La scelta di Selene

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Palazzo Thibault risuonava di melodie natalizie. I più bravi e raffinati musicisti veneti erano stati assunti da Cristian per creare l'atmosfera rilassante che ora deliziava le grandi sale fredde e faceva ballare i bambini dinanzi al fuoco. Era pomeriggio tardo e mancavano cinque giorni alla ricorrenza della nascita di Cristo. Selene e Andrada erano sedute sul divano, la prima con un libro e la seconda con una tazza di vin brulè che però non stava bevendo. Giovanni leggeva la Bibbia a terra, accanto a sua madre. Le gemelle e Arianna danzavano e Lorenzo aveva coinvolto Francesco nei conti semestrali della banca Medici che lo zio gli aveva inviato, ben sapendo quanto si divertisse ad esaminarli. Andrada era pensierosa. Sembrava fissare il vuoto dinanzi a sé e non percepire il bruciore del contenitore sulle dita. Selene se ne era accorta, ma conosceva sua sorella e sapeva che non era il momento adatto per intervenire. Solo quando Giovanni la chiamò per leggerle un versetto e lei rispose a mezza bocca la moglie di Lorenzo sospirò, chiuse di scatto il libro e si voltò verso la sua migliore amica. “Andra...” cominciò, ma non riuscì a finire la frase perchè la musica si interruppe e le bambine, deluse, iniziarono a lamentarsi. Selene percepì qualcosa di strano nell'aria e infatti, pochi istanti dopo, Cristian, vestito di tutto punto, entrò nella sala. Teneva in mano un pacchettino e sorrideva, di un sorriso dolce e sincero. “Bene, signore. Avrei voluto attendere Natale, d'altronde mancano pochi giorni, ma la realtà è che...beh, non potevo aspettare oltre. Maestro...” con un gesto della mano Thibault autorizzò il direttore dell'orchestrina a dirigere i suoi suonatori e in pochi istanti una musica romantica si diffuse nell'aria. I bambini erano incuriositi e si guardavano attorno interrogativi (persino Giovanni aveva alzato gli occhi dalla Bibbia), ma Andrada e Selene sembravano aver afferrato al volo quello che stava per accadere e, ognuna per le proprie motivazioni, non ne sembravano entusiaste. La Salviati cercò di fermare il padrone di casa con lo sguardo: “Cristian...no” sussurrò. Ma lui non la sentì, o almeno così sembrava. Cercò conforto nello sguardo della sorella, ma Andrada era ancora più persa di prima. “Mia adorata nipote Andrada, non temere. C'è un regalo anche per te, ma dovrai avere un po' di pazienza. Selene, mi concedi invece l'onore di scartare questo pacco?” Lorenzo Ugo saettò con gli occhi da sua madre a Thibault, Francesco Marco si avvicinò a Ginevra Anna e le tappò la bocca impedendole di fare ridolini striduli e Andrada Rosa si attaccò alla gonna di Arianna. Tutti osservavano la scena con interesse. Selene si sentì avvampare. Sperava che Cristian non stesse per dire ciò che veramente credeva, soprattutto non davanti ai bambini. Ma l'uomo sembrava partito ormai e nulla avrebbe più potuto fermarlo. “Questi mesi trascorsi insieme a voi e ai vostri figli sono stati vitali per me. Da quando mia moglie Eleonora è partita abbandonando me e Sofia, la luce dei miei occhi, non avevo mai avuto così tanta compagnia in casa e ospitarvi mi ha dato un piacere immenso. Andrada, ti voglio un gran bene e sono grato alla vita per averci permesso di ritrovarci anche se avrei preferito che le circostanze fossero state diverse...Selene tu...tu mi hai fatto credere di nuovo nell'amo...” “Basta, basta, basta! Non ne posso più!” Andrada scappò via piangendo e Selene, incapace di muovere un solo muscolo, continuava a spostare lo sguardo da lei all'ospite. “Cristian, io non credo sia il caso...” disse, con tutta la voce che fu in grado di far uscire. “Oh...” lui sembrava sinceramente colpito e deluso dalla reazione della nipote e non tentò neanche di fermare Giovanni e Arianna quando corsero dietro alla madre. Selene sospirò e tornò a guardarlo. “Io...volevo solo dirti che...vorrei che tu...” La ragazza si alzò in piedi, si avvicinò a lui e poggiò le mani sul pacchetto. “Va bene, va bene. Ora lo apro.” Disse, sperando che quel suo gesto fermasse l'inglese dal concludere il discorso che aveva iniziato. “Sì dai mamma, aprilo...sono curiosa!” Andrada Rosa le corse accanto e con le sue manine rotonde tolse il laccio dalla carta. Ginevra guardava truce Cristian, così come Lorenzo Ugo. La prima però era semplicemente indispettita dal fatto che non ci fosse un presente anche per lei, il secondo cominciava ad avere sempre meno tolleranza per quell'avvicinamento fra sua madre e il padrone di casa. Selene sorrise imbarazzata e tornò a sedersi sul divano, dove, circondata dalla propria prole, si ritrovò ben presto fra le mani dei carboncini di ottima fattura. Non potè negare a sé stessa quanto fosse in realtà gradito quel regalo ma le sembrò comunque totalmente fuori luogo. “Ei Cristian, perchè hai consegnato alla mamma il regalo di Natale cinque giorni prima di Natale?” Chiese Lorenzo, con tono arcigno ed espressione dura. Lei cercò di riprendersi e di radunare le idee, ma non era facile. “Perchè la vostra mamma per me...” “Perchè a Cristian piace anticiparsi. Ora vi dirà dove sono i vostri regali e Bianca vi accompagnerà, va bene?” Il “va bene” finale pronunciato dalla Salviati era rivolto più al suo spasimante che non ai figli, difatti questi ultimi (sebbene non si potesse dire che Lorenzo Ugo sembrasse convinto delle parole della donna) subito guardarono speranzosi l'uomo, che si ritrovò con le spalle al muro. La nutrice comparve in quel momento sulla porta come se l'avessero evocata. “Oh sì, sì...certo...i vostri regali sono nella lavanderia del secondo piano...c'è scritto il vostro nome sui pacchetti...” mormorò Thibault. Selene fece segno con la testa a Bianca di accompagnarli, ma non le sfuggì l'occhiataccia che il suo primogenito lanciò all'inglese prima di prendere per mano Rosa e di andare via. Nel frattempo, alte note d'amore continuavano a diffondersi nella sala e c'era persino una solista che aveva cominciato a cantare. “Ti piace il mio regalo, Selene? Non hai detto nulla...” Cristian sembrava mortificato e lei provò una fitta al cuore, ma era decisa. Sapeva che era per la maggior parte colpa sua e doveva porre fine a quella storia. Lasciò i carboncini sul divano e si avvicinò ai musicisti. “Può bastare, grazie.” Disse con un sorriso. Quelli si guardarono fra di loro stupiti e cercarono conferma nell'uomo che li aveva chiamati, ma Thibault disse semplicemente: “Fate come la Madonna ha ordinato.” Il tempo che intercorse fra quelle parole e il momento in cui i suonatori, raccolti spartiti e strumenti, se ne andarono, fu carico di silenzio e di imbarazzo. Quando finalmente restarono soli, Cristian si avvicinò a Selene e le prese le mani. Lei ebbe l'istinto di ritrarle, ma si rese conto che non sarebbe stato giusto. Doveva parlargli con fermezza sì, ma anche con dolcezza. “Io...” cominciò lui, ma lei lo bloccò. “No Cristian, lascia parlare me. Il regalo che mi hai fatto è...stupendo, davvero. E inaspettato. E per questo ti ringrazio dal profondo del mio cuore. Ma tutta questa atmosfera, la musica, i canti d'amore, le tue parole...ascoltami io...io ti voglio bene, davvero. Ti sono grata per tutto quello che hai fatto per la mia famiglia, per averci ospitati qui, per essermi stato vicino sapendo dei miei problemi con mio marito e di ciò che è accaduto fra lui e mio fratello. Io non ti dimenticherò mai Cristian e avrai sempre un posto prezioso nel mio cuore ma...non il posto che vorresti tu. Io sono innamorata di mio marito, e lo sarò sempre. Per quanto mi abbia fatta soffrire, ho imparato a mie spese che non posso e soprattutto non voglio dimenticare per un singolo errore il bello che c'è stato fra noi, il buono che abbiamo creato, l'amore che abbiamo vissuto, i sorrisi e le lacrime che abbiamo affrontato, sempre insieme. Quando l'ho sposato, gli ho promesso che gli sarei stata accanto sempre, in salute e in malattia, nella gioia e nel dolore, nella ricchezza e nella povertà...questo momento è il momento del dolore, ma che persona sarei se venissi meno al giuramento che ho fatto davanti a Dio? Sarebbe stato facile per me gettarmi fra le tue braccia, Cristian...ma non lo voglio. E non lo vorrò mai. Ti prego di perdonarmi se in qualche modo ti ho illuso in questi mesi, se ti ho fatto credere anche solo con un mio sguardo o un mio gesto o una parola che sarebbe potuto sbocciare qualcosa fra di noi...mi pentirò per sempre di aver fatto soffrire un animo puro come il tuo. Ma...è questa la verità, Cristian. Io amo Lorenzo, ed è da lui che voglio tornare. Dal padre dei miei figli. Non sarà facile all'inizio, non sarà così scontato perdonarlo...ma so che ne vale la pena. Sai, i miei genitori sono morti quando ero molto piccola, ma sono riusciti in quel poco tempo ad insegnarmi esattamente questo: vale sempre la pena.” Quando finì di parlare, aveva gli occhi lucidi. Cristian le teneva ancora le mani, ma con il trascorrere dei secondi aveva allentato la presa e abbassato lo sguardo. Restarono in silenzio per attimi che sembrarono a entrambi eterni. “Grazie per la tua sincerità.” Fu tutto ciò che riuscì a dire lui, con la voce rotta, prima di andarsene a grandi falcate. Lei restò sola e, incrociando le braccia al petto, sospirò.

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