CAPITOLO 16 - Minaccia

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Dopo quel triste episodio sono cambiato profondamente. Essere, come si dice oggi, friendzonato mi aveva reso molto più freddo di prima. Avevo raggiunto il culmine della mia adolescenza, un periodo segnato da un amore non corrisposto, dalla solitudine e dalla paura di innamorarmi di nuovo, sapendo che i miei sentimenti potevano non essere ricambiati. Mi ero convinto che sarei rimasto solo per sempre.

La depressione mi attanagliava, ed era così opprimente che, in un momento di debolezza, avevo persino pensato di togliermi la vita. Ero diventato uno sciocco... cazzo se lo ero. Basta così poco per far spegnere una persona, lasciarla annegare in un'oscurità da cui sembra impossibile uscire. Sono stato trascinato nella tempesta delle mie emozioni più cupe. Solo più tardi, il destino mi regalò un raggio di speranza facendomi incontrare la mia migliore amica, Sophie.

La conobbi quando finalmente tornai a scuola dopo un lungo periodo di assenze, provocate dal peso di quel tragico evento. Frequentavo una scuola privata - non potevo certo andare a quella pubblica, sarebbe stato troppo pericoloso. Anche Sophie era stata assente a lungo, a causa di una rara malattia. All'inizio, pensai che fosse perfetta per aiutarmi a dimenticare Giuly una volta per tutte... ma forse mi sbagliavo, e per me divenne presto solo un sostituto, una brutta copia di quello che volevo.

Un giorno, mentre eravamo soli nel corridoio della scuola, Sophie mi confessò i suoi sentimenti per me. Non me l'aspettavo, anche se era piuttosto evidente, e tutti in classe lo avevano già capito. Nonostante ciò, non ne fui colpito come pensavo. Senza sapere davvero cosa dire, le risposi che anch'io provavo qualcosa per lei. Era una piccola bugia bianca... insignificante, o almeno così pensavo. Cosa poteva andare storto, no? Il tempo volò, e presto lasciammo la scuola per iniziare una nuova vita. Adottammo un cucciolo di Golden Retriever, convinti che ci avrebbe fatto compagnia e reso felici. Speravo che, con il tempo, potessi davvero innamorarmi... e invece, eccomi qui, ancora in attesa di quel giorno.

Oggi sono tornato in città alla ricerca di qualcosa da mangiare, ma come sempre le scorte sono esaurite. Fortunatamente, grazie al mio potere riesco a procurarmi piccole riserve di cibo. Sarebbe meglio se riuscissi a creare ciò di cui ho bisogno da solo, ma non so se il mio potere abbia dei limiti. Ancora non ho capito fino a dove può spingersi.

La città era spettrale, deserta. Le persone si rifugiavano al coperto, delle lunghe file si formavano solo davanti ai pochi luoghi di prima necessità. Ogni volta che cammino tra quelle strade, mi colpisce vedere quanto sia cambiato questo "Nuovo Mondo". Oggi, però, qualcosa non andava. Sentivo un disagio crescere in me, una sensazione opprimente che mi faceva battere il cuore a mille. Ultimamente, ho scoperto di avere una sorta di premonizione: ogni volta che ho questo presentimento, accade qualcosa di brutto. Il mio cuore accelera, il sudore scende freddo lungo la schiena, e ogni ombra sembra nascondere una minaccia. Mi sento osservato. Sto diventando pazzo o mi sto immaginando tutto? È solo nella mia testa, vero? Almeno, spero che sia così. E se invece mi stessero seguendo?
Un'idea mi attraversa la mente. Decido di tornare di corsa alla macchina, afferro il volante con forza e parto. Faccio qualche giro per le strade deserte, e presto noto una macchina nera con i vetri oscurati che mi segue. Ogni svolta che faccio mi segue a ruota. Mi stanno pedinando.

Voi cosa avreste fatto al mio posto? Vi sareste fermati per affrontare la situazione o sareste scappati? In modo strano, istintivo, ho scelto la prima opzione. Non è da me, ma successe tutto automaticamente. Mi sono fermato e ho atteso. Non ci volle molto prima che la macchina nera si fermasse dietro di me. Il silenzio cadde pesante, come una cappa opprimente. La mia pelle si rizzò, e l'atmosfera divenne così cupa che sembrava notte. Il motore della macchina si spense, e nel silenzio più totale, la portiera si aprì con un cigolio agghiacciante. Ne uscì... una donna?

Indossava tacchi alti che risuonavano sul cemento, scandendo ogni passo. Dalle spalle scendevano dei lunghi capelli biondi sbiaditi, quasi bianchi. Ma ciò che attirò subito la mia attenzione fu il suo viso: orribilmente lacero, come se fosse stato strappato e ricucito in modo grossolano. I suoi occhi, rossi come fiamme dell'inferno. Una grande cicatrice le attraversava il braccio destro, irregolare e serpentiforme, segno di una ferita che non era mai guarita del tutto.

Il Mondo Oltre I Miei Occhi - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora