CAPITOLO 18 - Sangue

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Finalmente era giunto il momento. Mi trovavo a terra, scaraventato giù da quella stramba signora che si faceva chiamare la Guida Suprema. Mi aveva seguito nell'ombra e ora ero lì, quasi sconfitto, umiliato. Ma non mi arresi. Mi rialzai lentamente, con rabbia, gridando con tutta la forza che mi era rimasta. La battaglia stava per iniziare.

Alex:
"Non posso lottare a mani vuote." Riflettei ad alta voce.
"Quindi dovrò trovare un nuovo metodo per combattere."

Raccolsi da terra un grosso sasso, perfetto per essere lanciato. Con tutta la forza e il potere che avevo, lo scagliai contro di lei, ma fu tutto inutile. Il sasso non la colpì nemmeno: si disintegrò prima di raggiungerla, ridotto in polvere.

Alex:
"Ma cosa..."

Suprema:
"Cosa volevi farmi con quel sassolino? Il solletico?"

Io non risposi, ero troppo impegnato a concentrarmi sul da farsi. Stetti un po' di secondi a riflettere, poi notai una cosa: lei aveva con sé una pistola, infilata con disattenzione nella tasca. Dovevo riuscire ad avvicinarmi e prenderla.

Suprema:
"Quindi? Come pensi di attaccarmi?"

Alex:
"Non lo farò."

Suprema:
"Come? Di già? Hai appena detto che mi avresti ucciso, già ti arrendi? Non c'è gusto così."

Alex:
"Verrò con lei, se non c'è altra scelta."

Suprema:
"L'altra scelta c'è. La morte. Vedi tu cosa preferisci."

Alex:
"Mi arrendo. Ha vinto lei."

Suprema:
"Ho vinto io? Senza muovere un dito? Sapevo di fare paura, ma così stai esagerando."

A quel punto, mi avvicinai a lei lentamente, con le mani alzate e una sicurezza che non sentivo realmente. I suoi occhi increduli, colmi di malvagità, non mi lasciavano scampo. Quando fui abbastanza vicino, mi afferrò all'improvviso, stringendomi il collo con una mano, come se volesse schiacciarlo. Non applicava pressione, mi teneva solo fermo, immobilizzandomi.

Suprema:
"Allora?"

Alex:
"Cosa?"

Suprema:
"Qual è il tuo piano? Racconta pure. Vuoi rubarmi la pistola?"

Le avevo poggiato delicatamente il braccio sul fianco, cercando di afferrarla, ma lei cominciò a stringermi sempre di più il collo. La pressione era insopportabile. Non riuscendo più a resistere, le assestai una gomitata nello stomaco. Lei reagì immediatamente, rigirandomi con forza, ma non fece in tempo a completare il movimento che io le sferrai un calcio, facendola perdere l'equilibrio e scivolare a terra. Mi ci gettai sopra, schiacciandole il collo con il gomito, mentre lei urlava.

Guida Suprema:
"Lasciami! Se non vuoi che finisca male, lasciami subito!"

Nonostante le sue grida, la tenevo immobilizzata. La sua borsetta, che aveva sulla spalla, cadde a terra, e colsi l'occasione per cercare disperatamente di riprendere la pistola al suo interno. Ma la sua resistenza era feroce. Con uno sforzo tremendo riuscì a liberarsi, e con il suo potere mi colpì violentemente in viso con un calcio. Il colpo mi fece schizzare il sangue dal naso. Con il cuore che batteva all'impazzata, mi concentrai. Veloce come un lampo, mi teletrasportai dietro un muretto a pochi passi da lì, poco prima che lei potesse colpirmi di nuovo.

Non ero fuori pericolo. In quell'istante arrivarono i suoi uomini armati, le sue guardie, e cominciarono a setacciare l'area per cercarmi.

Suprema:
"Ce l'avete fatta! Aiutatemi a perlustrare la zona, è qui vicino!"

Il Mondo Oltre I Miei Occhi - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora