Quel giorno nessuno di noi riuscì a chiudere occhio. Come avremmo potuto? Anni di duro lavoro andati in fumo, tutta la dedizione che avevamo messo per costruire un edificio perfetto, proprio come ripeteva continuamente il Signor Cruz. E ora era tutto perso. E tutto per colpa mia. Se solo avessi ascoltato Giuly e mantenuto la calma, magari le cose sarebbero andate diversamente. Ma ciò che è fatto è fatto, e purtroppo non si può tornare indietro.
Io e Giuly non potevamo più restare lì, la polizia ci avrebbe scoperti in un attimo e sarebbe stata la fine. Dovevamo tornare da Leo e Nat, che per fortuna avevano deciso di rimanere a casa loro. A ripensarci, fu una scelta molto saggia.
Eravamo tutti immersi nella disperazione. Olson aveva ormai perso ogni speranza nella squadra, mentre il Signor Cruz sembrava sul punto di piangere per il fallimento del suo progetto. Il Signor Crawford e gli altri, accorsi sul posto, frugavano disperati tra le macerie, cercando i pochi agenti che ancora mancavano all'appello, con la flebile speranza che qualcuno fosse sopravvissuto. Ricordo benissimo quella sensazione, maledizione se la ricordo. Mi ha accompagnato per molti anni della mia vita, ed è la stessa sensazione che provai quando finì quella famosa guerra di cui non vi ho ancora parlato. Ma, adesso, direi che è giunto il momento di farlo.
Il Signor Crawford mi raccontò tutto, ogni singolo dettaglio. Mi parlò di quando si arruolò nell'esercito, della loro missione e di tutto ciò che accadde. Ci eravamo fermati a quel fatidico giorno, il giorno del disastro: la distruzione della città, un bombardamento totale. Ma quello fu solo l'inizio. Quando il mio potere divenne un'informazione di dominio pubblico, rimanevano poche opzioni. Il governo precedente impose l'obbligo militare: tutti i ragazzi e uomini dai 18 ai 60 anni dovevano arruolarsi, indipendentemente dal loro lavoro o dalla loro vita. Non fecero eccezioni per nessuno. Anche il Signor Crawford fu costretto ad arruolarsi, come per tutti gli altri, e non nascose quanto fosse preoccupato... non tanto per l'uso delle armi o per il pericolo di ferirsi, ma perché sapeva che era una guerra persa fin dall'inizio. Dovevano combattere contro qualcosa di sconosciuto, mai visto prima, senza sapere nemmeno da dove cominciare.
Ogni giorno arrivavano nuove reclute da tutto il mondo: quella guerra era divenuta un conflitto globale. Il primo giorno d'addestramento, in ognuno dei centinaia di campi militari, si presentarono in media più di 450 persone. Erano divise in squadre: A, B, C, fino alla F. Ogni squadra era composta da 75 uomini, tutti in riga. Nella squadra del Signor Crawford, il comandante era un certo Towry, un uomo pelato, di bassa statura e magro, ma incredibilmente scorbutico. Towry squadrò subito il Signor Crawford e gli disse che avrebbe tenuto d'occhio ogni sua mossa.
L'addestramento che era stato progettato per loro consisteva in un tracciato immenso, lungo circa 2 chilometri, pieno di ostacoli, esercizi, sbarre, pneumatici e muri da scalare. Nonostante fosse un periodo di guerra, tutto era organizzato alla perfezione: un cronometro fisso scandiva i tempi. Classifiche, premi e punizioni venivano aggiornati su una tabella appesa in ogni dormitorio. I pasti erano migliori di quanto si aspettassero, anche se le porzioni erano minuscole. C'era sempre qualcuno che si sentiva male per la fame o si lamentava. Le chiamavano Razioni pX, dal nome del progetto su cui stavano lavorando i nemici. Erano ideate per fornire quasi tutte le vitamine necessarie, mescolando sapori diversi.
Il vero problema, però, erano le persone. Il Signor Crawford la definiva tutta gentaglia: ladri, pregiudicati, persone senza onore. Lo trattavano male, ridevano di lui, gli facevano dispetti, ma lui li ignorava, cercando di dimostrare il proprio valore. Si distinse subito tra i migliori: maneggiava le armi come fossero matite, e per questo veniva considerato un pezzo grosso. Tuttavia, man mano che la sua abilità divenne evidente, l'invidia crebbe negli altri, che si organizzarono per ostacolarlo. Mi raccontò di quando gli rubarono il pranzo o di quando gli sostituirono le armi con caricatori difettosi.
Col passare del tempo, Crawford si abituò a quel nuovo ambiente, finché un giorno venne scelto per una missione. Lui la definiva una "Pura follia".
Venne convocato nell'ufficio del Generale. Ricorda ancora perfettamente la tensione che provava mentre si avvicinava alla porta. Bussò due volte, poggiò la mano sulla maniglia, la strinse con forza e aprì. Il Generale si voltò subito, posò la penna sul tavolo e lo fissò. Il Signor Crawford me lo descrisse come un uomo alquanto particolare, con un'aria vagamente francese, sempre elegante e con baffetti curati. Subito capii di chi si trattasse: era il nostro Caposquadra.
Non avrei mai immaginato che fosse lui, che si fosse fatto strada così tanto in quegli anni. Crawford, facendo il classico saluto militare, venne invitato a sedersi di fronte a lui, che gli offrì anche un caffè, come se fossero semplici vicini di casa. I due chiacchierarono a lungo, parlando del più e del meno. Il Caposquadra gli fece domande assurde, arrivando persino a parlare del suo vecchio cane da caccia. Cosa diavolo importava a Crawford del suo cane da caccia? Solo alla fine della conversazione arrivò al punto. Fece un cenno a un uomo presente nella stanza, invitandolo a uscire.
Il Caposquadra spiegò che avevano rintracciato il nascondiglio della donna che guidava, nell'ombra, quella setta di fanatici, e che sarebbero dovuti andare a catturarla.
La sua figura era oggetto di culto: sostenevano che il suo potere fosse un dono divino, un segno della sua superiorità sugli altri. Lei alimentava queste credenze, costruendo intorno a sé un'aura di invincibilità, e si proclamava la guida destinata a unire il mondo. Ma il suo piano non si basava solo sulla fede: aveva bisogno di dimostrare il proprio dominio. Fu così che scatenò il caos, distruggendo la città. Quel disastro era un messaggio chiaro, un atto di forza brutale per piegare chiunque alla sua volontà. Tuttavia, la donna si muoveva con astuzia. Non si definiva mai apertamente come leader della fazione responsabile degli attacchi; anzi, si mostrava pubblicamente come una figura di pace, una guida che si opponeva alla violenza. Disprezzava apertamente i terroristi, definendoli la vera minaccia da estirpare, e proclamava che solo con un cambiamento drastico si sarebbe potuto evitare un futuro di guerre e sofferenze. Le sue parole, cariche di empatia e visione, conquistarono molti, specialmente chi era disperato e cercava una speranza. Ma chi conosceva la verità sapeva che quegli attacchi erano parte del suo piano diabolico. La distruzione aveva scatenato il caos tra la gente comune, che non sapeva più a chi credere. Le città divennero teatri di panico e disperazione, e il governo, sentendosi minacciato, reagì con una mano pesante: legge marziale e arruolamenti forzati. In pubblico, la donna condannava ogni azione violenta e spingeva per una soluzione che unisse le persone sotto un'unica guida. Ma le sue vere intenzioni restavano celate dietro una maschera ben studiata. Il popolo, accecato dalla paura e dalla confusione, vedeva i fanatici come il nemico principale, senza capire che la fonte del loro potere risiedeva proprio in colei che si presentava come la salvatrice. Il Caposquadra, però, non aveva dubbi: quella distruzione era un segno inequivocabile della sua crudeltà. Era una strategia studiata per dividere, destabilizzare e assicurarsi che, alla fine, tutti avrebbero seguito le sue regole, volontariamente o per necessità.Il Signor Crawford rifiutò subito l'incarico militare che gli venne assegnato, spiegando quanto fosse assurdo tutto ciò (c'era davvero bisogno di spiegarlo?). Il Caposquadra rimase impassibile. Si congedarono, e da quel giorno non lo vide più. «Forse lo aveva capito anche lui», pensò. Possibile che non si fosse mai chiesto se tutto ciò fosse davvero realizzabile?
Crawford tornò ad allenarsi come se nulla fosse, ma nei giorni successivi sentì che c'era qualcosa di strano nell'aria. Troppa calma. Informandosi, scoprì che il Generale aveva mandato un'intera squadra a compiere quella missione, ignorando tutto ciò di cui avevano discusso quel giorno. Li aveva mandati a morire. Il Caposquadra era davvero un mostro senza cuore, quasi come la Suprema. A volte penso a quanto siano simili in questo, nonostante siano nemici giurati.
Dopo numerose ricognizioni, battaglie perse e disastri, mesi dopo si diffuse la notizia di ciò che il Caposquadra aveva fatto. Questo scatenò una ribellione violenta. I soldati si ribellarono ai loro superiori in una sanguinosa battaglia. E così tutto - scusate il termine - andò a puttane.
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Il Mondo Oltre I Miei Occhi - Volume 1
Ciencia Ficción"Ero solo un ragazzo comune, uno come tanti... poi sono stato portato via. Mi hanno strappato via da lei e non l'ho più rivista. Le grida e i pianti delle persone risuonavano nella mia mente, impotenti di fronte a tutto ciò. Luci accecanti trafiggev...