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Dei rumori provenienti dalla cucina, svegliarono Chloe. Si alzò lentamente e uscì dalla sua stanza per vedere da cosa provenissero.

"Ricky." sputò, vedendo l'uomo che se ne stava seduto tranquillamente con in mano una tazza di caffè

"Chloe, è domenica."

"Si. Lo so."

Sparì di nuovo in camera sua e cacciò da sotto il letto ciò di cui aveva bisogno. Controllò di nuovo che i diecimila dollari ci fossero tutti, per poi portarli all'uomo.

"Eccoli. E ora sparisci, ma a differenza dell'altra volta, scordati di tornare."

"Non essere così dura." disse con un ghigno, mentre controllava i soldi "Magari avrò voglia di conoscere la mia piccola Becky, o forse no."

Si incamminò fuori casa, tenendo in mano la tazza, non che Chloe la rivolesse indietro, e poi salì in macchina.

La bionda, che era ancora in pigiama, se ne stava appoggiata contro il muro, aspettando che Ricky fosse salito in macchina e avesse messo in moto.

Quando rientrò dentro casa, notò che si erano già fatte le dieci di mattina, così decise di andare a chiamare Becky.

Si, era tornata a casa sua, ora che non c'era più motivo di nasconderla. Ricky sapeva della sua esistenza e sapeva benissimo che quella fosse sua figlia.

"Becky, svegliati, su. Sono le dieci, che ne dici se metto a fare dei pancakes per festeggiare?"

Andò in cucina e prese tutto l'occorrente per preparare la colazione, ma quando lanciò un'occhiata fuori dalla finestra, si accorse che la macchina di Ricky era ancora lì.

"Becky, sveglia!" chiamò ancora, e di nuovo non ebbe risposta.

Lasciò la roba in cucina e corse nella sua cameretta e si accorse che il letto era disfatto, ma vuoto. Controllò in bagno, nella sua stanza ma niente.

Il battito del suo cuore non smetteva di accelerare e così anche il suo respiro.

Si precipitò fuori casa, solo per vedere dallo specchietto retrovisore, il ghigno sul volto di suo padre e poi la macchina partì a tutta velocità.

Chloe lanciò un urlo, senza neanche rendermene conto e corse disperatamente dietro quell'auto.

Ma il momento peggiore lo ebbe quando, in un momento che sembrò durare un attimo e allo stesso tempo un'eternità, la macchina con dentro la sua Becky, non fece in tempo a fare nulla prima di scontrarsi contro un camion.

Chloe si era già buttata in strada, per cercare di distrarre il camionista, ma due braccia l'avevano già afferrata, tenendola giù, e al sicuro sul suo marciapiede.

Le lacrime non facevano che scorrere sulle sue guance e la gola le bruciava, per via delle sue grida, e a malapena si accorse della voce accanto a lei che aveva già chiamato la polizia e l'ambulanza.

"Chloe, ho già chiamato aiuto, tu ora devi solo tranquillizzarti."

"Becky... Lei non... Io..."

"Chloe, respira."

"No, io devo andare da lei, ha b-bisogno di m-me, Alex."

"Stanno arrivando. Perché non vai a prenderti un bicchiere d'acqua?"

Chloe ignorò le parole della sua ex migliore amica; aveva lo sguardo fisso sulla macchina semi-accartocciata che le stava davanti. Il camionista era vivo, anche se era messo male, e la fiancata destra dell'automobile era rientrata verso dentro.

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