CAPITOLO 23 - Il Segreto

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Decisi di prendere le scale. Per un fifone come me, erano la soluzione perfetta. Ho sempre avuto paura degli ascensori, l'idea di rimanere bloccato in uno per sempre mi faceva rabbrividire. Così, tenendo un ritmo sostenuto, iniziai a scendere gradino dopo gradino. Le scale erano lunghe, buie, con scalini più alti del normale, ma non avevo scelta. Mentre correvo giù, i miei occhi scrutavano l'ambiente intorno a me. Notai molte porte lungo il percorso, alcune delle quali non comparivano nemmeno sulla mappa che ci aveva dato il Signor Cruz. In un primo momento pensai fossero solo vecchi sgabuzzini abbandonati, ma lo stato fatiscente delle porte e le tracce di sangue secco mi fecero cambiare idea. L'atmosfera si faceva sempre più cupa, illuminata solo da una debole luce che proveniva dal piano inferiore. Il mio respiro era accelerato e, appena raggiunsi l'ultima porta, mi appoggiai con impeto per aprirla.

Cruz:
"Eccomi, aspetta. Ora apro."

Nonostante stesse venendo ad aprire, feci pressione sulla maniglia per entrare subito. Non volevo rimanere in quel posto per un altro secondo.

Cruz:
"Ecco fatto." Disse indietreggiando.

Senza perdere tempo, mi precipitai dentro la stanza, lasciando il Signor Cruz sorpreso.

Cruz:
"Non ti credevo così fifone."

Alex:
"C-cosa c'è... dietro a quelle porte?"

Cruz:
"Cosa? Quali porte?"

Alex:
"Quelle sulle scale... c'era del sangue."

Cruz:
"Ahh, quelle porte. Nulla di che, è difficile da spiegare."

Alex:
"Ho detto... cosa c'era?!"

Cruz:
"Diciamo che questo, una volta, era un laboratorio sotterraneo di tuo padre, dove venivano condotte ricerche sugli effetti dell'iniezione del potere su cavie. Successivamente è stato abbandonato e sopra costruita la villa."

Alex:
"Cosa..."

Cruz:
"Beh, a giudicare da quello che hai visto quegli esperimenti non andarono così bene, quindi decidemmo di sbarrare tutte le porte e dimenticarcene."

Alex:
"Quindi lì... non c'è più nulla, giusto?"

Cruz:
"Esatto. Prima di chiudere abbiamo fatto molti controlli, non c'è assolutamente nulla di sospetto."

Alex:
"Ah, ok... va bene."

Cruz:
"Dai, ora vieni. Ti faccio vedere una cosa."

Seguii il Signor Cruz, posizionandomi proprio dietro di lui. Entrammo in una stanza vasta e completamente illuminata, una differenza netta rispetto agli ambienti oscuri che avevamo esplorato fino a quel momento. La prima cosa che notai fu la ripetizione ordinata di numerose colonne in fila, come un pattern architettonico volto a sostenere l'intera struttura. Dietro di esse, nascoste nel soffitto e nel pavimento, brillavano delle lampade con una luce calda e soffusa, che conferiva all'intero spazio un'atmosfera scintillante. Le pareti, che sfumavano nell'oscurità, sembravano dorate, come se fossero state dipinte con l'oro stesso. Non c'era molto intorno: alcuni quadri raffiguranti un deserto misterioso e due o tre mobili pieni di vecchi libri ricoperti di polvere. Ma ciò che catturò davvero la mia attenzione si trovava davanti a noi: nove porte d'acciaio, ciascuna dipinta con un colore diverso - rosa, rosso, arancione, giallo, blu, turchese, verde, viola e bianco.

Il Mondo Oltre I Miei Occhi - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora