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Il cellulare che squillava, riportò Chloe alla realtà, allontanandola dai suoi pensieri.

"Pronto?"

"Chloe, ciao, um, qui c'è Becky, che sta piangendo, ma non capisco perché."

"Luke, passamela." Chloe si alzò dal tavolo, sentendo l'ansia crescere in lei "Amore, perché piangi?"

"Chloe, v-voglio t-tornare a c-casa!" disse, nonostante i singhiozzi si facevano sempre più insistenti.

"Chloe?" sentì di nuovo Luke dall'altra parte del telefono "Te la riporto io, adesso."

"Si, um, vieni a casa mia, grazie."

Chiuse la chiamata e buttò il telefono sul divano. Si passò le mani tra i capelli e poi si appoggiò ad esso, tutto sotto lo sguardo attento di Colton.

"Come ti senti?" le chiese lui, prendendo di nuovo il giornale per poggiarlo sul tavolo.

"Onestamente? Non sento niente. Ho sempre pensato che quando questo giorno sarebbe arrivato mi sarei sentita meglio, ma in realtà non sento niente."

"E lo dirai a Becky?"

"Tutto quello che so è che ora Luke la sta riportando a casa, perché lei è in lacrime. E non ha voluto dirmi perché, voleva solo tornare." alzò le spalle.

"Sarah?"

"È in camera. L'ho trovata lì quando sono tornata, prima, e non credo che abbia ancora smesso di piangere."

"Oddio, Chloe, mi dispiace così tanto." Colton si alzò e andò da lei per abbracciarla e lei lo strinse forte.

Dopo qualche minuto lei si staccò e andò in cucina per prepararsi del caffè. Prese poi tre tazze e le riempì, prima di darne una anche a Colton e a sua madre, che nel frattempo era venuta in cucina.

Nessuno dei tre osava proferire parola. Se ne stavano fermi, immobili, lontani l'uno dall'altro con in mano la tazza di caffè ed erano impegnati a berlo.

Poco dopo sentì, e vide dalla finestra, la macchina di Luke parcheggiare fuori casa sua, così posò la tazza e corse alla porta per aprire.

"Becky!" la bambina saltò in braccio alla sorella e si strinse al suo collo, mentre riprendeva a piangere.

"Chloe, io davvero non so cosa è successo..." Luke cercò di scusarsi, ma lei scosse la testa.

"Tranquillo, Luke. Um, se vuoi entrare ho del caffè in cucina." lei si fece da parte, e lui entrò.

"Ciao Colton! E, um, ciao Sarah."

"Ciao, Luke." Colton salutò, mentre la donna si alzò e dopo essersi scusata, tornò nella sua stanza, lasciando la tazza ormai vuota sul tavolo.

"Che è successo?" chiese Luke confuso, notando l'evidente tensione che regnava in quella casa.

"Luke..." Chloe scosse la testa, come a dire di lasciar perdere, e poi tornò a prestare attenzione a Becky "Piccola, che cosa è successo?" la poggiò a terra e si inginocchiò davanti a lei per essere alla sua altezza.

"Dei b-bambini mi hanno d-detto che sembro un m-mostro." Becky scoppiò di nuovo a piangere e si strinse al collo di Chloe, che la abbracciò, stando attenta a non stringere troppo la presa, per via della rabbia che le cresceva dentro.

"E perché lo avrebbero fatto?"

"Perché ho q-questa cicatrice in f-faccia."

Chloe alzò lentamente lo sguardo verso Colton e Luke che guardavano le due ragazze con uno sguardo stupito sul volto.

Prese la bambina in braccio e senza dire nient'altro la portò in camera sua e la mise sotto le coperte, dicendole che sarebbe tornata subito.

"Oh, Colton, sai cosa? Mi sento molto meglio adesso." rivolse al ragazzo un sorriso alquanto cattivo.

"Okay, Chloe," il ragazzo si alzò dalla sedia per andare da lei "siamo tutti sotto shock, è meglio se ti calmi, che ne dici?"

"Sotto shock?" chiese Luke, confuso.

Chloe si spostò da Colton e andò verso il tavolo per prendere il giornale e darlo in modo poco carino a Luke. Lesse velocemente la prima pagina e i suoi occhi si spalancarono.

"Già. È morto. Molto meglio così, almeno non può più fare del male alla mia famiglia e ai miei amici. E almeno adesso starà lontano da Becky per sempre."

"Chloe mi dispiace..." disse il ragazzo di Manhattan.

La ragazza alzò le spalle e tornò da Becky. Si era addormentata e sembrava più tranquilla. Meglio così.

"A me no, Luke. Ha avuto quello che si meritava. Si chiama karma."

"Andrai al suo funerale?" domandò Colton.

"Sicuramente. Ho bisogno di vederlo andare via per sempre. Ho bisogno di..." non riuscì più a dire niente per via delle lacrime che finalmente presero il sopravvento.

Luke, che le era più vicino, corse ad abbracciarla e Colton si costrinse a rimanere fermo. Per quanto avesse preferito essere quello che la consolava, gli faceva piacere sapere che almeno Luke non era solo un ricco di Manhattan e che davvero ci tenesse alla sua migliore amica.

"Nessuno può chiamare Becky mostro." sussurrò piena di rabbia contro il suo petto "Nessuno. Perché lei è la persona più dolce e innocente del mondo."

"Lo so, Chloe. Lo sappiamo, è come già ci ha dimostrato, lei è forte."

"Perché non è capitato a me? Perché non c'ero io in quella macchina? Perché non ho fatto io l'incidente? Perché non sono andata io in ospedale? Perché?" finì per gridare, ma almeno si stava sfogando.

"Perché se c'è qualcuno che merita tutto questo sono io." Sarah si intromise, dopo aver sentito le urla della figlia "Non sai quanto mi dispiace per tutto quello che vi sta accadendo. Ma non mi pento di averlo amato. Se non lo avessi fatto, ora non avrei avuto né te, e né Becky."

Chloe in quel momento si sentì in colpa per il modo in cui aveva trattato la madre. Capiva come si sentiva.

"Mi dispiace tanto, mamma." si staccò da Luke e corse dalla donna per abbracciarla.

"A me di più, Chloe."

A spezzare il momento romantico, fu qualcuno che bussava con insistenza alla porta.

Sarah, dopo aver poggiato un bacio sulla fronte della figlia, si allontanò per andare ad aprire. Due uomini comparvero, con la divisa e lo sguardo duro di sempre.

"Signora Moretz, mi dispiace, ma dovrebbe seguirci in centrale. Magari anche sua figlia, Chloe."

La donna annuì, dicendo loro di aspettare un momento che si sarebbero cambiate.

Colton si offrì di rimanere in casa, in caso Becky si fosse svegliata, lasciando che fosse Luke ad accompagnarle e a sostenere Chloe, per qualsiasi cosa.

La bionda indossò velocemente il primo paio di pantaloncini di jeans che trovò e le scarpe, prima di prendere il telefono e uscire di casa, seguita dalla madre e da Luke. Sarebbe stata una lunga notte.

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