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"Oddio Becky non lasciare più la mia mano, hai capito?" la sgridò Chloe, stringendola a se.

"Non lo faccio più" la bambina si era spaventata, e piangeva.

Il ragazzo stava per attraversare di nuovo, dato che il semaforo era tornato verde, quando la bionda lo fermò.

"Hey, grazie mille, davvero non so cosa fare per ringraziarti!"

"Non c'è problema, davvero" le sorrise gentilmente.

"No... Se c'è qualcosa che posso fare..."

"Puoi venire a prendere un caffè con me." rispose lui, sicuro di sé.

Ci pensò su. Non lo conosceva, non lo aveva mai visto prima in tutta la sua vita, però aveva appena salvato la vita di sua sorella. Se avesse voluto fare del male l'avrebbe semplicemente lasciata li.

"Va bene" annuì e sempre con la sorellina in braccio, seguì il biondo.

"Comunque io sono Luke." disse, allungando la mano che lei strinse.

"Io sono Chloe, e lei è Becky."

"Abitate qui?"

"Si,"rispose la piccolina "veniamo dal B..."

"Da Brooklyn, e tu?" continuò la bionda al posto suo.

"Oh bello. Io ho una casa qui vicino, a Manhattan."

Chloe gli sorrise, sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe visto. Non avrebbe mai potuto funzionare un'amicizia tra un ragazzo di Manhattan e una del Bronx. Comunque capì che aveva fatto bene a nascondere la verità o quella conversazione sarebbe finita li.

Dopo aver preso un caffè per lui, uno macchiato per lei e una cioccolata calda per la piccola Becky, si alzarono da tavola.

Chloe prese la borsa e notò che le era rimasto un solo dollaro e non bastava neanche per pagare mezzo caffè. Ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, il ragazzo l'aveva già bloccata.

"Pago io. Che ragazzo sarei se facessi pagare due belle ragazze al posto mio?" fece un occhiolino.

"Grazie mille, ma la prossima volta giuro che pago io!" cercò di rimediare la bionda, anche se in effetti non aveva fatto niente.

"Quindi mi stai dicendo che ci sarà una prossima volta?" Luke alzò le sopracciglia, sorridendo divertito.

"Oh... No, scusa, è l'abitudine, cioè..." Chloe stava diventando nervosa e capì che sarebbe stato molto meglio tacere che continuare "lasciamo perdere."

"Peccato, perché ci speravo" continuò il ragazzo, ridendo "Comunque questo è il mio numero. Se ti capita di passare di nuovo da queste parti chiamami." le diede un foglietto.

"Volentieri" rispose, con una risata di sollievo.

Dopo aver pagato tutto, si avviarono insieme verso l'uscita.

"Ti serve un passaggio fino a casa?" Luke la chiamò "Ho il mio autista qui."

'Autista?' pensò la bionda. Sicuramente quella sarebbe stata la prima e ultima volta che si sarebbero mai visti.

"No grazie, ci sentiamo!"

Sventolò la mano in aria, e si girò proseguendo per la sua strada. Aveva quasi voglia di allontanarsi da lui.

"Perché non ci siamo fatti dare un passaggio?" si lamentò Becky, strofinandosi gli occhi dalla stanchezza "Io ho sonno, Chloe."

"Perché quelle persone non vedono bene le persone come noi" rispose prendendola in braccio e facendola accomodare sulla sua spalla ossuta.

"Perché? Siamo diversi?"

"No piccola, è... È complicato. Ora riposati, che tra un po' torniamo a casa."

Detto ciò, andò a sedersi sull'unico posto libero che c'era sulla metropolitana. La bambina si addormentò subito e lei aspettò semplicemente di arrivare alla fermata, per poi tornare a casa a piedi e mettere la sorellina a riposare, mentre lei preparava la misera cena.

Comunque quella non era la descrizione perfetta della vita di Chloe; diciamo che aveva un lato bianco e uno nero. E quello era, credeteci o no, era quello bianco.

Appena la piccola Becky si mise a dormire sotto le coperte, Chloe andò in camera sua e da sotto il letto cacciò una vecchia scatola di scarpe.

La aprì e da essa cacciò uno degli spinelli che teneva nascosti lì. Presa l'accendino dalla borsa e andò in cucina, dove c'era un piccolo balcone. Così, mentre la minestra cuoceva sul fuoco, lei si rilassava a modo suo, sotto le stelle.

Si appoggiò al muro e respirava profondamente la sostanza. Si sentiva più leggera, come se non avesse un minimo di responsabilità.

Appena finì tutta, buttò il filtro di sotto e poi tornò dentro casa, chiudendo la finestra dietro di se velocemente.

La cena non era ancora pronta, così si sedette ad aspettare. Cacciò il telefono dalla tasca, sperando in una qualche notizia di Colton, ma niente di niente. Tutto morto.
Lanciò il cellulare sulla poltrona e andò a mettere i piatti in tavola. Becky si era già svegliata e stava andando in cucina, mentre Chloe versava la calda portata nei piatti.

"La mamma non torna a cena oggi?"

"No, piccola. Ha da lavorare, lo sai. Ora mangia o si raffredda" rispose forse più bruscamente di quanto volesse.

Senza più dire una parola, prese un cucchiaio del suo piatto e se lo portò alla bocca per poi soffiare e mangiare.

A Chloe faceva male il cuore ogni volta che si rendeva conto in che modo stesse crescendo Becky. Tutto ciò che voleva era guadagnare dei soldi per lei e sua sorella, ma se si fosse messa a lavorare, allora avrebbe dovuto lasciarla da sola.

Quando finirono, la sorellina andò in salotto, se così si poteva chiamare, e stringendosi nella sua copertina rossa, guardava i cartoni animati dal piccolo televisore poggiato sul mobile, mezzo scassato.

Da Colton:
Oggi è stato fantastico, tu cosa hai fatto?
Ps scusa se mi faccio sentire solo adesso, ma è appena andata via.

Da Chloe:
Quindi presumo che sia una tipa buona. Spero che un giorno me la farai conoscere.
Ps aspetto ancora i particolari!

Da Colton:
Domani a scuola. E tu non hai risposto alla mia domanda.

Da Chloe:
Sono andata a Manhattan con Becky. E potrei essermi fatta offrire un caffè.

Da Colton:
Aspetto i particolari.

Da Chloe:
Domani a scuola.

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