più voglia di stare qui".

Carolina per poco non si strozza con la sua stessa saliva, cosa che non credo avrebbe di certo guastato, ma purtroppo si riprende immediatamente e insieme a Marina rimangono un attimo interdette.

"A noi non ci hai mai accompagnate a casa... " afferma Marina incredula.

"Quello che faccio non è affar vostro" le rimette subito al loro posto.

Abbassano lo sguardo entrambe mentre io dentro di me improvvisamente gioisco.

"Uno dei privilegi di essere piccole" dico a bassa voce, così che mi sentano solo loro, facendoli l'occhiolino.

"E' stato un vero piacere conoscervi" sorrido falsamente seguendo Edoardo che come al solito ha iniziato ad allontanarsi senza nemmeno degnarsi di salutare. 



Darkside Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora