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Mise la borsa in spalla e, dopo essersi sistemata dei ciuffetti di capelli dietro le orecchie, uscì di casa. Colton era lì fuori ad aspettarla, come sempre era e sarebbe stato.

Salì in maccina e gli sorrise. Lui mise in moto e si diresse verso la libreria, dove Chloe lavorava.
Una volta arrivati, lei gli lasciò un bacio sulla guancia e poi scese. Una volta dentro, cominciò a lavorare, come ogni giorno.

Era stato difficile, all'inizio, dover ricominciare in quel posto senza Tyler.

Aveva sentito che si era laureato e ora lavorava a Boston. Era davvero felice per lui, ma le avrebbe fatto piacere rivederlo almeno un'altra volta.

Colton, invece, aveva rotto con Nina da qualche anno; glielo aveva detto una volta che era andato a trovarla. Adesso lei era già sposata e con due gemelli in giro per casa.

Alex e Zayn, al contrario, avevano resistito; non avevano una famiglia, si bastavano a vicenda, come era sempre stato.

Colton alla fine aveva trovato un lavoro stabile, come cuoco in un piccolo locale a Long Island. Chi l'avrebbe mai detto.

Calum, invece, era diventato un cantante. Chloe aveva già sentito una sua canzone parecchie volte da quando era uscita.

"Hey Chloe, ci penso io qui" le disse Sammy, sua collega "tu però andresti a prendere dei caffè e delle ciambelle?"

"Certo, un minuto e vado!" si coprì bene, dato che era molto freddo, e poi uscì.

Le era mancata così tanto New York. Erano passati una decina di gioni da quando era fuori, ed era riuscita subito a riottenere quel lavoro, perchè fortunatamente il proprietario era sempre lo stesso, anche se adesso si erano spostati in un buco al centro di Manhattan.

Attraversò la strada un paio di volte, prima di raggiungere Central Park, e quindi ora era a pochi passi dal bar. E fu lì che lo vide.

La sua passione per i vestiti neri non era passata. Sorrise a quel pensiero; gli stava bene il nero. Il piercing al labbro era scomparso, ma il sorriso era sempre lo stesso, proprio come i suoi occhi e i suoi capelli.

Lui non la vide e lei ne approfittò per osservarlo meglio. Erano passati tanti anni dall'ultima volta che lo aveva visto. Si disse che ormai era storia vecchia, così, con un nodo alla gola, si costrinse a distogliere lo sguardo e ad andare avanti.

All'improvviso, però, due ragazze che si rincorrevano ridendo, le tagliarono la strada, senza neanche chiedere scusa. Ma Chloe aveva già riconosciuto quei due occhi castani.

"Becky"

"Già, è proprio lei."

Non si era nemmeno resa conto di aver detto quel nome ad alta voce, ma non appena si girò per vedere chi avesse davanti, ogni suo pensiero scomparve.

"Luke" i suoi polmoni faticavano a respirare.

"Chloe, quanto tempo."

Tutti e due si sorrisero impacciati. Lei aveva gli occhi lucidi, quella situazione era completamente surreale. Aveva pensato a quel giorno ogni giorno negli ultimi dodici anni, e ora eccoli qui.

Chloe tornò a guardare avanti; adesso Becky era seduta ad un tavolino, di fronte alla ragazza di prima; e neanche ora ci volle molto per capire chi fosse.

"Non mi dire che quella è Baily." disse lei, provocando a Luke una risata.

"Se vuoi non te lo dico, ma..."

"Sono cresciute così tanto. Ed hanno già diciannove anni!"

"Si. Il tempo passa in fretta. E vanno tutte e due al college. Becky alla Columbia e Baily va al MIT. Si sono riviste ora per le vacanze di Natale."

"Grazie, Luke." lui la guardò confuso, e lei continuò "Per esserti davvero preso cura di lei."

"Era il minimo che potessi fare, tu mi hai salvato la vita, Chloe. E poi lo sai che lo avrei fatto comunque."

Chloe fece un sorriso triste, senza guardarlo in faccia. Se ne stavano fermi, uno affianco all'altro, con lo sguardo rivolto verso le due ragazze. Come due turisti che stanno in un museo di fronte a un quadro.

"A proposito," continuò Luke "da quanto tempo è che non la vedi? Dodici anni, giusto?"

"In realtà, da sei. Mi hanno dato un permesso per buona condotta per andare al funerale di mia madre. Non volevo salutare nessuno di voi, così sono arrivata tardi e sono rimasta fuori. Mi avrebbe fatto troppo male. Ma mi ha fatto piacere vedervi tutti lì, anche se non mi perdonerò mai per averle lasciate da sole..." adesso Chloe stava davvero per piangere, ma aveva già messo gli occhiali da sole.

"Chloe, le hai dato un futuro. E poi non sa dove sei stata veramente. Io le ho detto che sei andata via per poterle dare la vita che si meritava. Lei è intelligente, e non ha fatto più domande. Anche se ha pianto, tanto."

"Grazie."

"Sai," Luke ridacchiò, beccandosi un'occhiata curiosa ma divertita da Chloe "si è fatta tatuare una luna dietro al collo. Diceva che eri tu, sia per la forma a 'C', sia perchè si ricorda che tu le dicevi sempre di volerle bene fino alla luna."

"Lo ricorda davvero?" i suoi occhi brillavano.

"Si."

Chloe sorrise, e poi spostò la sciarpa, mostrando a Luke un tatuaggio sulla clavicola a forma di mezzaluna, con al centro una B e una S.

"L'ho fatto il giorno del funerale. Una delle guardie era dalla mia parte, così l'ho convinta a fermarci dal tatuatore prima di tornare in prigione." i due risero.

"Dovresti andare a salutarla. Da quando tua madre si era ammalata, lei non ne ha più voluto sapere del Bronx. Dicevano che tutti la stavano lasciando piano piano, e poi il cancro ha avuto la meglio su Sarah, e..."

"Lo so. Ma cosa potrei dirle? Probabilmente non mi riconoscerebbe nemmeno."

"Non devi farlo per forza oggi. Adesso ce l'hai il tempo. Se vuoi dirle anche solo ciao, puoi chiamarmi o venire da me. Lo sai che casa mia è sempre aperta per le donne Moretz."

Chloe lo ringraziò di nuovo, ma subito dopo le squillò il telefono: era Sammy che le chiedeva che fine avesse fatto.

"Luke, io..." stava per dirgli che doveva andarsene, ma una bambina corse verso di loro, interrompendola.

"Papi!" una bimba dagli occhi color nocciola e i capelli color oro, saltò in braccio a Luke, ridendo.

"Hey, principessa, perchè non saluti questa vecchia amica di papà?"

"Ciao bellissima." Chloe non potè non sorridere, e il suo cuore non potè non stringersi. Anche se dovette ignorare quella piccola stretta allo stomaco, era ovvio che si sarebbe rifatto una vita.

"Ciao, io sono Chloe."

"L'hai..." la donna era senza fiato, lusingata "Ti chiami davvero Chloe?"

"Sì sì. Papi ha detto che è un nome per le belle ragazze. E anche una persona a cui vuole tanto bene si chiama così."

"E' davvero un bellissimo nome." adesso aveva letteralmente le lacrime agli occhi.

"Principessa, perchè non vai dalle zie a scegliere che dolce vuoi? Io arrivo subito."

La bimba annuì, e dopo avergli lasciato un forte bacio sulla guancia, corse via.

"Sei sposato?" quelle parole uscirono dalla sua bocca prima che se ne rendesse conto.

"Stiamo divorziando. Mancano solo alcune pratiche. Quindi sono praticamente libero." sorrise "Se posso darti un consiglio, i matrimoni riparatori non funzionano." i due risero.

"Be' grazie, lo terrò a mente. Comunque ora devo andare, si sta facendo tardi e devo tornare a lavoro."

"Certo, è stato bello rivederti, Chloe."

"Si. Mi sei mancato tanto, Luke."

"Anche tu. Ciao Chloe."

Lui le sorrise e lei ricambiò.

Quel momento durò forse un'eternità, la più bella delle loro vite; e poi ognuno riprese la propria strada.

Bronx Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora