Perdonatemi! Giornate piene...ma vi prometto che giovedì pubblicherò comunque un nuovo capitolo!
"Madonne, vi ringrazio per essere venute." Esclamò Cristian non appena Andrada e Selene, con al seguito Rosa che si era svegliata nervosa e non aveva voluto saperne di separarsi dalla madre, erano comparse nella sala grande dei ricevimenti, dove il caminetto era stato acceso per la prima volta in quella stagione. Le due si accorsero subito che non era solo. Un uomo in uniforme, in piedi dietro all'inglese, le osservava con fare curioso. "Figurati, zio Cristian." Rispose la moglie di Cosimo sfoderando un ampio sorriso. Gli occhi di Selene però si erano fissati su quelli della guardia. L'aveva riconosciuto: era lo stesso soldato che aveva portato Arianna da Andrada dopo la messa in onore di Michela e Giuliano e al quale aveva chiesto di tenere d'occhio sua sorella e sua nipote. Si stupì nell'accorgersi che lo sguardo indagatore era ricambiato: quegli occhi chiari la scrutavano con un interesse quasi morboso. Aggrottò le sopracciglia, non capiva perchè Thibault le avesse convocate e cosa ci facevano in quel luogo del palazzo con un estraneo. Per un attimo temette per la propria sicurezza e strinse a sè Rosa. "Mi dispiace avervi rubato del tempo ma, come sapete, anche se sto cercando di rendere il vostro soggiorno qui nella Giudecca il più tranquillo possibile, vi trovate a Venezia perchè la vostra famiglia è stata minacciata." Gettò uno sguardo preoccupato alla bambina che però sembrava interessata a giocherellare con la cinta di stoffa che pendeva dall'elegante abito verde di sua madre. "Insomma...non c'è bisogno che io vi dica che non sono stati presi di mira solo i vostri mariti." "E qui concludiamo." Disse Selene accennando a sua figlia e sorridendo al loro ospite. Cristian annuì. "Certo. Comunque...lui è Tancredi Cappelli. Tancredi lavora per me da anni ed è una delle mie guardie più fidate e più capaci. Vorrei assegnarlo alla vostra esclusiva protezione, ovviamente se siete d'accordo. Sarà un po' come Alfonso per Cosimo de' Medici..." A quelle parole Selene alzò gli occhi al cielo: nonostante provasse a non pensare a suo fratello le circostanze non le erano quasi mai d'aiuto. Thibault si rese conto del proprio passo falso e si affrettò a rimediare spostandosi di lato per fare in modo che il suo fedelissimo potesse presentarsi. "Madonne, per servirvi." Esclamò con voce soave Cappelli. Selene era come inebetita, le sembrava di averlo già visto in un lontano passato e di conoscerlo da una vita, ma la parte razionale di lei sapeva bene che quell'uomo era uno sconosciuto: il suo nome non le diceva niente. Percepì distrattamente Andrada sorridere affabile al suo fianco, sembrava felice di quella novità. La nipote di Albizzi allungò una mano in direzione dell'alto soldato dai capelli corti e castani e lui gliela baciò galantemente, ma era chiaro che la sua attenzione fosse indirizzata tutta alla moglie di Lorenzo. "Andrada de' Medici!" Si presentò la Signora di Firenze. Selene spostava lo sguardo da lui a lei, sempre più confusa. Non capiva cosa le avesse provocato quella strana reazione nei confronti dell'uomo. Di certo non era brutto, ma era più che sicura che la sua non fosse attrazione fisica. Anzi, percepì vagamente che l'idea che lui potesse innamorarsi di lei o comunque esserne affascinato la faceva quasi sentire male. Tancredi Cappelli, dal canto suo, non sembrava colpito in quel senso dalla giovane moglie di Lorenzo anche perchè guardava con occhi altrettanto rapiti la piccola Rosa. "Io sono Andrada Rosa de' Medici, signore." La bambina aveva smesso di giocare con la cinta di sua madre e lo osservava curiosa. Lui le sorrise e Selene notò che il suo sorriso era dolcissimo e paterno. "Ciao, piccola. Vuoi che ti chiami Andrada o Rosa?" Le chiese con tono affettuoso. Lei sembrava lusingata dal fatto che le avesse baciato la manina. "Rosa. Andrada è il nome di mia zia...la mia mamma e il mio papà mi hanno chiamata così perchè le vogliono tanto bene!" Rispose lei, avvicinandosi alla sorella dei suoi genitori. Andrada la accolse fra le braccia. "Va bene, Rosa. Hai un nome bellissimo." Esclamò lui prima di alzarsi in piedi e di tornare a osservare Selene. Lei aveva seguito stupita quello scambio di battute fra la figlia e la guardia. Fu una gomitata di Andrada nelle costole a farla riprendere. "Presentati!" Le sussurrò la donna fra i denti. "Oh io...io sono..." Lui non la lasciò finire. "Selene Salviati. Cioè...de' Medici, ovviamente. Sono onorato." Le baciò la mano e lei si chiese come mai l'avesse chiamata con il suo nome di battesimo. Non lo faceva più nessuno da una vita ma essere identificata con il cognome di suo padre la faceva sempre sentire orgogliosa. "Come..." tentò di chiedere, ma Cristian si mise in mezzo prontamente, quasi a voler sviare quel discorso. "Bene, che ne dite di andare a fare colazione tutti insieme?" Esclamò. "Siii!" Gridò Rosa. Andrada scoppiò a ridere e la prese in braccio, poi si avviarono insieme a Cristian verso la sala da pranzo. Suo malgrado, Selene rimase indietro con Cappelli. Avrebbe voluto chiedergli se si erano già incontrati in qualche strana piega temporale del passato (l'uomo aveva probabilmente una decina d'anni più di lei) ma le parole le morirono in bocca. "Madonna, permettete?" Sussurrò lui porgendole il braccio. La moglie di Lorenzo non potè far altro che accettare la presa e incamminarsi dietro agli altri. Per un momento, ma fu solo un momento, le sembrò di avere a fianco il suo amato e perduto fratello.
Quando la donna andò ad aprire la porta e si trovò di fronte due uomini armati si spaventò. Il colorito della sua pelle da roseo divenne bianco. Ma fu solo un momento perchè, dietro i due soldati, vide comparire Cosimo de' Medici sorridente. "Mi dispiace averti spaventato, Bianca, ma come ben immagini non possiamo andare da nessuna parte senza la nostra scorta." Le disse. "Oh...messer Medici, non preoccupatevi. Ma prego, entrate! Non restate sulla soglia!" La donna aveva sui trentacinque anni, era bassa e dal suo fisico appesantito si capiva che aveva partorito da poco. Non era bella. Si spostò di lato e lasciò che il Signore di Firenze, seguito dal fratello minore, entrasse nella sua piccola e umile dimora. Un odore di stufato di carne gravava nell'aria e voci di bambini giunsero alle orecchie dei due Medici. "Non mi aspettavo la vostra visita, non ho nulla da offrirvi...ma prego, sedetevi pure!" Esclamò Bianca. I due fratelli la rassicurarono e si accomodarono intorno al tavolinetto di legno. L'ambiente era scarno, una piccola cucina e un caminetto acceso lo completavano. C'era una scala a chiocciola che saliva verso un piano superiore e Cosimo immaginò che conducesse ai pagliericci dove quella famiglia riposava. Una ragazza sui dodici anni fece capolino da dietro un mobile in legno rovinato con un bambino in braccio. "Gemma, per favore, porta un po' d'acqua ai nostri illustri ospiti!" Le disse sua madre. La giovane depositò il fratellino fra le mani della donna e scomparve in cucina. "Lui è Biagio...la piccola sta dormendo!" Si affrettò a spiegare Bianca. "Non preoccuparti, non siamo qui per controllarti. Volevamo solo sapere come state tu e la bambina!" La rassicurò Lorenzo sorridendole, poi si mise a coprirsi gli occhi per giocare con Biagio. Il bambino rise a crepapelle e tantò bastò a stemperare la tensione. "Stiamo bene, messeri. Lei cresce a vista d'occhio!" Raccontò la nutrice. In quel momento, Gemma tornò con due brocche cariche d'acqua e i due uomini, anche se non erano assetati, bevvero avidamente per non risultare maleducati. "Possiamo vederla?" Chiese Cosimo, poggiando il suo bicchiere vuoto sul tavolo. "Ma certo!" Rispose Bianca alzandosi in piedi. Poi si rese conto che non sapeva a chi affidare suo figlio. Lorenzo, prontamente, allungò le braccia. "Dallo pure a me!" Lei esitò un momento ma lo sguardo rassicurante del banchiere la convinse e il piccolo Biagio sembrò divertirsi molto fra quelle possenti mani. "Quasi non ricordo più di quando i miei erano così piccoli!" Mormorò Lorenzo facendo boccacce al bambino. Percepì una fitta al cuore: i suoi quattro marmocchi gli mancavano come l'aria. Bianca tornò poco dopo nella stanza, tenendo in braccio due neonate. Una era sua figlia, Clarice, nata due settimane prima della seconda. L'altra era il frutto dell'amore fra Michela e Giuliano. "Ecco la vostra piccolina, messeri. Come potete vedere, sta bene!" Esclamò la donna. Cosimo si alzò in piedi e, delicatamente, la prese in braccio. Quasi si commosse nel notare i suoi occhioni scuri e i lineamenti che erano un misto perfetto fra quelli dei suoi genitori. Sapeva di doverle una vita serena e avrebbe fatto qualsiasi cosa per offrirgliela. "Ciao, cucciola." Sussurrò. Lorenzo gli si avvicinò, tenendo in braccio Biagio. "Bianca!" Esclamò Cosimo improvvisamente, rompendo il silenzio e facendo sussultare tutti. "Ti andrebbe di partire per un viaggio? Te, la bambina e ovviamente Clarice? Dei tuoi altri due figli si occuperanno le ancelle di Palazzo de' Medici durante la giornata, se il loro papà deve lavorare." Lorenzo lo guardò confuso. "Un...viaggio?" Chiese. Bianca, se possibile, era ancora più stordita. "Sì, un viaggio di due giorni!"
In foto, potete ammirare Tancredi Cappelli. Niente male neanche lui, eh? E sembrano tutti avere occhi solo per Selene...ma nulla è come sembra!

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I Medici 2
FanfictionSono passati dieci anni dal ritorno dei Medici a Firenze e dall'acclamazione di Cosimo come Signore da parte della folla. Le vite di Andrada e Selene sembrano aver finalmente raggiunto un equilibrio e tutto va bene. Ma non è così. Una nuova ma allo...