Capitolo XXXIII

1.4K 38 8
                                    

Sbatto più volte le palpebre incredula, stupita dall'asprezza delle sue parole.

"La smetti di guardarmi come un cucciolo smarrito, alzati e sparisci dalla mia vista" alza la voce.

Non so che cosa la mia faccia gli stia dicendo, ma una cosa è sicura: sono profondamente ferita.

Muovo il mio corpo dolorante con debole determinazione, mi tiro su la spallina del vestitino e sistemo la gonna rimasta ancora sollevata. Mi stringo nelle braccia prima di girarmi in direzione del bagno, mi sembra quasi di stare andando al patibolo sento il suo sguardo fisso su di me e la cosa non fa che mettermi pressione.

Cammino lenta, illusa che magari Edoardo voglia tornare sui suoi passi e quanto meno scusarsi per il suo repentino cambio di personalità.

"Mia" mi sento chiamare in lontananza.

"Si?" mi giro subito, nascondendo un mezzo sorriso.

"Muoviti" sorride falsamente.

La cattiveria che alberga nei suoi occhi è qualcosa che mai avrei creduto di vedere in un ragazzo così giovane. La tensione è palpabile e la mia inadeguatezza a reggere il confronto lo è ancora di più.

Mi chiudo la porta del bagno alle spalle afflitta dai sensi di colpa.

Non avrei dovuto dargli il potere di umiliarmi, non così.

Non avrei dovuto lasciarmi andare.

Avrei dovuto semplicemente essere una ragazzina normale, terrorizzata e non una deviata masochista che gode perversamente nel cacciarsi in situazioni sempre più grandi di lei.

Mi rivesto di fretta, desiderosa solo di nascondermi sotto le mie coperte e piangere, piangere finché le lacrime non finiscono.

Dopo diversi minuti di autocommiserazione esco in rigoroso silenzio.

"Io vado" dico sporgendomi nella sua stanza.

Lui è sdraiato, con il cellulare in mano e non accenna a darmi uno straccio di risposta.

Poi sono io quella troppo  immatura...

Scuoto la testa e mi giro pronta and andarmene, tuttavia, non riesco a far a meno di interrogarmi su una cosa, per questo con insolita schiettezza gli chiedo:

"Perché mi fai tutte quelle cose orribili se poi mi ritieni ancora una bambina incapace?" non c'è presunzione nel mio tono, ma pura e semplice curiosità.

"Ancora? Perché in tutta questa storia fai sempre la parte della vittima?" maschera la sua rabbia con un sorrisetto tirato.

"Perché come dovrei definirmi?" chiedo guardandolo di traverso.

"Mi sembra di averti già detto che le tue sceneggiate per impietosirmi con me non funzionano".

Prima che io possa ribattere si sente il rumore della porta di casa aprirsi.

Il terrore mi attraversa, questa volta sono vestita, ma le mie braccia sono piene di segni rossi.

Edoardo balza giù dal letto e come se avesse letto tra le righe mi lancia una felpa.

"Edoardo sei a casa?" la voce di Aurora inonda l'intero appartamento.

Prima ancora di capire cosa sta succedendo, vengo tirata per un braccio e lanciata sul letto. Lui si sdraia accanto a me e mi stringe tra le sue braccia intimandomi di far finta di dormire.

Serro immediatamente gli occhi e dopo pochi istanti la madre irrompe nella camera.

"Edoardo, ma che fai dormi alle tre e mezza del pomeriggio?" ridacchia la donna avvicinandosi.

Il rumore dei suoi passi è leggero, poi deciso e alla fine intenso.

"Sei in compagnia eh" sussurra con dolcezza, lasciandogli quella che presumo essere una carezza sul viso.

Affondo il volto nel suo petto caldo, che situazione del cazzo...

"Sei l'ultima cosa preziosa che mi è rimasta, almeno tu resta sempre con me" la malinconia più profonda alberga nella sua voce tremante.

Sento lo schioccare di un bacio e poi il rumore di passi che si allontanano lentamente.

Certa che sia uscita dalla stanza mi discosto un po' è quel che vedo mi lascia completamente allibita:

Edoardo sta piangendo...

Mi si stringe il cuore vedendo i suoi meravigliosi occhi arrossati dallo sforzo di trattenersi.

"Che succede?" chiedo preoccupata guardandolo intensamente.

Lui non risponde, piange dolorosamente in silenzio, non emette un fiato, non uno. Un nodo alla gola mi attanaglia, non so che fare, non so come aiutarlo e io voglio davvero aiutarlo.

"Edoardo ..." lo chiamo con dolcezza.

Si morde l'interno di una guancia pur di soffocare la sua disperazione. Non credevo che lui potesse fare un espressione del genere, in realtà ingenuamente non pensavo che lui sapesse piangere.

Gli asciugo una lacrima con sincera preoccupazione e lui mi stringe a sé, mi abbraccia con trasporto, proprio come io avevo fatto qualche giorno addietro, non perché ci sia un reale interesse, ma perché ne si ha bisogno.

"Edoardo io..." sussurro a disagio.

Il suo dolce profumo mi inebria e le parole che mormora dopo sono il definitivo colpo di grazia che mi conferma la mia sempre più evidente cotta per lui.

"Ti prego resta con me, solo un altro po'".

Le farfalle svolazzano nel mio stomaco come se lui mi avesse appena giurato amore eterno, eppure so che mi ha detto queste parole solo perché oggi c'ero io accanto a lui in un momento di debolezza.

Mi accoccolo al suo corpo affaticato dai singhiozzi e lascio che mi si appoggi sul petto, gli accarezzo i capelli con movimenti circolari fin quando entrambi non ci addormentiamo.

****

Mi sveglio intorpidita, Edoardo è ancora sdraiato accanto a me, anche se è più corretto dire che è sopra di me. Un suo braccio mi circonda la vita e ho ancora la sua testa appoggiata sul mio petto, sorrido addolcita dalla posizione in cui siamo e anche se odio doverlo fare, cerco di sgusciare fuori dal letto, dopo vari tentativi riesco a divincolarmi per poter andare in bagno.

La luce ormai fioca accarezza il pavimento chiaro del corridoio e quasi come fosse un lampo a ciel sereno mi affretto a controllare l'ora.

Cazzo, sono le sei passate e io sono ancora qui!

Con rapidità raccolgo tutte le mie cose e mi infilo le scarpe. Edoardo è ancora addormentato per questo ne approfitto per andargli vicino e lasciargli una carezza e un bacio innocente sulla guancia.

"Io devo proprio andare, ci vediamo" bisbiglio soavemente.

Corro letteralmente per finire di prendere lo zaino e uscire, ma mi imbatto in Aurora intenta a preparare la cena.

"Oh Mia, ben svegliata" mi saluta.

"Buonasera, come sta?".

"Come stai?" mi correggo subito dopo sorridendole.

"Tutto bene tesoro, vuoi mangiare qui con noi?" mi domanda cordiale.

"In realtà sono di fretta, devo tornare a casa prima che mia madre si preoccupi" ammetto facendola ridere.

"Oh, ma è abbastanza tardi, fuori è già buio, vuoi che ti faccio accompagnare da Edoardo?" domanda con un accenno di cruccio.

"Non ti preoccupare, Edoardo sta dormendo non voglio disturbarlo ulteriormente" sorrido diventando rossa al solo nominarlo.

"Sei sicura?" mi domanda ancora.

"Certo, ci vediamo la prossima volta".

"Si, ma voglio che rimani a cena con noi e mio marito una di queste sere".

"Mi farebbe molto piacere".

La saluto nuovamente e poi scappo a prendere il pullman terribilmente in ritardo. 

Darkside Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora