Capitolo XLIII

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"Ogni tuo atteggiamento tende ad irritarmi, sei troppo emotiva, eccessivamente infantile e a tratti pecchi di presunzione" afferma con pacatezza.

"Io sarei presuntuosa?" lo guardo sconvolta.

"Fai e dici sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato, non ti rispetti abbastanza da ammettere apertamente ciò che ti piace e poi quel sorriso, quel dannato sorriso di cortesia che rivolgi a chiunque è estremamente fastidioso, sì, quello proprio non lo reggo" continua lui.

"Bastava dire che mi odi anche tu" sintetizzo asciugando le ultime lacrime.

"Credi davvero che passerei il mio tempo con qualcuno che odio".

"Così sembrerebbe" mormoro cercando di scaldarmi le mani gelate.

"Ma poi si può sapere chi ti ha messo in testa questa marea di cazzate".

Non gli rispondo.

"Mia cosa vuoi sentirti dire?" mi guarda in un modo che nemmeno saprei descrivere, i suoi occhi sembrano dei pozzi oscuri capaci di risucchiare l'anima di chiunque osi incrociare il proprio sguardo col suo.

"Vorrei solo avere delle risposte, non credo di pretendere la luna" continuo a giocherellare con le dita visibilmente a disagio.

"Cosa credi che uscirà mai dalla mia bocca ragazzina?" adesso ridacchia.

"Vuoi forse che ti dica che mi piaci?" sorride inclinando la testa nella mia direzione.

Stringo le maniche della mia felpa non riuscendo più a guardarlo.

"Credo sia palese un mio interesse nei tuoi confronti e sono più che certo di aver chiarito perfettamente ieri sera il tipo di interesse a cui mi riferisco".

"... ma se ciò che avete instaurato è prettamente fisico secondo me è meglio che ridimensioni le tue aspettative sul vostro rapporto".

"Te lo ripeto Mia cosa vuoi sentirti dire?" si abbassa fino alla mia altezza per guardarmi dritto negli occhi.

"Nulla" rispondo di getto conficcandomi le unghie nella mano destra, poi dopo aver ripreso fiato sistemo i capelli dietro le orecchie.

"Bene, allora adesso posso ricevere una spiegazione riguardo a tutto questo".

"Non è successo nulla..."

"Parla" spinge il suo viso contro il mio fino a che le punte dei nostri nasi non si sfiorano.

La sua mano dietro alla mia nuca si stringe fino a farmi male, il mio corpo trema agitato e perdo ogni sorta d

"Ho detto parla" il suo respiro caldo mi stordisce.

"Sono solo stupidaggini" deglutisco a fatica.

"Mia..." la voce di Emily è come un fulmine a ciel sereno.

Mi allontano istintivamente da Edoardo risistemandomi i capelli.

"Ero tornata per scusarmi, ma vedo che c'è già chi ti consola" Emily lancia un occhiata di ghiaccio ad Edoardo che in risposta si alza in piedi e la squadra con sufficienza.

"Quindi sei tu che l'hai fatta piangere" afferma con fare provocatorio facendo un passo avanti.

"Edoardo lascia perdere" cerco di trattenerlo.

"Credo che quello che ci diciamo io e la mia amica non siano cose che ti riguardino" Emily non si lascia intimorire e a sua volta fa un passo verso di lui.

Edoardo ridacchia divertito e a me invece viene l'urticaria, avere due personalità forti come le loro due che si attaccano non promette nulla di buono.

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