Capitolo trentaquattro

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Stephanie's pov
Stupida! Stupidamente stupida!
Si può sapere che diamine mi è saltato in mente, come ho potuto solamente pensare quelle parole.
Sono due giorni che provo a chiamarlo, a scrivergli, mi sono persino presentata a casa dei suoi genitori.
Ma ormai ho perso le speranze, lui di me non ne vuole più sapere niente, e lo capisco.
Mi sono comportata da stronza propio come lui aveva detto. Ad essere onesti però, anche lui con le parole non scherzava.
Ma almeno le sue erano vere, le mie, sole le prime che mi erano venute in mente.
Ora mi trovavo su un aereo privato diretto a Los Angeles, all'aeroporto ad aspettarmi ci sarà Zendaya. Appena arrivata mi buttai tra le sue braccia e lei un po' titubante ricambiò. Lei non sapeva niente di quello che fa successo, ma era per questo che le ho chiesto di venire.
"Allora cosa dovevi dirmi?" Mi chiese durante il tragitto "Preferisco dirtelo a casa" affermai io sconsolata, lei ripose poco convinta con un cenno della testa.
Una volta arrivate arrivò il momento cruciale, dove avrei dovuto raccontarle tutto.
"Ok. O Dio perché è così difficile! Allora preparati." Successivamente si posizionò meglio sul divano per dare segno che fosse pronta
"Primo: non mi sposo più" dissi tutto d'un fiato "Questo lo avevo capito, non porti più l'anello, ma perché?"
"Shawn mi ha tradita" a quella riposta Zendaya spalancò la bocca "tu guarda che stronzo!" disse scioccata "Poi la seconda cosa?"
Bene ora arrivava la parte difficile e se prima Daya aveva aperto solamente la bocca, non immagino cosa avrebbe fatto una volta finito di parlare
"Quindi sono andata a Londra, da Harry e a volte ero con Tom, ma davvero raramente." Mi fermai li
"Oh andiamo Stephanie non tenermi sulle spine" protestò lei
"Ieri era il suo compleanno e io l'ho dimenticato, così sono andata a casa sua per chiedergli scusa, ma abbiamo iniziato a litigare ed è finita con io che gli do del patetico e lui che mi dice non farmi più rivedere" finì incrinando la voce verso la parte finale.
Lei si alzò dal divano e iniziò a fare avanti e indietro per il salotto, mentre io seguivo i suoi movimenti sul punto di piangere "ti prego dì qualcosa" la implorai "non so cosa dire Stephanie, insomma tu e Tom... Io non capisco. Tu cosa ne pensi?"
"Penso che ho sbagliato e che tutte le cose che lui mi ha detto siano vere.  Ho cercato in ogni modo di parlargli, ma lui continua a non voler sapere più nulla di me e lo capisco, cavolo se lo capisco! Mi sento in colpa, terribilmente e non so come rimediare" riposi ormai in lacrime.
Daya mi abbracciò e mi sussurrò all'orecchio "Andrà tutto bene, sono sicura che troverai una soluzione"
"Esattamente come hai provato a parlagli?" Mi chiese lei una volta che mi fui calmata "Sono andata a casa sua, a quella dei suoi genitori, gli ho scritto su Instagram e su ogni altro social possibile, l'ho chiamato milioni di volte, l'ho aspettato fuori dalla palestra e ho scritto ad Harrison e ai suoi fratelli"
"Wow hai provato di tutto ragazza" affermò lei divertita "No, non è vero,perché lui non ha mai risposto o si è fatto vedere. Cosa diamine devo fare? Andare sotto casa sua e fare una serenata?" Chiesi ironica "non è male come idea" chiarì Daya mettendosi a ridere seguita da me.
Per dimenticare i problemi decidemmo di fare un pigiama party.
Dopo aver finito il film in camera mia, Daya si era addormentata, io no.
Senza fare rumore raggiunsi il bagno, portando con me il telefono. In effetti avevo ragione prima, non avevo ancora provato a chiamare con il numero privato e anche se fosse una pessima idea, io ci provo lo stesso.
Una volta impostato il numero privato, sento gli squilli, ma aspetto ancora di sentire la sua voce dall'altra parte. Parte la linea della segreteria e decido di lasciare un messaggio con la speranza che lo ascolti.
"Ciao sono io, di nuovo" risi nervosamente "Voglio solo dire che mi dispiace e so che non sembra abbastanza, ma non so che altro dire. Avevi ragione, sono stata una stronza e mi sento in colpa, Dio solo sa quanto. La verità è che mi manchi, tanto e forse avrei dovuto dimostrartelo prima. Non sei obbligato a parlami o vedermi di nuovo, voglio solo spare sei stai bene, tutto qui. Niente. Spero che tu ascolti questo messaggio" dissi poco prima che il segnale acustico segnalò la fine della chiamata. Riascoltai il messaggio e solo ora mi accorsi che stavo piangendo, ma era ben chiaro quello che volevo dire e speravo che lui lo sentisse.

It's always been you / Tom Holland Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora