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EVA

Arrivati a casa faccio entrare Elia e lo spedisco in bagno per farlo cambiare.

<<Ma non avevate un posto in cui ripararvi?>> Scoppia a ridere mia sorella quando mi vede fradicia dalla testa ai piedi.

<<Ma cosa ne sai tu, abbiamo ballato sotto la pioggia.>> Le faccio la linguaccia mentre prendo l'intimo per correre in bagno a lavarmi.

<<Bleah, mi fate vomitare.>> Dice e fa finta di vomitare sul pavimento.

<<Quanto sei antipatica.>> Alzo gli occhi al cielo uscendo dalla stanza. <<Per favore dai ad Elia i vestiti che Filippo ha lasciato qui, poi digli di bruciarli quando va a casa.>> Comunico e vado in bagno per farmi una doccia.

Sono emozionata, tra meno di due ore devo vedermi con Tommaso e andare a cena con lui. Ancora penso al nostro bacio e ancora penso a quello che mi ha detto Elia in macchina.

E' vero, forse devo darmi la possibilità di amare ancora, ho sol vent'anni e di sicuro non sono né la prima persona, né l'ultima che viene delusa dalla persona che ama. Voglio buttarmi in questa nuova avventura, dare tutta me stessa a Tommaso, provare a costruire qualcosa e godermela fino in fondo. Non devo più avere paura di nulla, sono stufa di piangermi addosso e pensare che non incontrerò mai qualcuno che mi ama davvero. Ho deciso, staserà starò tranquilla, rilassata, succeda quel che succeda, sono pronta a rischiare, pronta a vivere di nuovo.

Dopo essere uscita dalla doccia ricevo un messaggio da parte di Tommaso in cui mi avvisa che sarebbe passato a prendermi alle 19:30, un po' prestino per una cena, ma gli rispondo ugualmente che mi farò trovare pronta per quell'ora e mi avvio in camera per prepararmi.

<<Oh cazzo>> Grido, coprendomi immediatamente la bocca subito dopo per l'imprecazione uscita da essa. Non è da me dire parolacce. Elia è sdraiato sul letto con uno dei miei libri in mano. Stringo ancora di più l'asciugamano avvolto attorno al mio corpo per evitare che si apra.

<<Hey stai cercando di molestare la mia mente?>> Ride portandosi le mani sugli occhi.

<<Ma smettila, mi hai vista così un milione di volte. Esci per favore, devo vestirmi.>> Dico, prendendo il vestito dall'armadio e poggiandolo sul letto.

<<Vabbè ma sei la mia migliore amica, posso vederti nuda.>> Ammicca lui.

<<Ma smettila pervertito, aspettami giù che devi darmi un tuo parere.>> Dico prendendolo per mano e spingendolo fuori dalla mia stanza. Fa per dire qualcosa ma gli sbatto la porta in faccia.

Dopo essermi asciugata, piastrato i capelli e essermi truccata in modo leggero, passo ad infilare il vestito, guardandomi allo specchio.

Questo vestito mi piace tantissimo e amo il modo in cui mi sta. Non ho mai avuto un bel rapporto con il mio corpo, dai quattordici ai diciotto anni ho sofferto anche di DCA, è stato orribile, ma soprattutto è stato difficile uscirne. Avevo paura di qualsiasi cibo, soffrivo di abbuffate compulsive, mi abbuffavo e poi correvo in bagno a vomitare. Sono stati, probabilmente, i cinque anni più brutti della mia vita. Per quanto mi sforzassi di apprezzarmi, amarmi...non ci riuscivo. Ero sempre a punto e a capo. Non sono magra, ho un bel po' di forme e curve e per questo motivo mi sono sempre sentita a disagio con il mio corpo. Mi sentivo obbligata dagli standard della società a dovermi migliorare, a dover dimagrire, a dover essere magra come le modelle. Qualsiasi cosa mettessi, mi metteva in crisi. Ma dopo anni di cura, di sedute dalla psicologa, finalmente ho capito che bisogna amarsi per come si è. E' giusto migliorarsi, truccarsi, farsi belli, ma è giusto farlo per se stessi. Solo ed esclusivamente per se stessi. Sono stati anni difficili, anni in cui vivevo in un baratro, era tutto un circolo vizioso. Dimagrivo ed ingrassavo, dimagrivo ed ingrassavo e non è bello quando ti senti dire che sei brutta, cicciona e che le tue cosce sembrano dei prosciutti che strusciano tra loro. C'è stato un periodo in cui, oltre che a sfogarmi sul cibo, mi sfogavo su me stessa. Mi procuravo ferite, tagli, da sola...perché pensavo che il dolore fisico, mi allontanasse da quello che provavo dentro di me, ma non era così. Il dolore era tanto e non riuscivo nemmeno ad andare a scuola. Alla mia psicologa devo tutto, ha saputo capirmi e ha saputo aiutarmi quando nessuno riusciva a farlo, non perché loro non ci provassero, certo, ma perché avevo bisogno di qualcuno che sapesse esattamente cosa mi passasse per la testa. Dopo quegli eventi, ho preso la decisione di iscrivermi a psicologia, per poter aiutare le persone come me. Non vado fiera del mio passato, ma non lo rinnego, perché grazie ad esso, sono la Eva di adesso. La Eva sorridente, che ama se stessa e chi la circonda.

17 Metri sopra il livello del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora