Capitolo XXX

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Mi trascina con forza e un gridolino di sorpresa lascia le mie labbra quando le mie scapole nude toccano la superficie gelata dell'enorme armadio bianco.

"In piedi" tuona autoritario lui.

Mi alzo titubante mentre Edoardo osserva ogni mio movimento con scrupolosa attenzione, mi stringo nelle spalle accarezzandomi le braccia ormai infreddolite.

"Togli il reggiseno".

Arrossisco vividamente e lui in tutta risposta abbozza un sorrisetto divertito.

Le mie mani si muovono lente fino al gancetto posteriore, dopodiché, faccio scivolare il leggero indumento che abbandono a terra.

Sospiro leggermente agitata dall'attesa, perché non dice nulla?

Io sono qui, mezza nuda e in preda a dei fremiti di eccitazione sempre più evidenti, tuttavia, lui non si muove, rimane immobile a fissarmi come se stesse facendo una specie di fotografia nella sua mente.

Ha detto che oggi non si sarebbe trattenuto, che oggi avrei scoperto il mio limite, eppure io sono ancora qui...

Quando finalmente si avvicina lo fa con in mano dei nastri simili a quello che mi ha dato per legarmi i capelli.

Ormai è a un passo da me e io sento il cuore fermarsi, prende i miei polsi nudi con inaspettata gentilezza e li accarezza. Le sue mani grandi sovrastano le mie decisamente più piccole e delicate.

Alzo lo sguardo incrociando i suoi occhi e ne rimango folgorata: le iridi turchesi sembrano dei lapislazzuli che brillano di luce propria, semplicemente bellissime.

In questo momento non so nemmeno bene per quale motivo, ma mi ritengo una tra le più fortunate a poter godere di uno spettacolo così intenso.

Sorrido addolcita da quel contatto gradevole, dimenticandomi per un attimo tutto ciò che mi ha fatto e detto.

Purtroppo però, nemmeno a farlo apposta, cattura i miei polsi all'interno di una mano sola, tirandomi verso di se.

"Non sorriderai più tra poco" mi avverte compiaciuto.

Il suo respiro caldo mi sfiora la pelle ormai divenuta d'oca

"Unisci le mani" mi ordina.

Obbedisco accondiscendente e queste ultime vengono legate non troppo strette dietro alla schiena. La stanza da prima troppo fredda è diventata un ambiente decisamente dal caldo tropicale, infatti, Edoardo si sfila la maglia con un gesto veloce gettandola in un angolo lontano.

Torna nuovamente ad armeggiare con quell'insolita scatola e questa volta non prende eleganti nastrini, ma un vero e proprio oggetto di tortura.

Impallidisco immediatamente alla vista di una frusta dalle fattezze strane: un manico rigido precede diramazioni di lembi di cuoio dediti a causare un atroce dolore.

"Non vorrai davvero usare quella cosa" mi agito in preda all'ansia.

"Non solo la userò, ma te la farò amare" ghigna.

"Mi supplicherai di usarla ancora e angora fin quando il tuo corpo non ne potrà più" parla carico di desiderio e aspettative.

Ogni passo che fa nella mia direzione è un passo indietro che faccio istintivamente.

Non ho più vie di fuga, la mia schiena è ormai premuta contro un anta dell'armadio e lui è proprio di fronte a me, possente e terrificante.

Fa strisciare quell'inquietante oggetto sul mio seno nudo procurando sensazioni nettamente contrastanti. Trattengo il respiro quando scende fino al mio ventre teso coperto solo dai collant neri per poi riprendere fiato quando si allontana leggermente.

"Allarga le gambe".

Sgrano gli occhi e in tutta risposta ricevo un colpo sul costato sinistro, noto subito che ha dosato la forza poiché il punto colpito è sì dolorante, ma non in modo insopportabile.

Ne ricevo un altro, questa volta su un braccio e la sensazione di bruciore adesso persiste leggermente di più.

Faccio immediatamente come richiesto spaventata dalla portata del terzo colpo che sono sicura avrebbe scagliato senza esitazione.

"Pregami di essere colpita".

Il viso deformato da un godimento perverso suggerisce che anche lui adesso sia attraversato da un piacere primitivo e incontrollabile.

Non riesco a capacitarmi di come io riesca ad essere eccitata anche in un momento come questo, non so nemmeno io come descrivere tutto questo, so solo che ogni volta che Edoardo mi imprigiona nei suoi assurdi giochini io perdo la ragione e finisco con avere scosse in tutto il corpo alimentate dalla paura e dal profondo erotismo che si cela in ogni gesto.

Tuttavia, non riesco a pronunciare le parole che lui vuole sentirsi dire, la voce mi muore in bocca ogni volta che provo ad aprirla e per questo vengo punita.

L'intensità aumenta colpo dopo colpo e il dolore adesso si acuisce, squittisco quando ricevo la frusta sul petto, urlo invece quando mi colpisce l'interno coscia.

I miei occhi iniziano a lacrimare incapaci di trattenersi e questo sembra solo far eccitare di più la bestia che ho di fronte.

Mi muovo in balia delle percosse come se fossi una foglia mossa dal vento, sono davvero sfinita, le gambe mi cedono e io cado a terra seguita da un tonfo sordo.

"Ti prego basta" piagnucolo rannicchiandomi.

Il petto di Edoardo si alza e si abbassa velocemente cercando di richiamare più ossigeno, un leggero alone di sudore rende la sua pelle marmorea lucida e accattivante, ma nonostante ciò non riesco a guardarlo in faccia.

Lascia quell'aggeggio infernale per poi avvicinarsi a me, il mio primo desiderio è quello di scappare , ma non appena mi muovo il mio corpo brucia.

Scioglie le mie mani e non appena lo fa mi porto le ginocchia al petto per coprirmi, in questo momento mi fa male tutto, ma in special modo mi sento ferita nell'orgoglio.

Ogni volta che stiamo insieme mi sembra sempre che lui voglia prendersi una parte di me, come se pian piano volesse soggiogarmi completamente rendendomi schiava del suo piacere e nonostante io me ne renda conto non riesco a far nulla.

Credo non esista cosa peggiore nella vita che dipendere da qualcuno, eppure nonostante questo io sto deliberatamente lasciando che Edoardo faccia di me ciò che vuole, plasmandomi con assurde punizioni contrapposte a piccole dosi di piacere.

"Rivestiti".

Il tono freddo mi getta nello sconforto, come può davvero fare cose come questa alle persone e non provare il benché minimo rimorso.

Come può estraniarsi dal dolore che causa al prossimo con così tanta superficialità?

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