25

4 2 0
                                    

TOMMASO

La telefonata di Eva mi ha preoccupato parecchio, il fatto che Elia abbia la febbre non è un buon segno, probabilmente è l'effetto collaterale provocato dalle nuove medicine che sta prendendo.

Mi fa sentire davvero in colpa sapere che lui sia solo ad affrontare questa situazione, mentre io sono a Milano. E' stato lui a convincermi a cercare i miei genitori biologici; sinceramente era un'idea che mi frullava per la testa già da qualche settimana, ne ho parlato con lui, che ovviamente, mi ha immediatamente elencato gli innumerevoli motivi per la quale fosse una buona idea trovarli. Ho tentennato un po' e poi sono partito. Adesso però, devo tornare a Napoli dal mio migliore amico, non posso lasciarlo lì da solo, c'è Eva, ma lei non sa.

Prima di prendere il treno e tornare però, devo parlare con il responsabile dell'orfanotrofio in cui stavo, per scoprire finalmente chi sono le due persone che mi hanno donato il DNA.

Mentre mi avvio verso l'edificio, decido di telefonare Elia, per vedere come sta. Dopo parecchi squilli finalmente risponde.

"Fra." Sussurra.

"Perché sussurri?" domando curioso.

"Eva si è appena addormentata. E' esausta, abbiamo fatto un certo discorso in merito alla rinuncia agli studi, ma è tutto risolto. Che succede?" Risponde frettolosamente e sento una porta sbattere dall'altra parte del telefono.

"Dovrei chiederlo a te, Eva mi ha chiamata in preda al panico dicendomi che hai la febbre. E' una controindicazione dei nuovi medicinali?"

"Non li ho presi." Risponde tutto d'un fiato.

"Tu cosa?" Grido e almeno un paio di persone si voltami a guardarmi.

"Non li ho presi, non mi andavano." Sbuffa.

"Non si tratta di caramelle, coglione, è per la tua salute; non posso lasciarti solo che subito fai a cazzi tuoi, mettendoti ancora di più a rischio." Sbuffo innervosito.

"Non farmi la predica." Protesta.

"Non ti faccio la predica. Devo ricordarti per chi lo stai facendo?" Lo sento sbuffare pesantemente e sono sicuro che sta anche alzando gli occhi al cielo.

"E va bene, cazzo, adesso li prendo."

"Ecco, bravo. Ci vediamo domani mattina. Parto tra qualche ora." Ci salutiamo e metto giù.

Nel mentre sono arrivato all'orfanotrofio. Rivederlo mi fa uno strano effetto. I miei genitori volevano accompagnarmi, ma ho preferito venire da solo.

<<Salve, cerco il Signor Gallo, ho appuntamento con lui.>> Annuncio ad un'anziana signora all'ingresso.

<<Salve, lei deve essere Tommaso, come è cresciuto. Il signor Gallo la aspetta nel suo ufficio.>> Mi sorride e mi mostra la strada. Man mano che mi avvicino alla verità, l'ansia cresce sempre di più. Possono essere delle persone normali o dei serial killer. Okay, forse l'ultima opzione è improbabile, ma meglio mettere in conto tutto.

Dopo alcuni minuti d'attesa, Gallo mi fa accomodare nel suo ufficio. E' più anziano di come lo ricordassi. Ha il tempo scolpito in faccia, tra le rughe e la barba bianca.

<<Tommaso, che piacere rivederti.>> Sorride, mostrandomi una dentatura quasi priva di denti e porgendomi la mano.

<<Il piacere è tutto mio, Signore.>> Ricambio il sorriso e gli stringo la mano.

<<Qual buon vento ti porta qui?>> Si accende una sigaretta e me la offre, rifiuto con gentilezza e sento il cuore palpitare sempre più forte.

<<Vorrei sapere chi sono i miei genitori biologici.>> Lui mi guarda sconcertato, evidentemente non se lo aspettava, poi si raddrizza sulla sedia e aspira un tiro dalla sua sigaretta.

<<Beh, è difficile capirlo, i tuoi genitori hanno optato per un adozione chiusa. >> Risponde, ma sono cose che già sapevo.

<<Sì, lo so. Ma non ha qualche carta che certifichi il fatto che io sia stato abbandonato qui?>> Sto cominciando ad innervosirmi e non capisco se il motivo principale sia perché probabilmente non saprò mai chi sono i miei veri genitori, oppure che il problema sia questo signore sfacciato che ho sempre odiato.

<<Tecnicamente sei stato affidato a noi, non abbandonato.>> Puntualizza lui.

<<Tecnicamente, per me, sono stato abbandonato.>> Ribatto.

<<Sei proprio come mi ricordavo. Aspettami qui, nel mentre fatti un caffè.>> Annuncia indicandomi la macchinetta del caffè accanto alla finestra, poi si alza ed esce dalla stanza.

Mi alzo per farmi un caffè e fumarmi una sigaretta. Se fuma lui, posso farlo anche io, giusto? Chissà come saranno i miei veri genitori. Saranno ancora vivi? O probabilmente sono morti? Ho fratelli? Sorelle? Cugini? Ho tantissima ansia e vorrei avere Eva al mio fianco. Se lei fosse qui, mi stringerebbe la mano e mi ripeterebbe che andrà tutto bene. Odio mentirle, ma voglio essere sicuro di questa novità al cento percento prima di comunicarglielo.

Ho fatto una bella vita grazie ai miei genitori adottivi. Hanno fatto tanti sacrifici per me, per farmi studiare, praticare sport e per farmi avere un futuro roseo, sono davvero grato per quello che hanno fatto per me e spero tanto che loro non si siano offesi quando ho comunicato loro di voler conoscere le mie origini. Loro rimarranno sempre i miei veri ed unici genitori, anche se non abbiamo lo stesso sangue.

Dopo quasi mezz'ora, Gallo rientra con in mano un paio di fascicoli ingialliti.

<<Allora, ho dovuto cercare tanto perché non trovavo più i tuoi fascicoli. Ovviamente nel primo, ci sono solo le tue informazioni: certificato di nascita, documenti e così via, poi ho trovato un secondo fascicolo in cui, non so come sia possibile, ho trovato tutte le informazioni dei tuoi veri genitori.>>Il cuore inizia a battere ancora più forte, non sono molto sicuro di volerlo ancora sapere.

<<Vuoi leggere tu o te lo dico io?>> Domanda sfogliando il fascicolo.

<<Me lo dica lei.>> Comincio a respirare affannosamente e stringo i pugni sulle ginocchia.

<<Bene, i tuoi genitori sono ancora vivi ed hanno un altro figlio più piccolo di te di un anno appena. Che stronzi.>> Commenta alla fine.

<<Il nome.>> Hanno abbandonato me ed hanno fatto un figlio subito dopo? Che merda.

<<Tua madre si chiama Lucia Maiello ed ha 43 anni, tuo padre si chiama Gianmarco Silvestri ed ha 45 anni, mentre tuo fratello si chiama Filippo Silvestri ed ha 21 anni. >> Mi informa e si accende una sigaretta. Mio fratello si chiama Filippo, come quel coglione dell'ex di Eva. Ma il suo cognome mi è familiare, parecchio familiare.

<<Ha delle foto?>> Domando e spero che i miei sospetti siano vani.

<<In verità sì, le abbiamo perché abbiamo bisogno di tenere sempre aggiornati i nostri fascicoli. Ecco a te.>> Mi pone tre foto davanti.

Mio padre ha i capelli brizzolati, una faccia paffutella e porta un paio di occhiali. Ha il viso stanco, probabilmente logorato dal lavoro, occhi marroni. Mia madre invece è una bella donna, che porta bene i suoi anni. Capelli biondi ed occhi grigi, come i miei. Mio fratello....ed i miei sospetti purtroppo prendono vita.

Io eFilippo siamo fratelli. 

17 Metri sopra il livello del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora