Capitolo XXXIV

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Mordo una mela mentre la confusione regna sovrana all'interno di tutto l'istituto, l'intervallo è qualcosa di assolutamente sacro per noi studenti: persone di tutti i tipi vagano in gruppetti chiacchierando e mangiando merendine comprate alle macchinette.

I ragazzi che fanno quinta si distinguono subito, le occhiaie scure e l'immancabile caffè in mano suggeriscono una stanchezza profonda e un disperato bisogno di caffeina per arrivare a fine giornata.

Mi chiedo se anche Edoardo, si senta così angosciato in previsione della maturità, anche se ad essere sinceri credo che i suoi disagi derivino da qualcosa di molto più profondo.

Sospiro affranta dal ricordo dei suoi bellissimi occhi bagnati da delle lacrime amare e mi sforzo di trovare una ragione alla sua improvvisa tristezza, ma infondo so così poco di lui, non so nemmeno il suo cognome è la cosa è abbastanza assurda.

"Ei Mia" mi saluta Emily sedendosi vicino a me e interrompendo il mio flusso di pensieri.

"Ei Em" la saluto a mia volta.

Prima ancora che le possa dire qualcosa, lei appoggia la sua testa sulla mia spalla e inizia a dire:

"Mi dispiace, non volevo trattarti mele... è solo che non capisco perché ti lasci trattare così da quei due idioti".

Appoggio a mia volta la testa sulla sua evitando volutamente di rispondere alla sua domanda.

Si discosta poco dopo prima sorride, poi mi guarda preoccupata.

"No davvero Mia, perché gli hai lasciato dire quelle cose?"

La domanda è più che legittima, tuttavia non so veramente come risponderle.

"Em lo so che quello che ha detto è stato orribile, so che si è comportato male e che non ci sono giustificazioni, però..."

"Mia ti prego non difenderlo, potrà essere bello quanto vuoi, ma ti prego evita di renderti ridicola per un ragazzo qualunque".

"Non è un ragazzo qualunque Emily" rispondo stizzita.

Alza le sopracciglia sorpresa dal mio tono.

"Non lo conosci nemmeno e hai già sentenziato dei pregiudizi, ha sbagliato è vero, ma Edoardo non è solo quello che hai visto quella giornata" mi altero.

"Io non lo conoscerò Mia, ma non credo che nemmeno tu sia così consapevole di chi sia. Non è solo più grande è anche un tipo incline a sminuirti e a non portarti rispetto, io non tollero che qualcuno ti faccia del male e non tollero che tu ti faccia mettere i piedi in testa così".

"Potrei sbagliarmi, ma sinceramente credo che l'unica che si stia illudendo di avere di fronte a sé un bravo ragazzo sei tu" aggiunge con amara sincerità.

"Menomale che eri venuta scusarti, apprezzo che tu ti preoccupi per me, ma ritorna a parlarmi solo quando sarai in grado di capire quello che Edoardo ha capito di me solo guardandomi" dico con disprezzo prima di alzarmi e andare in bagno.

"Perfetto, ma non venire a piangere da me" mi risponde con arroganza.

"Non ti preoccupare, tanto non ti sei mai realmente accorta di quando stavo male, quindi dubito che adesso tu te ne possa rendere conto" le sorrido falsamente mentre getto il resto della mela nel cestino avendo ormai perso l'appetito.

Cerco di darmi un tono almeno fino ad arrivare nei bagni dove una volta chiusami dentro scoppio a piangere dalla frustrazione.

Sono così arrabbiata, sia con Emily sia con me stessa, odio litigare con lei soprattutto quando so che ha ragione, ma nonostante ciò non mi va proprio giù che lei si sia già fatta un idea di chi sia Edoardo senza neppure conoscerlo.

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