Capitlo ventiquattro

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Stephanie's pov
Io e Tom avevamo mangiato in fretta e poi eravamo usciti a fare un passeggiata per il centro. Come sempre la presenza dei paparazzi non era mancata, così entrambi decidemmo che era meglio mantenere le distanze per evitare fraintendimenti. Di certo però a qualcuno scappò la domanda "siete fidanzati?" o cose del genere.
"Tom, il mio telefono è morto ed è di sopra a caricare, puoi cercare dove si trova il ristorante "Spago di Wolfgang Puck"?" Chiesi abbassando il volume della tv " certo mylady" scrisse qualcosa sul suo telefono e con la fronte corrugata rispose " si trova a Canon Dr, Beverly Hills" memorizzai la zona nelle mia mente e poi andai al piano di di sopra a vestirmi.
Mi lavai in fretta e poi mi diressi verso l'armadio in cerca di qualcosa di decente. Dopo aver passato un bel quarto d'ora nella stanza eccolo che lo vedo li buttano sul pavimento. È semplice, il mio stile, ma bellissimo. È un vestito bianco, leggero che arriva sotto le ginocchia e lascia la gamba scoperta da uno spacco, non troppo volgare, con le spalline sottili. Lo abbino a delle scarpe con il tacco a spillo non troppo alte. Dopo aver indossato il vestito e le scarpe, mi posiziono davanti allo specchio per aggiustami. Lego i capelli in una coda bassa e metto un po'di mascara e blush sulle guance. Scendo le scale cercando di non cadere, visto che non ne sono molto capace con queste scarpe e che sono troppo impegnata a mettere gli orecchini che a badare alla scale.
Talmente presa dalla ricerca della mia borsa che non mi accorsi delle presenza del ragazzo dietro di me. Mi girai e lo sorpresi a sorridere a trentadue denti, prima di iniziarmi a squadrare e ritornare a fissare i mei occhi, mantenendo quel irresistibile sorriso, così ricambi. Mi presi un minuto per osservarlo anche io. Indossa dei pantaloni blu che li fasciano perfettamente le gambe e una semplice camicia bianca con due bottoni aperti. "Sei pronta? Mi chiese mentre continuavo a fissarlo "Si certo, possiamo andare sei vuoi" risposi infine. Scendemmo al garage dove tenevo la macchina, mentre camminavo sono inciampata su qualcosa, dato il fatto che non trovavo le chiavi della macchina.
Chiusi gli occhi, pronta all' impatto e alle risate di Tom alla mia caduta. Subito mi accorsi che il mio di dietro non era sullo sterrato, aprì gli occhi, per ritrovarmi tra le braccia del ragazzo. Misi le mani sulle sue braccia, rimanendo sorpresa da quanto fossero muscolose. Puntai i suoi occhi nei miei, già intenti a fissarmi. Squadrai per bene il suo viso, come se da un secondo all'altro lo avrei dimenticato.
Mi alzò delicatamente da terra, per poi trovarci uno di fronte all'altro, a pochi passi di distanza. Avvicinai cautamente il mio viso al suo e stampai un dolce e soffice bacio sulla sua guancia, dovevo ricambiare la moneta. "Grazie mi hai salvata, il vestito è bianco" "Ogni volta che vuoi darling" disse ridendo. "Ah Tom, credo di aver dimenticato le chiavi della macchina" "oh non ti preoccupare le ho preso io".
Arrivammo al ristornate con un po' di ritardo. Il ristorante lo avevo scelto mio padre, doveva essere un posto che lui frequentava costantemente. "Allora Tom, emozionato per il film?" Chiese mio padre, aggiustandosi il tovagliolo. Alzai gli occhi al cielo, che l'interrogatorio abbia inizio. "Certo che lo sono, non credo di essere mai stato così tanto emozionato" disse Tom convito "ah, Stephanie, tua madre mi ha parlato di quel ragazzo, qual è il suo nome.... Qualcosa come John?" "È Shawn" confermai io "giusto, dimmi come vanno le cose?" . E ora cosa gli dico, mi pace Shawn ma credo che non sarebbe giusto se ci frequentassimo. "Oh non stiamo insieme, siamo usciti solo una volta" dissi abbassando la testa. La cena finalmente finì, io non avevo aperto bocca, nemmeno per protestare del fatto che le porzioni fossero minuscole. Eravamo in macchina, nessuno dei due aveva ancora parlato. "Stai bene? Non hai parlato per tutta la sera?" Chiese Tom una volta arrivati al semaforo, voltandosi verso di me "Si sto bene" risposi forzando un sorriso. Il semaforo scatto e lui si voltò nuovamente verso la strada. La sua mano insicura si posò sulla mia gamba, dal lato dello spacco. La mia pelle a quel contattò rabbrividì e iniziai a sentire una sensazione strana nello stomaco "Sei sicura di non essere malata, insomma non hai nemmeno protestato per la piccola porzione di cibo" disse per poi ridere seguita da me. Ero questo quello di cui avevo bisogno, avevo bisogno di lui. Non mi importava più se come amico o fidanzato, bastava che lui ci fosse, sempre.

It's always been you / Tom Holland Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora