Capitolo trentacinque

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Tom's pov
A cena nessuno aveva aperto bocca o fatto riferimento a Stephanie, per fortuna. Tornai in camera e mi buttai sul letto stremato. Negli ultimi tre giorni non avevano fatto altro che ignorare Stephanie, lei chiamava, mi scriveva messaggi, veniva sotto casa mia, quella dei miei genitori e persino in palestra, ma sapendo che lo avrebbe fatto non ci sono andato. Rimango a fissare il soffitto per un bel po' e mi sento come vuoto, sarà perché ogni volta che mi metto a fissare il soffitto c'è Stephanie vicino a me. Comunque la mia contemplazione non dura molto a causa del mio telefono che si accende segnalando una notifica e già immagino da parte di chi potrebbe essere. Guardo la home del telefono e vedo la scritta "Numero privato ha lasciato un messaggio". Lei non aveva mai usato il numero privato e pensandoci bene a Los Angeles è davvero molto tardi. Magari sarà un spam pubblicitario? E se fosse importante? Be non ci rimane altro che ascoltarlo e scoprirlo. Porto il telefono vicino all'orecchio il telefono in modo che nessuno possa sentire e aspetto di sentire la voce dopo il segnale acustico.
"Ciao sono io, di nuovo" era lei. Si fermò e dall'altra parte si iniziarono a sentire dei singhiozzi "volevo solamente dirti che mi dispiace, e so che non è abbastanza, ma non so che altro dire. Avevi ragione, come sempre, sono stata una stronza anzi lo sono ancora, e mi sento in colpa, Dio solo sa quanto. La verità è che... mi manchi, tanto e forse avrei dovuto dimostratelo prima. Non sei obbligato a parlarmi o vedermi di nuovo, volevo sapere se stavi bene, tutto qui. Niente. Scusa se usato il numero privato, ma altrimenti non avresti mai ascoltato questo messaggio, che spero tu ascolti, e per l'ultima volta, Tom, mi dispiace"
Poi il beep successivo segnalò la fine del messaggio.
Aveva ragione, se non avesse usato il numero privato non avrei mai ascoltato il messaggio. Stava piangendo e la sua voce mi spezzava, ma come lei aveva detto non ero obbligato a parlarle di nuovo, non dopo quello che ha detto e fatto
"Dovresti dirle che stai bene" disse una voce dietro di me, spaventandomi.
Persi sedici anni di vita. Mi voltai scorgendo nell'ombra della stanza la figura di Paddy "Da quanto tempo sei qui dentro?" Chiesi ancora sconvolto "abbastanza da sentire cosa diceva nel messaggio" ripose alzando le spalle.
"Come ho già detto prima, dovresti rispondere" ripete lui.
"Nel messaggio ha detto che non ero obbligato a parlare di nuovo" risposi io noncurante
"Esatto, ma ha detto anche che voleva sapere se stessi bene" puntualizzo lui "ma si può sapere cosa è successo? Avete litigato perché si è dimenticata del tuo compleanno?"
"Non è solo quello, Paddy" risposi ricordando la sera del mio compleanno
"E allora che cos'è?" Insistette lui. Cercai di rimanere il più calmo possibile e di non essere rude
"A volte, Paddy, le cose non vanno come noi vogliamo che vadano" chiarii
"Questa frase non ha assolutamente senso, lo sai vero ?"
"Si forse hai ragione. Quello che intendo dire è che Stephanie ha detto delle cose che non mi sarei mai aspettato che dicesse, cose che mi hanno ferito" terminai io.
Lui lasciò la stanza borbottando qualcosa di insensato.
Io tornai alla realtà andandomi a fare la doccia, avevo bisogno di schiarire le idee, e quale posto migliore se non la doccia.

It's always been you / Tom Holland Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora