Alex:
"Quarantasette... quarantotto... quarantanove... cinquanta!
Hai visto?! Alla fine ce l'ho fatta!" Urlai, sfinito.Giuly:
"Ottimo. Ora vai con l'altra mano."Alex:
"Ah..."Dopo soltanto pochi giorni dal nostro incontro, sembrava già che ci conoscessimo da sempre. Iniziammo con poca confidenza, ma man mano che continuavamo a parlare, ci siamo avvicinati sempre di più. Giuly si allenava duramente ogni giorno, mentre io ero ancora un imbranato.
In quel momento mi stava aiutando coi piegamenti per la prova fisica del giorno dopo. Ci trovavamo nel cortile della caserma, in un punto in cui si intravedeva la finestra della camera che mi avevano affidato, posizionata al terzo piano dell'edificio. I muscoli mi si stringevano su tutto il corpo, come se stessero per schiacciarmi. Ero tutto dolorante, ma il suo incoraggiamento mi spronava a continuare. Era come se il suo spirito combattivo si riversasse su di me, dandomi la forza di andare avanti.Alex:
"Non credi che sarebbe anche il momento di una pausa?"Giuly:
"Ma è presto ancora, devi essere in perfetta forma per il test di domani."Alex:
"Sì, ma..."Giuly:
"Non ricordi cosa ti dissi l'altra volta? Le pause sono perdite di tempo, ti distraggono dal tuo obiettivo principale: vincere."Alex:
"Giuly, no. Non lo sono affatto. Senza pause come credi di riuscire ad andare avanti? Arriverai a un punto in cui sarai sfinita e non riuscirai più a fare nulla. E poi... non puoi pensare di vincere sempre. Non si vive per vincere, si vive per provare. Se poi si perde, beh, almeno ci hai provato. Quindi riposare non è una perdita di tempo."Giuly:
"Ti sbagli. Dovresti provare una volta a stare zitto e lavorare veramente su te stesso."Alex:
"Ma che ti prende? Fino a ieri eri sempre gentile e carina con me, e ora ti comporti così?"Giuly:
"Io... io non lo so."Alex:
"E allora?"Giuly:
"È solo che le nostre vite sono troppo diverse. Non volevo essere qui, né fare da tua personal trainer, ma non è stata una mia scelta."Alex:
"Allora perché non te ne vai?"Giuly:
"Perché queste persone mi hanno dato qualcosa che nessun altro mi ha mai dato: un posto da chiamare casa. Dovresti ringraziarli anche tu, visto che ti hanno salvato e portato qui."Alex:
"Casa? Tu chiami questo posto casa?"
Giuly:
"Senti, tu... tu non ne hai idea. Non sai di cosa stai parlando e non hai passato quello che ho passato io, ok? Non puoi capire cosa significhi per me."Alex:
"E cosa significa?"Giuly:
"Nulla, lascia perdere. Come ho già detto, sei solo uno stupido rammollito."Alex:
"Ah sì? E i tuoi? Non ti hanno insegnato a essere gentile?"Giuly si voltò verso di me, con uno sguardo indispettito. Poi fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e rilassò le spalle prima di continuare.
Giuly:
"Io sono orfana, Alex. Non avrei posti dove andare in ogni caso. Vivo con mia nonna da quando ero piccola. I miei mi hanno abbandonata. Questo perché ero inutile, una perdente, non mi andava mai di fare nulla."Alex:
"Ah... mi dispiace."Giuly:
"Non so il perché, ma mi sento di potermi fidare abbastanza di te per sfogarmi."Alex:
"Puoi farlo, tranquilla."Giuly:
"Ah. Quindi..."Alex:
"Dimmi, su."Lei sospirò. I suoi occhi incrociarono i miei solo per un attimo, rivelando una tristezza profonda e una fragilità che non voleva mostrare. Una lacrima iniziò a formarsi nell'angolo del suo occhio destro, ma la asciugò velocemente con il dorso della mano. Non voleva sembrare debole.
Giuly:
"Mia madre lavorava in una graziosa pasticceria, almeno così mi dissero, ma quando il negozio fallì non ebbe più soldi per mantenermi. Così, quella... quella donna... non provò neanche a cambiare le cose, e mi mollò in questo posto orribile."Alex:
"Cavolo... posso capire.
Io di mio padre non ricordo nulla, se non che era un uomo cattivo. Mia madre è stata arrestata per salvarmi, ma non credo che la rivedrò molto presto."Mi fermai un attimo per soffiarmi il naso con un pacchetto di fazzoletti trovato su un tavolino, facendo un cenno di attesa con la mano.
Giuly:
"Stai piangendo?"Alex:
"No..."Giuly:
"Sicuro di non sapere nient'altro di tuo padre?"Alex:
"In realtà... lavorava anche lui per la polizia, ma era più di un agente. Non mi ha mai detto nulla di sé, quindi se n'è andato e mi ha lasciato solo con mia madre."Lei continuò a tenere gli occhi fissi a terra, ma capii che mi stava comunque ascoltando.
Alex:
"In più, ho scoperto da poco che mio padre ha lavorato con l'assassino del mio migliore amico. Era colui che odiavo di più al mondo, colui che la prima volta ha dimostrato di essere un mostro, che voleva forse uccidermi o usarmi. E invece lui disse il contrario, quando mi si presentò davanti poco prima di morire, o prima ancora, quando mi scrisse una lettera di scuse. Pensai che potesse essere veramente sincero. Ormai non so più a cosa credere, capisci?
La mia vita... è un puzzle assurdo nella mia testa. Spesso mi agito, vado in ansia, e con ciò non riesco bene a vivere come dovrei. Ci sono momenti in cui vorrei solo morire, momenti in cui mi sento uno schifo, in cui la mia esistenza non ha più alcun significato. E tu cosa fai? Mi vieni a dire che non ti capisco. Io capisco, ti capisco benissimo. E fidati..." Mi interruppi, guardando in alto e cercando di riflettere a come potessi finire la frase.
"Certe volte io vorrei... vorrei che questo schifoso mondo smettesse di esistere!"Giuly:
"A... Alex? Guarda il muro...
Sta per crollare, attento!" Mi urlò a squarciagola.Lei mi saltò addosso con prontezza, mi spinse la schiena con una forza inaspettata e mi trascinò eroicamente verso il pavimento. Con un'esplosione di frammenti, il muro crollò rovinosamente, lasciando dietro di sé una nuvola di polvere.
Giuly:
"Quindi... sono questi i poteri di cui parlava il Caposquadra..."È strano come riusciamo sempre a trovare similitudini tra noi esseri umani. Siamo fatti così, è come se le nostre anime si cercassero e si riconoscessero, soprattutto quando arriva quel momento della nostra vita in cui non ci sentiamo più soli.
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Il Mondo Oltre I Miei Occhi - Volume 1
Science-Fiction"Ero solo un ragazzo comune, uno come tanti... poi sono stato portato via. Mi hanno strappato via da lei e non l'ho più rivista. Le grida e i pianti delle persone risuonavano nella mia mente, impotenti di fronte a tutto ciò. Luci accecanti trafiggev...