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"Chloe, svegliati." Colton cercava di farla alzare, ma sapeva quanto fosse difficile. Per questo ci impiegò almeno qualche minuto.

"Colton?" Chloe era appena sveglia e già incredula di chi aveva davanti "Che ci fai tu qui e come sei entrato?"

"È stata tua madre, ma non è questo il punto..."

"Aspetta, mia madre è qui?" Chloe si mise a sedere.

"No, usciva, perché?"

"No. Niente. Che ore sono, piuttosto? E Becky?"

"Becky dorme e sono le dieci circa. Chloe ho bisogno che tu mi ascolta molto attentamente, okay?" Colton si inginocchiò per essere alla sua altezza.

"Perché dovrei farlo?" finalmente si alzò dal letto, per poi prendere dei vestiti puliti e dirigersi in bagno "In fondo non siamo più amici, o mi sbaglio?"

"Non c'entra niente. Ti prego dobbiamo parlare. È per te che sono qui... Cioè per Becky."

A quel nome Chloe si fermò. Ci pensò su qualche secondo e poi si girò verso il suo ex migliore amico.

"Aspetta cinque minuti, se vuoi del caffè o qualsiasi altra cosa, be, sai dove si trova. Non è cambiato niente dall'ultima volta."

Chloe lo lasciò davanti la porta della sua stanza, mentre lei corse in bagno per lavarsi velocemente e vestirsi. Se la questione di cui dovevamo parlare era così seria, allora lei sarebbe dovuta essere più lucida e sveglia possibile.

"Okay, dimmi tutto."

Dieci minuti dopo, erano seduti tutti e due a tavola. Uno di fronte all'altro. Chloe notò che indossava la felpa rossa, e dovette usare tutte le sue forze per reprimere un sorriso.

"Be, questa mattina sono dovuto andare in aeroporto..."

"In aeroporto?" domandò Chloe confusa, bloccandolo.

"Sono arrivati i nonni di Nina dalla Florida, ma questo non c'entra. Il punto è, e cerca di non interrompermi più, che ho visto tuo padre. Sembrava appena arrivato, aveva un borsone in mano. Ho provato a seguirlo, ma l'ho visto prendere un taxi e andare via. Non sono più riuscito a raggiungerlo."

"Aspetta, hai detto mio padre?"

Il cuore di Chloe si bloccò all'incirca in quel momento. Così come il suo respiro o qualsiasi altro muscolo del suo corpo. Non poteva credere che il padre fosse tornato a New York.

"Si, proprio lui."

"Ne sei certo? Insomma, non lo vediamo da sette anni, può essere cambiato e..."

"Si, l'ho pensato anche io, ma i tatuaggi sulle braccia erano sempre quelli e quell'uomo aveva anche gli stessi occhi azzurri e la stessa voce."

"Oh..."

"Mi dispiace, Chloe."

La ragazza aveva lo sguardo fisso sul tavolo, incapace di dire qualsiasi cosa. Colton voleva consolarla, ma non sapeva come fare. Alzò una mano, con l'intenzione di stringere la sua, ma all'ultimo ci ripensò. Non sapeva quanto fosse arrabbiata con lui.

"Be, grazie per avermelo detto, Colton. Ora puoi tornare da Nina è la sua famiglia."

"Si, certo." Colton si alzò e fece per andarsene, ma si bloccò una volta aperta la porta "Senti, se hai bisogno di aiuto con Becky o altro, um, puoi venire da me."

"Si, okay."

Colton annuì e finalmente uscì di casa. In quel momento si alzò anche Becky che andò subito dalla sorella. Ovviamente le ricordò subito che giorno era: era sabato il che voleva dire giornata al parco con Baily.

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