Non lo aveva mai incontrato in quella città. A dirla tutta, non si poteva dire propriamente neanche che lo avesse mai incontrato davvero, fino a quel momento. Per quanto era riuscita a capire il suo capo era ricco e potente, perchè soltanto i ricchi e i potenti arrivano a permettersi uno schieramento di uomini che lavorano per loro come era arrivato a permetterselo lui. Erano stati proprio un paio di quegli uomini a trovarla la prima volta, circuendola mentre passeggiava per le strade del centro che la ospitava da poco tempo, troppo poco per permetterle già di orientarsi bene nei meandri dei suoi vicoli e nelle espressioni animalesche della gente che li percorreva. Le avevano proposto un lavoro non esattamente pulito e onesto, ma le premesse erano state chiare: il loro Signore voleva essere pronto ad ogni evenienza e per questo aveva bisogno della sua disponibilità completa e totale, ma poteva anche darsi che non si sarebbe arrivati al punto di aver necessità di coinvolgerla nel gioco. In più pagavano bene e lei, nella sua breve e tormentata vita, non aveva mai svolto un compito così ben retribuito: era ingenua, la ragazza, d'altronde nessuno le aveva mai insegnato a dire di no. Dire di no per lei equivaleva semplicemente a morire o peggio, a soffrire. Rifiutare qualcosa senza per questo essere punita non era un'opzione che riteneva possibile nella vita vera. Così come erano arrivati dal nulla però, gli scagnozzi di quell'essere strano e misterioso, che ce l'aveva così tanto con la famiglia Medici da volerne morti tutti i componenti, adulti o bambini che fossero, nel nulla erano scomparsi e quando, solo parecchi mesi dopo, si era sentita di nuovo afferrare d'improvviso alle spalle ed era stata sbattuta in un vicolo buio e deserto mentre nelle orecchie le rimbombava la frase: “Il mio padrone vuole la sua parte, bella fanciulla” aveva fatto fatica a ricordarsi quello che era accaduto tempo addietro e quindi a comprendere quello che volevano da lei. All'inizio era stato facile tanto che la ragazza, seppur non sentendosi esattamente a proprio agio in quel ruolo ostile e cattivo dunque così distante dal suo animo sensibile, premuroso ed altruista, era giunta a pensare che presto avrebbe potuto porre fine a quella becera recita e fuggirsene lontano dalle crudeltà, pronta a iniziare una nuova vita. Poi però, la faccenda si era complicata perchè era entrato in gioco un qualcosa che non aveva mai sperimentato in precedenza: l'amore. E quindi adesso, mentre per la prima volta era lei a recarsi da loro e non viceversa, seguendo le indicazioni che le erano giunte tramite un bigliettino anonimo ritrovato non sapeva nemmeno lei come sulla sua scrivania (l'idea che fossero riusciti addirittura ad entrare in casa sua, che si trovava fra le altre cose in un luogo ben controllato e difeso, le faceva venire i brividi e accapponare la pelle), il cuore le batteva forte, le gambe le tremavano, la fronte le sudava nonostante fosse metà Gennaio e soprattutto l'ansia, il dolore e i sensi di colpa le mangiavano lo stomaco. Immaginava che si trattasse del luogo giusto: era esattamente davanti al banco delle spezie al Mercato Centrale di san Lorenzo, in anticipo di due minuti. Tentò il più possibile di sembrare disinvolta, sorridendo alla venditrice che cercava di affibbiarle del sandalo fresco, aiutando un'anziana e riempire il suo borsello, salutando con la mano un bambino curioso, ma in realtà era in preda a una crisi di nervi e avrebbe voluto solo scappare via, oltre le colonne d'Ercole, per non fare più ritorno a Firenze. Accadde tutto in un istante. Una donna scivolò poco lontano lasciando cadere a terra il sacco colmo di mele che teneva in mano; uno dei pomi giunse fino ai piedi della ragazza che si chinò a raccoglierlo; le campane della Chiesa suonarono la mezza. Quando lei si rialzò per portare il frutto alla legittima proprietaria, capì che quest'ultima non era caduta da sola, bensì che era stata spinta da un uomo incappucciato per distogliere l'attenzione da ciò che sarebbe accaduto di lì a poco proprio davanti al banco delle spezie: quando, con la consueta brutalità, lui le prese un polso e la costrinse a seguirlo sotto un arco chiuso che conduceva ad una minuscola piazzetta cieca nella quale sorgevano un paio di abitazioni, il tremore delle mani della giovane dal passato difficile aumentò e la mela, rossa, succosa e lucente, finì di nuovo giù, sulla strada, stavolta dimenticata per sempre. Il bruto aveva il volto coperto dal mantello ma lei non ebbe il tempo di rifletterlo bene perchè da dietro il muro comparve un'altra figura. Costui non si nascondeva affatto e ciò le sembrò strano: era sicuramente il capo, lo si capiva dal modo in cui si muoveva, dal modo in cui parlava. Evidentemente l'autorità gli conferiva anche una buona dose di fiducia in sé stesso. Alto, magro, giovane, con uno sguardo diabolico. Dalle spalle gli pendeva un lungo mantello nero mentre in mano teneva, addentandola di tanto in tanto, proprio una mela che lei identificò subito con il frutto proibito di Eva. “Bene, bene, bene...finalmente ci conosciamo di persona, mia piccola informatrice. Devo ammettere che non sei proprio niente male con quel visino angelico e bambinesco. Beato chi ti accoglie nel suo letto...” constatò, osservandola da vicino e passando un dito sul suo profilo, dalla guancia alla coscia, provocandole una sensazione spiacevole ma istintiva. L'anonimo bastardo restò in silenzio per parecchi altri istanti, forse per ammirare senza pressioni ed in pienezza quella creatura sola e spaurita, poi si rianimò. “Non ho tempo da perdere. Voglio sapere, subito. Dimmi...il Medici...è ancora vivo? Non mi interessa cosa dicono i frati guaritori, non mi interessano le ipotesi campate in aria...il suo cuore in questo momento batte?” Domandò. La ragazza, schiacciata contro il muro, deglutì. Si sentiva come paralizzata e quando si accorse di non riuscire nemmeno ad aprire la bocca il terrore e l'ansia cominciarono a risalirle dalle viscere. “Parla, puttanella da quattro soldi. Non vali niente, sporca strega.” La incitò colui che la aveva sorpresa al mercato conducendola fin lì. “Oh oh oh, calma Goffredo...calma. Non vorrai certo spaventare la nostra spia...ci serve viva e serena...su, su. Coraggio. Apri la bocca.” Il tono del padrone era tranquillo, di quella tranquillità serafica che solo le persone più fredde riescono ad assumere in ogni situazione, forse perchè gli eventi che normalmente agiterebbero gli altri, per queste strane creature opera del diavolo sono linfa vitale. Lei tentennò ma poi, appena riuscì a riprendere un minimo il controllo su sé stessa, spronata dall'istinto di sopravvivenza e da null'altro, pronunciò con un filo di voce poche, semplici parole. “S...sì. E'...è vivo...” L'atteggiamento dell'altro cambiò. Aveva appoggiato una mano sul muro accanto a lei e in quel momento vi sbattè forte il pugno, trasalendo poi per il dolore e bestemmiando . “Maledizione...maledizione! Maiali schifosi...eppure ci deve essere un modo per eliminarli!” Gridò, lanciando quindi la mela per terra e cominciando a camminare avanti e indietro fino a quando il suo soldato non lo richiamò: “Signore, mio signore...mi dispiace disturbarvi ma dovremmo andare...fra poco le persone cominceranno a tornare a casa, passando anche di qui. Non potete rischiare di farvi vedere in sua compagnia...ancor più poichè avete il volto scoperto.” Disse. Quello inspirò profondamente, indirizzò un'occhiata truce alla ragazza, e poi sparì fra la folla, lasciandola sola a cercare di far giungere almeno una minima quantità di ossigeno ai polmoni e a pregare che l'impressione che aveva avuto, e cioè quella che lui le avrebbe chiesto come prossima mossa di soffocare essa stessa il Medici con un cuscino o comunque di provvedere personalmente alla sua dipartita definitiva, non diventasse realtà. Almeno per una volta, per quella volta, aveva bisogno infatti di spogliarsi della propria capacità, apparentemente innata, di spostare gli incubi peggiori che la sua mente riusciva a partorire dalla dimensione onirica al mondo reale.

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I Medici 2
ФанфикSono passati dieci anni dal ritorno dei Medici a Firenze e dall'acclamazione di Cosimo come Signore da parte della folla. Le vite di Andrada e Selene sembrano aver finalmente raggiunto un equilibrio e tutto va bene. Ma non è così. Una nuova ma allo...