EVA

Sono seduta nella vasca da bagna da quasi un'ora, l'acqua è diventata fredda e la pelle delle mie dita si è raggrinzita, ho tentato di pulirmi, di lavare via quel dolore, quelle ferite, ma non è servito a nulla. Quando i miei occhi si chiudono quell'immagina si fa viva, ancora, ancora e ancora. Non so come farò ad andare avanti, ero legata a lui in un modo che non so spiegare, pendevo dalle sue labbra, ero innamorata e pensavo che anche lui mi amasse.

Ho il cuore a pezzi.

Elia mi ha abbracciata forte e a lungo, tentando di rimettere insieme i pezzi, ma niente.

"Adesso è difficile, ma tra qualche mese starai bene." Mi ha detto il mio migliore amico mentre riempiva la vasca da bagno.

Già, adesso è difficile, ma non riesco a capire il motivo per cui mi abbia tradita, se non mi amava perché non mi ha lasciata? Avrei sofferto, tanto, ma me ne sarei fatta una ragione; ora invece, è tutto più difficile e sarà difficile riuscire a fidarmi ancora di qualcuno. Forse il mio non è nemmeno amore, non so più nulla, tutte le mie certezze, i miei castelli, tutto crollato a causa sua. Avevo paura di rimanere da sola ed eccola qui, davanti a me, una delle mie paure più grandi si è materializzata.

Mi accorgo che sto tremando solo quando bussano alla porta e mi risveglio da quello stato di trance: <<Eva, so che sei a pezzi, ma stare lì dentro da sola non ti aiuterà.>> La voce di Tommaso è bassa e parla lentamente, come se stesse facendo attenzione a scegliere le parole giuste <<Perché non esci e ne parliamo un po'? Pensaci, va bene? Ti aspetto di là.>> Perché è così gentile con me? Non mi conosce nemmeno e dov'è Elia?
Con ancora le gambe intorpidite mi alzo e decido di uscire. Lo devo a me stessa, alla mia dignità e ad Elia. Asciugo i capelli, infilo una felpa di Elia, un paio di pantaloncini ed esco dal bagno. Prima di andare in cucina ed affrontare il discorso con Tommaso, raggiungo la camera da letto di Elia, apro il cassetto accanto al letto e prendo un reggiseno per poi infilarmelo, non voglio che Tommaso si accorga che sono senza reggiseno, me ne vergognerei. Che stupidaggine, il mio ragazzo mi ha tradito, l'ho trovato a letto con un'altra e mi preoccupo di infilare un reggiseno perché mi vergogno di Tommaso.

Ho alcuni vestiti qui, dato che ogni tanto mi fermo a dormire, ormai è la mia seconda casa.

<<Hey.>> Faccio, accennando un sorriso mentre entro in cucina. Tommaso mi sorride e mi si scalda il cuore, non so per quale motivo mi viene da piangere e sono costretta a distogliere lo sguardo. Sono patetica, come mi sono ridotta così?

<<Elia è sceso a prelevare dei contanti, ti va di parlare?>> Mi fa cenno di sedermi sulla sedia accanto a lui ed io scuoto la testa abbassando lo sguardo.

<<Okay, va bene, però non tenerti tutto dentro.>>

<<Non mi tengo tutto dentro, solo che non mi va di parlarne, è già difficile per me tentare di dimenticare quell'immagine che fa capolinea nella mia testa ogni singolo minuto.>> Sospiro e bevo un goccio d'acqua dalla bottiglietta sul tavolo <<No, non ne voglio parlare, non devo farlo, lo devo a me stessa, perché è stato umiliante e voglio lasciare tutto a Roma. Non voglio più parlare di lui o di quello che mi ha fatto, ho chiuso con lui nel momento in cui sono uscita da quel cancello. Non voglio parlarne, ma la cosa che più mi fa soffrire è che non ha avuto le palle di dirmelo in faccia, di dirmi che non mi amava, di dirmi che per lui ero una delle tante. Quindi no, Tommaso, non ne voglio parlare.>> Singhiozzo e Tommaso mi asciuga le lacrime cadute sulle guance, mi rivolge l'ennesimo sorriso caloroso e mi abbraccia, forte.

Come mai questo ragazzo che conosco da meno di una settimana è qui a consolarmi? Perché mi abbraccia così forte? Perché a me sembra di sentire battere in modo frenetico questo organo che qualche ora fa si è spezzato?

17 Metri sopra il livello del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora