Addio

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"Questa mattina un servo, del tutto ignaro, ha bevuto un sorso di vino e si è sentito male. Per fortuna non ne ha assunto in quantità letali ma questo vuol dire che è davvero avvelenato, Andrada." Cominciò a spiegare Cosimo, mentre sua moglie gli detergeva il viso, delicatamente. "L'osservazione di Lorenzo a colazione ha inserito Marco Bello, secondo lui, nella lista dei sospettati. Era questo che voleva dirmi quando ha ignorato Selene e lei gli ha...rovesciato addosso un bicchiere d'acqua." Tacquero per un istante. Ormai erano abituati alle rare ma spaventose reazioni aggressive della sorella. "Allora non sapevamo ancora della veridicità delle parole del biglietto. Il servo ha assunto il vino poco dopo e questo, secondo Lorenzo, avvalorava la sua tesi. Io non gli credevo e cercavo di fargli capire che nonostante lui, per qualche strano motivo, abbia sempre mal sopportato Marco Bello, di certo ciò non gli consentiva di incolparlo di un crimine così grave. Ovviamente non ho mai pensato neanche per un secondo che lui avesse ragione." Cosimo si fermò, perchè Andrada gli passò dell'aceto su una ferita più aperta delle altre. Sussultò e lei si scusò, ma non smise di ascoltare. "Allora perchè hai..." "Lasciami finire." La interruppe il marito. "Mentre eravamo nello studio a discutere, il medico incaricato di curare il malcapitato è venuto da noi. Ci ha riferito che gli effetti nocivi erano tipici di un veleno molto raro a Firenze se non nella zona di Careggi. E penso che anche tu ricorderai bene che ieri mattina Marco ha insistito per voler tornare qui in città per mezza giornata, dicendo che aveva un importante compito da svolgere. A Lorenzo è parso lampante: da Careggi era tornato a Firenze per avvelenare il vino, con l'aiuto di un complice, e depositarlo davanti la porta del Palazzo. Nessuno di noi ha lasciato la villa in quel frangente." Andrada si fermò e sembrò pensarci su per un attimo. "E questo ti è bastato per ritenere il tuo migliore amico e l'uomo che più ti è stato fedele in questi anni colpevole di aver tentato di ucciderti? Chiunque potrebbe essere stato a Careggi mentre c'eravamo anche noi e Marco può essere tornato a Firenze per qualsiasi altro motivo, tutti hanno diritto a una vita privata!" Gli disse. Cosimo sembrò riflettere sulle parole di sua moglie e i sensi di colpa lo travolsero, ma sapeva che ormai era troppo tardi.

"Mi stavo preoccupando!" Esclamò Selene, tremando, non appena vide suo fratello comparire nell'atrio. "Stà tranquilla, va tutto bene." Le rispose lui, legando il suo sacco al cavallo che Giuliano, poco distante, teneva per le redini. La giovane gli si avvicinò. Si guardarono a lungo, in silenzio. "Marco lo sai che se non fosse per i bambini io..." disse lei. "Lo so." Non volevano abbracciarsi, perchè erano consapevoli che sarebbe stato l'ultimo abbraccio. Entrambi erano coscienti del fatto che dopo le minacce dei Medici Marco non sarebbe più tornato. E come avrebbe potuto? E lei? Lei d'un tratto si sentì stretta nella morsa della vita che aveva scelto sposando Lorenzo. Desiderò ardentemente tornare ad essere povera, ma libera. "Vai. Ti prego, vai...non ce la faccio più Marco..." mormorò in preda ai singhiozzi. Poi gli aprì il palmo e gli depositò un sacchetto di fiorini nella mano. "Selene, no..." tentò di fermarla lui, ma lei fu più veloce. "Prendili, per favore. E prendi anche questo." Disse infilandogli al dito l'anello di sua madre, che aveva sempre tenuto con sè come una reliquia. Quel gesto fece crollare le ultime difese dell'uomo. La abbracciò e per quello che a loro sembrò un tempo troppo breve piansero l'uno sulle spalle dell'altra. Fu lui a staccarsi. "Devo andare. Lorenzo mi starà cercando." Disse. Lei annuì e lo guardò montare a cavallo. "Ti rivedrò?" Gli chiese, ansimando fra le lacrime. Marco non rispose. Giuliano, unico testimone di quella scena, si sentì cedere le gambe. Neanche lui riusciva a guardare e chiuse gli occhi. "Ti voglio bene, mia piccola Luna." Sussurrò Marco. Poi, senza aspettare risposta, partì al galoppo. Selene restò ferma per qualche interminabile secondo a guardarlo andare via e quando suo fratello fu solo un puntino all'orizzonte si rese conto dell'enormità di ciò che era appena successo. Pur volendo cercarlo, scrivergli, come avrebbe potuto? Non aveva idea di dove sarebbe andato. Non aveva idea dei pericoli che avrebbe incontrato. Cercò di respirare ma le sembrò che l'aria non volesse saperne di entrarle nei polmoni. Fu solo perchè Andrada, prontamente giunta sul posto, la sostenne, che non cadde a terra. Ma la nobildonna conosceva bene sua sorella. Sapeva che l'unica persona che avrebbe voluto vedere in quel momento non era lei.

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