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EVA

<<Questi li prendi tu?>> Mi dice Tommaso indicandomi la pila di vestiti di Elia sul letto. Annuisco e continuo a svuotare i cassetti della sua stanza. Domani si terranno i funerali e la madre ci ha chiesti di dividerci le cose di Elia. Lei non ce l'ha fatta ad entrare in questa casa dopo la morte del figlio, ed io, a stento sono riuscita a varcare la soglia della porta d'ingresso. Anche solo entrando nell'atrio del palazzo le lacrime hanno ricominciato a scendere come se non ci fosse un domani e credo che alla fine di tutto questo, il mio serbatoio finirà ed io non avrò nemmeno più le lacrime, che sono l'unica cosa che mi rimane. Sul comodino di Elia trovo delle nostre foto messe tutte in un'unica cornice e mi accascio a terra stringendola al petto.

<<Hey, hey, shhh.>> Tommaso si fionda su di me e mi culla tra le sue braccia. <<Finisco io, tu va a farti una camomilla.>> Mi dice, mentre mi accarezza i capelli. Io scuoto la testa. Non voglio uscire da questa stanza, voglio rimanere qui, nella stanza in cui io e il mio migliore amico abbiamo riso, pianto, festeggiato e litigato. <<Sicura?>> Mi domanda ancora prendendomi il viso tra le mani. Annuisco.

<<Voglio stare un po' da sola. Per favore.>> Lo supplico mentre sento le mie mani tremare ed il corpo pesante.

<<Va bene piccola. Sono in cucina, chiamami per qualsiasi cosa.>> Mi lascia il suo solito bacio sulla fronte e se ne va.

Sono sola, sul pavimento freddo di questa stanza troppo grande e vuota. Prendo una sua felpa dalla pila di vestiti sul letto e me la infilo. Mi stendo nel suo letto, e mi rannicchio su me stessa. Il suo profumo è ancora impresso tra le lenzuola, sui vestiti e mi sembra anche di sentire le sue braccia avvolgermi il corpo. Mi sembra di sentire ancora la sua voce, la sua risata, la sua allegria. Come farò ad andare avanti senza di lui? Se n'è andato all'improvviso, non mi ha nemmeno aspettata. Vorrei raggiungerlo, ovunque lui sia, vorrei andare da lui, ma sarebbe deluso e incazzato con me. Gli ho promesso di vivere la mia vita anche per lui e non posso deluderlo. Stamattina l'ho rivisto, prima che lo portassero in obitorio, l'ho rivisto per l'ultima volta e mi sono presa tutto il tempo possibile per imprimere nei miei ricordi il suo volto, il suo corpo, ancora una volta-. Mentre lo portavano via, ho sentito morire qualcosa dentro di me, ha portato nella tomba con lui tutti i miei sorrisi, la mia felicità e le mie lacrime. Ora sono solo un guscio vuoto, la mia anima è con lui. Non so se sarò ancora in grado di vivere o se semplicemente mi limiterò a sopravvivere. E' un dolore che non riesco a spiegare, al momento della sua morte tutto è svanito, l'adozione, le bugie, tutto è svanito lasciando spazio a questa profonda disperazione e dolore che provo. Ha combattuto tanto, ma ha perso. Nonostante io gli avessi promesso che sarebbe andato tutto bene, alla fine il cancro ha vinto, me lo ha portato via. Mi ha privata dell'unica persona al mondo per cui mi sarei sacrificata. Non ha portato via solo il mio migliore amico, ha portato via anche mio fratello, il mio complice, la mia certezza più grande e l'unica persona che si sarebbe presa un proiettile per me. Non riesco a mangiare, non riesco a respirare, alterno periodi di pianto a periodi di shock, mi sento morire. O forse, sono già morta.

Credo sia passata quasi un'ora ed io ho la gola secca. Mi alzo a sedere nel letto e mi sento le gambe indolenzite. Devo finire di impacchettare la roba di Elia e devo farlo entro stasera, non so se dopo il funerale troverò la forza di rientrare in questa casa. Questo anno nuovo non poteva cominciare in modo peggiore. Mi alzo dal letto a fatica e mi strofino gli occhi, non oso guardarmi allo specchio, saranno gonfi e rossi e vedere il mio orribile riflesso mi farebbe ricominciare a piangere e non credo di essere psicologicamente pronta a sopportare un ulteriore crollo emotivo. Non sento alcun rumore provenire dalla stanza accanto, probabilmente Tommaso sarà uscito e credo sia meglio così, ho bisogno di confrontarmi con il mio dolore e di vincere questa battaglia, lo devo al mio angelo. Ricomincio a rovistare tra i cassetti e trovo il libro che gli regalai al compleanno, è un giallo, non ama i romanzi rosa...cioè, amava. Parlo come se lui fosse ancora qui. Sfoglio le pagine ed un foglio cade da esse. Poso il libro sul comodino e raccolgo il pezzo di carta da terra. Sembra che sia una lettera. Elia che scrive lettere? Probabilmente è una lettera per i genitori o...no, è una lettera per me. Comincio a leggere e mi tremano le mani. Leggo le prime righe e sono costretta a chiudere gli occhi per qualche secondo ed inspirare ed espirare con calma.

17 Metri sopra il livello del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora