Comunque non era sbagliato

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Uno dei maggiori pregi che, sia da parte degli amici sia da quella dei famigliari, erano sempre stati riconosciuti all'unanimità ad Andrada de' Albizzi in Medici era la capacità che aveva di affrontare qualsiasi situazione con lucidità e distacco, in modo da poter mettere ordine nei pensieri e nelle azioni per riuscire poi a traghettare sé stessa e tutti loro oltre il mare in tempesta. Una sola volta Cosimo l'aveva vista crollare: quando avevano perduto il loro primo bimbo, tanto amato e tanto desiderato. Era proprio lui, perché la nobildonna lo aveva sempre immaginato come un maschio e di poche sue percezioni si era sentita tanto sicura nella vita come di quella, che era andato a trovarla nei sogni agitati della notte successiva all'arresto di Rinaldo per ordine del Signore di Firenze, in quel preciso momento della sua esistenza in cui le sembrava di essere capace di far tutto fuorchè di continuare a reagire in modo lucido e distaccato. Se avesse dovuto raccontare di che colore fossero gli occhi o i capelli di quel figlio mai nato o da chi fra i suoi due genitori avesse ereditato i lineamenti non avrebbe saputo dirlo al proprio risveglio: tutto ciò che ricordava erano la dolcezza di una presenza fisica delicata e alcune parole sorprendentemente "adulte" che lui le aveva rivolto. "Mia adorata mamma, sono io. Sono il tuo primogenito. Sai, non posso fermarmi molto, anche se lo vorrei. Mi piacerebbe raccontarti di come si sta bene qui, di come il nonno Luca e la nonna Arianna ma anche il nonno Giovanni e la nonna Piccarda si prendono da sempre cura di me. E' così bello avere l'esclusiva su di loro! Non ho mai potuto ricevere neppure una carezza da parte dei miei genitori ma devo dire che vengo ripagato ogni giorno da tanto amore. Sono qui perché questo strano posto ha regole particolari: noi anime non possiamo interferire in alcun modo con le persone che abbiamo lasciato a piangerci sulla Terra ma vediamo e sentiamo qualsiasi avvenimento o discorso e così ogni tanto, in via del tutto eccezionale, ci viene concesso di tornare da voi. Almeno, gli altri tornano... Ugo ed Anna, i genitori della zia Selene, sono stati da lei poco tempo fa. Io non ho proprio nessun luogo in cui tornare: non ho mai vissuto; non sono mai stato. Sono solo un bambino, un'anima bambina senza neppure un nome, ma non riesco a sopportare il modo in cui quella che sarebbe stata la mia famiglia unica ed imperfetta si sta distruggendo. Mamma, mia amatissima mamma, so che non passa giorno in cui il tuo pensiero non si poggi per qualche istante su di me e su come sarebbe stato prezioso vedermi crescere al fianco dei miei meravigliosi fratello e sorella Giovanni ed Arianna, ma non potrai baciarmi la fronte e stringermi al petto ancora per molto tempo perché la tua vita sarà e deve essere lunga e piena. E anche quando mi raggiungerai te l'ho detto, qui ci sono regole particolari. Non c'è contatto fisico perché i corpi non esistono, ma ci sono solo anime che vibrano ognuna nella sua frequenza. Però esiste, in realtà, un modo per sentirmi più vicino, ancora più vicino di stanotte, se lo vuoi: non arrenderti all'indifferenza. Meriti anche tu amore, conforto e protezione in un periodo così difficile per tutti voi: non lasciare che chi ti ama metta le tue emozioni in secondo piano e non vergognarti dei tuoi sentimenti. Questa vita è troppo effimera per trascorrerne anche solo una minima parte ad avere paura, perché quella minima parte potrebbe essere destinata a condurti in momenti unici ed irripetibili. Ora devo andare, mamma cara. Mammina mia. E' così che ti avrei chiamata se avessimo avuto la possibilità di viverci, magari solo per pochi anni. Non credo che potrò mai tornare da te... forse ho "sprecato" questa mia concessione troppo presto, ma non potevo continuare ad osservarti soffrire in silenzio senza far nulla. Ti voglio bene, la mia anima è tua. Io sono tuo. Addio, mammina. Addio per la seconda volta. Non ce ne sarà una terza, perché ora ci rivedremo nell'eternità e allora non ti lascerò più andare." Si era destata sconvolta, madida di sudore, paralizzata. No, non poteva essersi trattato solo di un sogno: quella voce lei l'aveva sentita distintamente, quella presenza l'aveva percepita non solo nella dimensione onirica. Tremava. Nessuna persona era mai "tornata ad interferire con lei" dal regno dei morti: né Luca, né Arianna, né Michela, né Giuliano. Nessuno. Come era stato possibile? Non riusciva a spiegarselo ma non sentiva addosso, inaspettatamente, alcuna inquietudine o angoscia: il suo bambino senza nome (mai prima di allora si era soffermata a pensare che non gli avevano neppure assegnato un nome) le aveva parlato, lo aveva fatto oltre lo spazio e il tempo, oltre la signora con la falce. Poco le importava se gli altri avrebbero potuto prenderla per pazza: non era neppure necessario che lo sapessero. Ma lei quel miracolo non lo avrebbe reso vano. Si alzò dal letto con una nuova consapevolezza, con una rinnovata coscienza di sé. Cosimo come al solito era già altrove ma stavolta lo avrebbe cercato: che si fosse recato semplicemente nello studio, in Signoria o dall'altra parte del mondo lei gli avrebbe parlato.

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