Capitolo XVI

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I suoi occhi lussuriosi mi guardano desiderosi di farmi del male, mi torturo l'interno delle guance incapace di sopportare la tensione. Mi toglie la maglietta e mi slaccia il reggiseno, lasciandomi completamente nuda e disponibile alle sue più malsane fantasie.

"Sei pronta a diventare il mio oggetto, Mia?" chiede retoricamente iniziando ad appoggiare la sua mano sulla mia testa.

Combatto contro l'istinto di scappare e mi lascio sottomettere completamente, lui spinge la mia testa fino al pavimento freddo dove mi sdraio credendo di aver intuito il suo desiderio.

"Non ti ho detto di sdraiarti, alza su quel culo e tieni la testa per terra".

Una pacca sulla natica sinistra mi traumatizza e mi sobbalzare dallo spavento, rimango con il capo e il petto premuti al suolo mentre sorreggendomi sulle ginocchia offro ad Edoardo la completa visione del mio sedere e delle mie cosce.

"Se ti spaventi per così poco voglio proprio vedere che reazione avrai tra pochi istanti quando inizieremo a giocare sul serio" ghigna perfido.

Il mio corpo trema involontariamente quando dopo aver detto questo sento un cassetto venir aperto, il mio cuore accelera e i miei respiri si fanno corti e pesanti. Improvvisamente una benda mi copre gli occhi impedendomi di vedere e delle corde mi si stringono intorno ai polsi. L'unica cosa che sento dopo è il rumore del cellulare che scatta delle foto.

"Edoardo non mi piace questo gioco..." sussurro spaventata.

Le sue mani possenti mi schiacciano ancora per terra e io provo un odio profondo per il mio corpo, le reazioni fisiche che quel suo schifoso tocco mi provocano mi fanno ribrezzo. Sono assolutamente disgustata da me stessa, non riesco a reagire e tutto ciò che riesco a fare è solo rimanere inerme contro la sua indiscussa forza fisica e psicologica.

"Questo è il tuo posto, quindi sciocca ragazzina bada bene a non contrariarmi oltre".

"Oggi come ben sai mi hai contrariato e non poco e per questo sono molto arrabbiato con te" dice prima di prendermi per i capelli.

Mi tira verso di se facendomi curvare la schiena, un atroce dolore alla cute mi trafigge la testa e inevitabilmente inizio a frignare.

"Mi hai veramente fatto incazzare puttanella, per questo meriti una punizione" dice con tono profondo facendomi bagnare in mezzo alle cosce.

Stupido corpo.

"Adesso ti colpirò e voglio essere ringraziato da te dopo ogni colpo, sono stato chiaro?" domanda prima di sferrarmi un poderoso schiaffo sul sedere.

"Si signore" dico con voce stridula.

Ne ricevo un altro in risposta alla mia negligenza.

"Si signore, grazie per punirmi" sussurro umiliata.

I colpi arrivano in sequenza e ognuno è sempre più doloroso del precedente, quando finalmente la mia tortura sembra essere cessata le mie ginocchia cedono stremate dalla scomoda posizione, ma in tutta risposta ricevo un altro vigoroso schiaffone che mi fa arrossare maggiormente tutto il fondo schiena.

"Nessuno ti ha dato il permesso di rilassarti!" grida.

"Non riesco più a reggermi sulle ginocchia" dico lagnosa speranzosa di fargli pena.

Non riesco a vedere la sua espressione, ma sono sicura che in questo momento possieda quel suo sorrisetto sadico capace di far venire i brividi a chiunque.

"Pensi che me ne freghi qualcosa se le tue insulse ginocchia riescano o meno a reggerti in piedi?"

"Se io ti dico di fare una cosa tu la fai, se io ti dico che devi tenere su quel cazzo di culo tu lo fai è chiaro?" grida più forte.

"Si padrone" rispondo terrorizzata.

"Dimmi Mia non è che ci hai preso gusto a farti picchiare e umiliare da me?" mi chiede dal nulla.

"Co..cosa?" balbetto sconvolta.

"Non capisco se non è così perché continui a fingere quell'aria innocente che tanto mi istiga a volerti vedere ricoperta di segni rossi".

"Io non mi fingo innocente ..." boccheggio confusa.

Mi toglie la benda e mi rigira permettendomi di guardarlo negli occhi.

"Si che lo fai, fingi che la cosa non ti piaccia, ma sono sicuro che se allungassi una mano in mezzo alle tue gambe ti troverei dannatamente eccitata, quindi perché non ammetti che quell'aria pudica che hai è solo finzione" mi sfida.

"Come puoi pensare che io stia fingendo, credi che tutto questo sia qualcosa che desidero?" strepito innervosita.

"Io credo di si" dice allungando una mano sulla fessura della mia intimità.

Un sospiro pesante abbandona le mie labbra quando con le dita sfiora il mio punto più sensibile.

"Io credo che in realtà tu ti goda parecchio l'essere diventata il mio nuovo giocattolo" dice mostrandomi le sue dita umide.

La gola inizia a diventare improvvisamente secca e io perdo l'uso della parola quando mi inizia a sfiorare.

"Perché non rispondi?" mi provoca.

Un gemito lascia la mia bocca quando le sue mani mi violano con decisione.

"Di che ti piace".

Mi cucio la bocca nella speranza di resistere, ma quando mi soffia vicino al collo e aumenta la velocità non riesco a trattenermi dal fare versi osceni.

Le sue dita si spingono con sempre più forza e io sono sempre meno sicura di riuscire a resistere.
Il mio corpo si muove a ritmo del suo tocco e il mio cervello ormai non riesce più ad essere razionale.
Sono sul punto di venire, ma lo sento rallentare.

"Cosa c'è sei insoddisfatta? Ammetti che ti piace e forse ti faccio venire" dice cercando di sottomettermi completamente.

Non voglio.

Riprende il ritmo frenetico di prima e io sto di nuovo per toccare il paradiso.
Incrocio le dita dei piedi quasi convita di stare per assaporare un orgasmo, quando di nuovo si ferma.

"Mi piace dannazione" dico con frustrazione.

"Lo so per questo non ti darò ciò che vuoi" sorride.

Ma mi aveva detto che mi avrebbe fatto venire se avessi detto quelle parole tanto umilianti.

"Ho detto che forse ti avrei fatta venire" dice rispondendo al mio faccino confuso.

"Rivestiti adesso e spero tu abbia capito che non avresti goduto la metà con quella mezzasega che volevi baciarti prima".

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