Il confronto

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Prima di iniziare con il capitolo ci tenevo a dire grazie pubblicamente a Sara Rita (SaraScervino4) per il bellissimo collage realizzato in occasione del compleanno di Selene (il 2 di Luglio), che potete ammirare qui sopra. Buona lettura!!

In alcuni momenti, era difficile stare accanto a Lorenzo. Non si trattava tanto dei problemi fisici, ai quali comunque lui cercava con ogni energia di adattarsi perché, seppur per un uomo simile fosse certamente doloroso e umiliante non riuscire a compiere gesti banali come mangiare o lavarsi in completa autonomia, sapeva bene che prima o poi, con tanta pazienza e tanto impegno, tutto sarebbe tornato alla normalità ed in più, l'ultima cosa che voleva era far pesare la propria situazione ai parenti e agli amici ma soprattutto alla moglie Selene, che si prendeva cura di lui con una tale dedizione da sacrificare spesso persino il proprio riposo. Ciò che turbava maggiormente il Medici, tanto da renderlo a volte scostante e refrattario alla condivisione, era l'inattività: un qualcosa a cui non era assolutamente abituato. Rendeva grazie a Dio per poter trascorrere del tempo lontano dalla banca e dagli impegni istituzionali, ma proprio perché libero di passare più ore nell'arco della giornata con la propria famiglia avrebbe avuto voglia di portare i suoi figli a passeggiare nel bosco, di fare l'amore con sua moglie, di tirare con l'arco in compagnia del fratello, di far tardi per locali la sera assieme a Filippo Brunelleschi senza che Cosimo lo venisse a sapere. Invece no, era bloccato a fare la spola (e anche con difficoltà) fra il letto, le poltrone e le sedie e ciò che più gli faceva prudere le mani era il contributo nullo che stava offrendo alla ricerca del maledetto nemico insinuatosi nelle loro vite, trasparente ma pesante come un fantasma, ormai da quasi un anno. "La tua smania di risolvere da solo questa assurda situazione guarda dove ti ha condotto, Lorenzo! Non ti è bastata come lezione? Sei proprio un maledetto testardo!" Aveva sibilato un giorno Andrada in sua direzione mentre, con la solita freddezza e il solito sguardo spento che ormai la contraddistinguevano, sistemava i cuscini di un divano. Lui aveva dovuto darle ragione e restarsene tranquillo in silenzio. Non si rifiutava di ammettere, però, che quella "posizione" gli conferiva la possibilità di guardarsi meglio attorno e di studiare tramite una metodica osservazione ciò che accadeva a Palazzo Medici. Non gli era sfuggita la tristezza della sorella, né quella del fratello né tantomeno l'atteggiamento passivo - aggressivo con cui essi si relazionavano tra di loro, non gli era sfuggita neppure la vicinanza fra Lorenzo Ugo ed Arianna ma soprattutto non gli era sfuggito il legame apparentemente quasi simbiotico fra il cognato Marco Bello e quella nuova componente della famiglia, la giovane e strana Alexandra dell'Est. Di lei Selene parlava mal volentieri ma a Lorenzo, che dopo ciò che era accaduto con Marco Bello non si riteneva assolutamente nella condizione di poter pretendere niente dalla consorte e dunque non faceva domande in merito, appariva palese che ci fosse dell'astio. Quella mattina si trovava nell'anticamera della cucina, un piccolo ambiente che sentiva molto protettivo, steso sul divano a leggere oziosamente un libro, quando si accorse della presenza della moglie nella stanza attigua. La riconosceva dal rumore dei passi, dall'intensità con cui apriva e chiudeva gli sportelli, dal ritmo del respiro, dal profumo che emanava. Si beava della sua essenza percepita, anche se non la poteva vedere chiaramente. Decise che l'avrebbe chiamata, ma solo dopo un po': voleva "spiarla" nella naturalezza di chi sa di essere solo, stupirsi ancora una volta di quanto spontanea lei fosse, in compagnia o in solitudine. E poi era curioso di capire cosa stesse facendo in cucina a quell'ora. Quando però, dopo alcuni minuti, si stancò di fare l'anonimo spettatore segreto, non fece neppure in tempo ad aprire bocca che udì dei passi raggiungerla. Leggeri, insicuri, incauti ed ingenui. Fu il suono di una voce a rivelargli di chi si trattasse.

Selene non l'aveva minimamente sentita arrivare e per questo, quando Alexandra la chiamò da dietro quasi sussurrando, sobbalzò e la brocca di latte che aveva in mano (stava organizzando gli ingredienti per preparare una torta a Lorenzo) le cadde a terra, frantumandosi e rovesciando l'intero contenuto. "Oh mio Dio... scusa... scusa... non volevo..." la moglie di Marco Bello sembrava in preda al panico. Si chinò per aiutarla ad asciugare ma senza panni e strofinacci fece solo più confusione, macchiandosi le scarpe e lasciando impronte dappertutto. Pareva davvero terrorizzata. E Selene, incredibilmente, non la rassicurò. Non fu gentile. Non rise dicendole che non capiva proprio perché fosse così spaventata, non la abbracciò chiamandola "sorella" e tranquillizzandola. Non fece nulla di tutto ciò. Nulla di ciò che la rendeva "Selene". Le prese di mano un coccio affilato, strappandoglielo via ma prestando attenzione affinchè nessuna delle due si tagliasse. "Dà qua, ci manca che ti fai male, poi mio fratello potrebbe addirittura decidere di cambiare cognome." Borbottò. Si era chinata anche lei, non prima di aver alzato platealmente gli occhi al cielo e di aver fulminato l'altra con un'occhiata diabolica. Alexandra divenne bianca come un cadavere. "Io... scu... scusa..." farfugliò. La Medici si stava affaccendando a pulire, accumulando pezze pulite che prendeva dai cassetti e strofinandole a terra. Inizialmente tentò di ignorare la cognata, ma quella, esattamente come un bambino che cerca in ogni modo di riconquistare la fiducia del genitore dopo aver fatto qualcosa di sbagliato, non la smetteva più di domandare perdono e, nella foga, pensò di fare la cosa giusta afferrando un centrino, senza ovviamente rendersi conto che fosse un centrino, ed iniziando ad asciugare le macchie create dalle sue scarpe. "Ma che diavolo stai facendo?" Le chiese la matrona con una calma piatta che spaventò persino Lorenzo, fermandosi e guardandola da basso verso l'alto perchè sempre accucciata a terra. Alexandra era ormai completamente atterrita. "Io... ecco io..." Selene le tolse il centrino, stavolta senza cerimonie trattandosi di un oggetto innocuo, e si alzò in piedi, sovrastandola. "Questo qui è un lavoro a mano di Michela, una nostra amica che è stata uccisa troppo presto dallo stesso mostro per colpa del quale mio fratello è scappato da Firenze ed è venuto da te, salvo poi decidere di portarti qui insieme a lui, dopo averti sposata. A proposito, quando lo ha fatto almeno conosceva il tuo nome o lo ha scoperto solo in seguito?" Aveva gli occhi iniettati di sangue e se Lorenzo avesse potuto alzarsi con facilità lo avrebbe fatto, per raggiungerla e calmarla, per invitare Alexandra ad andare via, poichè tale situazione gli stava facendo tornare alla mente con troppa chiarezza tanti momenti simili, a partire da quello contro Donatello il giorno delle loro nozze. Ma non poteva mettersi in piedi senza aiuto, se non impiegandoci minuti lunghissimi e facendo rumore e perciò rimase lì, impotente, nervoso, arrabbiato, triste. Nella stanza vicina la giovanissima moglie di Marco Bello ormai tremava. Parlava senza sapere più neanche lei cosa volesse affermare. Selene raggiunse l'apice dell'insofferenza. "Adesso basta. Smetti di scusarti, smetti di parlare, smetti di girovagarmi attorno. Vattene, prima che io possa dire qualcosa di cui un giorno sarò costretta a pentirmi. Vattene da questa cucina, dato che se ti chiedessi di andartene da questo Palazzo probabilmente Marco ti seguirebbe ed io non sono disposta ad affrontare un ulteriore sconvolgimento nella mia vita. Và via." Sibilò, tenendo lo sguardo basso. Era palese che stesse cercando di controllarsi, sapeva come tenere a bada i propri istinti più focosi ma sapeva anche che era facile farli esplodere. Bastava una goccia. A non saperlo era Alexandra ed infatti sbagliò, perché non se ne andò e anzi, cercò di riparare all'errore precedente. "Sorella, io... non volevo..." Al sentirla pronunciare la parola "sorella" rivolta verso di lei, Selene perse il senno. "Non osare mai più chiamarmi in quel modo, hai capito? Mai più! Vattene via, và via da qui maledetta strega... vattene, non mi importa dove ma sparisci dalla mia vita! Ora! VAI!" Le gridò, in un crescendo durante il quale le si avvicinò anche. Alexandra scappò letteralmente, piangendo stravolta. E Lorenzo dovette mordersi le labbra per non buttare fuori con un urlo tutta la rabbia che gli veniva dal sentirsi, in quel frangente, totalmente inutile.

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