Non tornerà

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Andrada sperava con tutto il suo cuore che Cosimo tornasse con Marco Bello, ma le ore passavano e dei due non vi era traccia. Aveva aiutato Selene a calmarsi e ora sedevano entrambe sul letto della nobildonna. "Non lo troverà Andra. Marco non si farà trovare. E' abile e non tornerà mai più." Disse. Non aveva più lacrime per piangere e la convinzione nella sua voce era tale che Andrada non sapeva come consolarla quindi restò in silenzio. Dopo una mezz'ora circa, si sentirono i cavalli oltrepassare il cancello e la moglie di Cosimo si alzò di scatto uscendo dalla stanza. Corse di sotto ma dovette constatare suo malgrado che suo marito e gli inservienti che lo avevano accompagnato erano tornati soli. Lui la guardò e scosse la testa e a quel punto lei si lasciò cadere sconsolata su un muretto di pietra battuta. L'uomo le si sedette accanto e lei appoggiò la testa sulla sua spalla. "Come sta?" Chiese lui. "Male, Cosimo. Probabilmente ha capito che non rivedrà suo fratello mai più e questo...beh, distruggerebbe chiunque, figuriamoci loro due che sono vissuti in simbiosi per tutta la vita." Gli rispose. Lui annuì e le strinse la mano. "E Lorenzo?" "Lorenzo si è chiuso nel suo studio da oggi e non vuole uscirne. Francesco e Lorenzo Ugo sono con Donatello, le gemelle sono con Lucia e Margherita e i nostri figli, grazie a Dio, sono con Michela. Ma credo che ora abbiano bisogno di noi...hanno assistito a una scena a cui non avrei mai voluto assistessero". Disse la donna, poi gli raccontò quello che era successo fra Selene e il consorte quel pomeriggio. "Va bene, vado a farmi un bagno. Tu và dai bambini, poi penseremo a cosa raccontare loro." Esclamò Cosimo alzandosi in piedi. Un attimo dopo però, pensò più attentamente ma prima che potesse esprimere ciò che aveva in mente Selene comparve da dietro una porta. Indossava ancora l'abito bianco sporco di trucco e, quando Cosimo se ne rese conto ebbe un brivido di orrore, del sangue della ferita che lui stesso aveva provocato a Marco Bello. "Sorella...io...mi dispiace. Sono stato uno sciocco, ma ti giuro che lo ritroverò e te lo riporterò. Te lo giuro." Le disse avvicinandosi a lei e prendendole le mani. La ragazza annuì, sorridendo tristemente. "Io ti ringrazio, Cosimo, ma non riuscirai a ritrovarlo. Se n'è andato. Hai già fatto abbastanza per me, per noi...avresti potuto ucciderlo e non l'hai fatto e di questo ti sarò eternamente grata. Ma ora devi pensare alla tua famiglia...e io ai miei bambini. Sono sconvolti e non credo che Donatello riuscirà a tenerli lontani dal Palazzo ancora a lungo." Disse. Cosimo annuì e, prima di andare via con Andrada, le diede un bacio sulla guancia.

Quando Giovanni e Arianna videro comparire Andrada nel giardino, le corsero incontro. "Mamma, mamma!" Gridarono. Persino Arianna fu affettuosa, quella sera. La abbracciò e le porse un fiore che aveva colto per lei. In fondo, era la sua mamma. Michela si avvicinò, tenendosi il pancione prominente. "Mi dispiace tanto, Michela, ma è stata una giornataccia. Ti prego, prenditi qualche giorno per riposarti. Ti direi di farlo fino al parto, ma so già che non mi ascolteresti..." disse la nobildonna alla sua amica serva. "Oh Andrada, stà tranquilla. I bambini sono stati meravigliosi ed erano preoccupati di farmi stancare troppo, non è stato difficile badare a loro. Ma..." abbassò la voce per non farsi sentire "...sono abbastanza preoccupati. Non c'è bisogno che io ti dica perchè." Concluse. La moglie di Cosimo annuì, poi congedò la servetta e si dedicò totalmente ai suoi figli. Arianna, stranamente, fece tutto quello che lei disse e non si lamentò neanche quando fu il momento di fare il bagno. "Dov'è andato papà?" Chiese improvvisamente Giovanni mentre, seduto sul suo letto, aspettava che la madre finisse di pettinare i capelli alla sorellina. Andrada si voltò a guardarlo. "Marco Bello oggi è venuto mentre facevamo lezione con il maestro e ha detto che doveva accompagnarlo da qualche parte. Aveva un fagotto con sè." Il bambino dondolava i piedi nel vuoto, troppo basso per riuscire a toccare il pavimento stando seduto sul letto. "Papà è...è andato in un posto noioso per i bambini. Ma è tornato, fra poco sarà qui con noi. E Marco...beh lui..." Andrada sentì lo stomaco stringersi in una morsa. "Marco è dovuto partire per un viaggio, ma tornerà presto!" Disse. Arianna la guardò con il suo visino buffo, mentre la nuvola di capelli neri le scendeva compatta lungo i fianchi. Era incredibile come quei bambini, così piccoli, riuscissero a percepire perfettamente la menzogna. "E cos'è successo agli zii? Perchè litigavano stamattina?" Continuò Giovanni. Andrada sospirò e lasciò andare la spazzola, sedendosi sul letto accanto al bambino e invitando sua figlia a fare altrettanto. Era difficile trovare le parole. "Ecco, vedete...a volte capita. Due persone che si vogliono tanto bene possono non andare d'accordo ogni tanto e...e litigare. Agli zii dispiace molto che voi abbiate dovuto assistere al loro diverbio, vi prometto che non succederà più. Però voi promettetemi che ora starete tranquilli!" Disse, scompigliando i capelli di Giovanni. Loro annuirono, Arianna più convinta del fratello. Poco dopo, la porta si aprì e comparve Cosimo. Aveva un occhio leggermente gonfio e il labbro spaccato, ma non ci volle molto a convincerli che aveva sbattuto contro una porta. Giovanni e Arianna risero a crepapelle e Cosimo li afferrò facendo loro il solletico. Andrada osservò la scena. Il pensiero non potè non correre a sua sorella e d'improvviso si rese conto di quanto era fortunata. Quella sera permise ai bambini di mangiare in camera con loro e, prima di andare a dormire, fecero tutti e quattro insieme la lotta dei cuscini. Ogni altro problema poteva attendere.

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