Capitolo II

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Ormai è pomeriggio inoltrato così decido di prepararmi il borsone per andare in palestra.
Ho iniziato ad andarci circa da tre mesi, ho sempre desiderato allenarmi in un ambiente simile, ma i miei genitori non si  fidavano a mandarmi da sola in palestre lontane per questo ho sempre rinunciato.
Quando ha aperto vicino casa però sono finalmente riuscita a convincerli.

Una volta finito di mettere le cose essenziali nel borsone esco di casa con le cuffiette alle orecchie.
Percorro quei dieci minuti a piedi e arrivo a destinazione.
L'edificio non è gradissimo, ma all'interno è davvero moderno, principalmente ci sono due sezioni, quella dove ci sono tutti gli attrezzi per fare pesistica e quello con i ring per chi fa boxe.
Io non sono prioprio il tipo che alza il bilanciere infatti preferisco fare corpo libero e un pó di boxe.

Appena entro saluto la ragazza seduta al punto informazione e vado direttamente a cambiarmi: infilo un reggiseno sportivo viola e sopra metto una canottiera nera larga e poi i miei classici leggings del medesimo colore.
Appena finisco di mettermi le scarpe da ginnastica vado nel mio posto preferito il ring.

Adoro lottare, mi fa sentire viva.
Quello che faccio non è eccezionale, mi tengo solo un po' in forma e imparo le basi di autodifesa.
In attesa dell'istruttore inizio a fare riscaldamento.

***

L'istruttore alla fine non si è presentato e io mi sono dovuta allenare da sola per due ore circa.
Sono decisamente esausta così decido di andarmi a fare un doccia

Gli spogliatoi si trovano alla fine dell'altra ala della palestra, cosa che non mi dispiace visto che mi capita sempre di vedere qualcuno di interessante ogni volta che passo di là.

Nel tragitto mi guardo un po' intorno ammaliata da tutte le persone che si allenano con costanza, mi soffermo su un ragazzo in particolare un tipo davvero bello, tanto da far mancare il fiato: il suo corpo è davvero fantastico, è molto alto e slanciato, per non parlare di quanto siano definiti i suoi muscoli, ha dei capelli scuri che incorniciano un viso dai tratti duri, cosa che però noto di sfuggita poiché si gira dandomi le spalle quasi subito, infine noto una cicatrice molto profonda sul fianco destro, ma questa non fa affatto sfigurare i suoi lineamenti spettacolari.

Filo via anche se ancora assorta dal pensiero di quel ragazzo a dir poco fisicamente meraviglioso.
Mi è sempre capitato di commentare insieme alle mie amiche qualche bel ragazzo, ma non mi ero mai messa a fissare così nessuno in vita mia, soprattutto non una persona vista così per caso.
In palestra i ragazzi carini non mancano, ma quello sguardo fugace che ci siamo appena scambiati è stato davvero intenso.

Faccio una doccia rilassante  canticchiando la mia canzone preferita, felice che lo spogliatoio a quest'ora non sia affollato.
Sorrido e mi auguro interiormente di incontrare ancora lo sguardo accattivante di quel ragazzo dai capelli neri.
Spengo l'acqua pronta ad uscire quando all'improvviso sento l'anta della doccia aprirsi di colpo.
Mi giro subito sconvolta e mi ritrovo davanti il soggetto dei miei pensieri che mi guarda con sguardo torvo.

Spalanco gli occhi e apro la bocca pronta ad urlare, ma questa mi viene tappata con una mano.
Si avvicina ancora di più a me e chiude l'anta dietro di sé.
Mi guarda attentamente come se stesse cercando qualcosa.
Sto per svenire, mi copro come meglio posso e cerco di dimenarmi.
Il suo sguardo si concentra sul mio addome, sento la pelle bruciare, mi sta facendo davvero uno strano effetto.

"Tu sei Emma !" afferma lui convinto.

"Io sono Mia non Emma!" dico riuscendo a togliermi la sua mano dalla bocca.

"Hai quella voglia sul ventre proprio come Emma e inoltre sei fisicamente identica" dice guardandomi meglio.

Mi si gela il sangue...
Collego la cicatrice al corpo di Edoardo e per poco non svengo davvero.

"Edoardo..."sussurro.

Mi guarda in una maniera tanto particolare da farmi abbassare lo sguardo.
I suoi occhi chiari mi trapassano, vorrei morire qui seduta stante.

"Sapevo che eri tu".

"Non so di che parli "mento alzando lo sguardo.

"Sai il mio nome, Emma." dice visibilmente arrabbiato stringendomi le spalle.

"Non mi chiamo Emma, sono Mia "dico irritata.

"Non mi prendere per il culo!" sbraita sbattendomi al muro della doccia.

Inarco la schiena al contatto con le piastrelle fredde e mi avvicino al suo corpo.
Mi allontano subito, stringendomi le braccia al petto

"Non ti sto prendendo in giro.
Il mio vero nome è Mia " dico cercando di allontanarlo.

Mi guarda velenoso, si abbassa alla mia altezza mi prende il mento tra le dita e lo alza.

"Non hai neanche gli anni che dici di avere vedendo il tuo faccino innocente " dice spingendomi nuovamente contro le piastrelle.

"Ne ho..." sussurro la verità sentendomi ancora più piccola.

Mi guarda sorpreso, sono sicuro che gli stia per venire un infarto.

"Ma che ti dice il cervello?" dice scuotendomi con forza.

"Lasciami !" Dico flebile

Non so perché non riesco a gridare...
In queste situazioni si dovrebbe strillare no?
Forse ho troppo paura di lui.

"Hai presente quante persone avranno salvato le tue foto ?!" continua a sbraitarmi contro.

Sentendomi in difetto rispondo a tono.

"Persone come te ?
Che entrano negli spogliatoi femminili  e che si permettono di infilarsi dentro la doccia mentre una ragazza si sta lavando?!" dico con cattiveria conficcando le unghie nelle sue braccia.

Alza le sopracciglia come divertito e mi stringe i polsi talmente tanto che ho paura me li rompa.
Dopo mi spinge dandomi un colpetto sul petto per poi avvicinarsi, mi ritraggo istintivamente.
Sposta i miei capelli scoprendomi completamente il seno, quasi smetto di respirare.

"Che s-stai fa-face-facendo?" chiedo impaurita.

Le sue dita scivolano sulla mia pelle facendomi venire mille brividi.
Sono completamente terrorizzata, tremo come una foglia incapace di far altro.

"Non mi sembra tu stia urlando né che tu stia facendo troppa residenza, non sarà che questa cosa ti piace?" dice arrogante.

"Se non sbaglio una tua fantasia non era quella di farti toccare in un luogo pubblico?" chiede meschino.

Avvampo dall'imbarazzo, ma non  riesco a replicare, purtroppo ha ragione.
Non ho avuto il coraggio di urlare, né di colpirlo e in più quelle cose le ho scritte davvero.
Però è chiaro che non rispecchio la persona che fingevo di essere, non sono mai neanche stata sfiorata da un ragazzo prima d'ora.

Voglio sprofondare, ma che diavolo mi è saltato in mente?
Dire quelle idiozie è stato incredibilmente sciocco.

"Come pensavo" sghignazza.

Mi sfiora in fianco accarezzandomi poi la coscia, le mie sopracciglia arrivano a toccare il soffitto, lo sta davvero facendo?!
Mi sta toccando davvero in un luogo pubblico.

Fortunatamente si allontana da me anche se non prima di aver tracciato con le dita una linea immaginaria che unisce  il mio addome e il mio collo.
Apre l'anta ed esce consapevole di avermi sottomesso completamente.

Lo seguo, ma non prima di aver afferrato il mio asciugamano.
Me lo metto addosso e poi prendo la prima cosa mi capita tra le mani e gliela tiro per farlo fermare.
Si gira guardandomi bieco per poi raccogliere da terra i miei leggings e le mie mutande rosa.

Voglio morire.

"Non di-dirai niente a ne-nessuno, vero?" chiedo balbettando.

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