CAPITOLO 26 - L'Idea

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Anche quest'anno è volato via in un attimo. Sembrano passati solo pochi giorni da quando tutto è iniziato, da quando ho incontrato Giuly. E invece eccoci qui, due adulti con vite completamente diverse e modi di essere opposti. Ci dicono spesso che sembriamo scambiati, come due poli complementari: lei con il coraggio di un uomo, io con la sensibilità di una donna. Mi dà fastidio quando lo dicono, anche se dipende da chi viene il commento. Se lo dicono Leo o Nat, riesco ancora a tollerarlo, ma in generale, sto iniziando a odiare questi pregiudizi.
A proposito di Leo e Nat, avevamo pensato di fare una cosa che sapevamo essere piuttosto folle: tornare alle origini. Letteralmente, tornare a casa. Quella vera. La casa di mia madre, per vedere cosa ne è rimasto e che fine ha fatto lei. Quanto mi manca... Mi chiedo se si ricordi ancora di me, se sia ancora viva. Non ho mai smesso di pensarla. A volte guardo il cielo e mi ritrovo a immaginare la sua voce, come nei film. Questa vita, a volte, mi sembra proprio uno di quei film. Un banale e terribile lungometraggio. Quanto vorrei che fosse solo finzione. Ogni tanto sogno a occhi aperti e mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se non avessi avuto questo potere.
Vorrei poter vivere una vita semplice, normale, persino banale. Sì, avrei preferito passare il tempo a studiare, uscire con gli amici, facendo sciocchezze in giro per poi tornare a casa alle dieci di sera, cercando di non farmi rimproverare dai genitori, piuttosto che tutto questo...
Tempo fa, decisi di per scrivere una lettera a mia madre. Ho scelto di inserirla qui invece che come interludio, perché sento il bisogno di parlare anche di altre cose.

«Mamma. Cara mamma. Mi manchi tanto. Ma non tanto e basta, tanto tanto tanto, così tanto che l'altro giorno ho passato una notte insonne a pensarti. Così tanto che ogni volta che penso a te mi cade una lacrima sul volto, che attraversa lentamente tutta la guancia e che io non asciugherò mai, finché non sarà caduta a terra e si prosciugherà da sola.
Mamma. Spero che tu stia bene, davvero. Ne ho passate di tutte i colori quest'anno. Sono diventato un uomo, almeno d'età. Fisicamente sono rimasto un bambino com'ero prima, sempre alla ricerca di affetto. Sappi che mi mancano i tuoi baci, i tuoi abbracci, le tue dolci carezze, i grattini sulla schiena che mi facevi sempre per calmarmi. Mi manca ogni cosa di te. Mi mancano le tue parole, le tue mani docili, i tuoi occhi teneri, il tuo sorriso unico che mi tranquillizzava sempre.
Dio... quanto vorrei rivederti. Vorrei averti qui, ora. Mi renderesti la persona più felice sulla faccia della terra.
So che anche tu mi starai cercando, non ci siamo più visti da quel giorno. E pensare che me ne stavo per andare via di casa, ma ora tornare sarebbe il mio sogno più grande. Ci siamo lasciati nel peggiore dei modi, spero che tu possa perdonarmi... o che l'abbia già fatto. Anzi, sicuramente l'avrai già fatto, ti conosco troppo bene.
Sarai sicuramente contenta di sapere che ho continuato a fare ciò che mi hai sempre detto, sto scrivendo un libro tutto mio, un'autobiografia. Spero che un giorno tu possa leggerlo, anche se ci sono un po' di parolacce, di cui me ne vergogno, ma le usavi anche tu ogni tanto. Io preferivo non farlo, non le ho mai trovate appropriate per il mio stile di scrittura. Tuttavia, in questo caso servono. Devo trascrivere ciò che ho vissuto, che sia brutto o che sia bello, e le parolacce ne fanno sempre parte. Ricordo ancora quando ti scappavano, io ridevo sempre. Mi facevi morire dal ridere, davvero. Non credo di aver mai riso come quando eravamo assieme. O meglio, capitava, con i miei amici.
A proposito, ho trovato finalmente dei nuovi amici, so che loro ci saranno sempre per me. Si chiamano Giuly, Nat e Leo. Giuly è una ragazzaccia, una di quelle che non piacevano a te, ma se potessi conoscerla giuro che cambieresti idea. Nat è un ragazzo molto atletico, Leo un po' meno. Di solito vanno a coppia, sono come cane e gatto, ma sono estremamente simpatici. Mi fanno tornare sempre il sorriso.
Spero che un giorno possa raccontarti tutto di persona, come facevo con le vicende di scuola, e che possa riabbracciarti. Intensamente.
Ti voglio bene mamma
.

Con affetto, tuo figlio Alex


Questo è tutto. Non sono mai stato bravo a scrivere lettere. Tuttavia, spero di riuscire a spedirla, anche se so perfettamente che non le arriverà mai.
Tornando a noi, negli ultimi giorni le cose sembrano essersi stabilizzate. Siamo tornati a vivere a casa di Nat. Ora siamo tutti insieme e, per quanto strano possa sembrare, viviamo una vita tranquilla. Non è successo nulla di particolare, e questo mi spaventa. Sembrava quasi di vivere quella vita normale di cui parlavo prima, ma non era così. Per niente. Avevo costantemente il timore che potesse accadere qualcosa. Di notte non dormivo quasi più, e se chiudevo gli occhi, era solo per qualche minuto prima di rimettermi in piedi, in allerta, per non perdermi nulla. Giuly era preoccupata per me, ma non solo. Era anche molto preoccupata per Luna, che era sparita ormai da tempo. L'aveva cercata per mesi senza trovare una traccia. Sfortunatamente, la gente sparisce facilmente in questi tempi. Quando qualcuno esce di casa senza portarsi nulla dietro, è difficile che torni.
Capivo cosa provava Giuly. Il rapporto tra lei e Luna mi ricordava, in qualche modo, quello tra me e mia madre, anche se non c'entrava nulla. Non so perché, ma nella mia mente continuavo a fare questo paragone. E, forse per questo, non sono mai riuscito a vederle davvero come una coppia.
All'improvviso, mentre ero immerso in questi pensieri, mi venne un'idea. Forse la migliore che abbia mai avuto. La maggior parte di voi penserà che sia una follia, e forse lo è. Mi darete del pazzo, dello sventato, e non posso biasimarvi. Ma a volte, quando tutto sembra impazzire, è necessario compiere una follia. Sapevo che era solo questione di tempo. Dovevo solo aspettare il momento giusto per fare la mia mossa.

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