EVA
Il mattino seguente la sveglia suona presto ed io mi ritrovo nel letto di Tommaso. Scruto un po' la stanza e mi rendo conto che lui non c'è, così mi alzo e sento la testa pesante, questo mi ricorda le tante lacrime versate negli ultimi due giorni. Ho il cuore a pezzi ed il morale a terra. Sento bussare e subito dopo la porta si apre mostrandomi un Tommaso intento a non far cadere il vassoio ricco di leccornie venire verso di me.
<<Buongiorno stella.>> Posa il vassoio accanto a me e mi bacia sulla guancia. Gli sorrido.
<<Buongiorno, non dovevi. >> Gli chiedo notando la bellissima rosa poggiata sul vassoio accanto ai cornetti.
<<Dovevo e volevo. Hai avuto un paio di giorni complicati, ed oggi sarà ancora peggio. Fatti viziare.>> Mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed io appoggio la guancia sul palmo della sua mano.
<<Sei unico.>>
<<E menomale.>> Entrambi ridiamo e cominciamo a mangiare.
<<Allora, accompagniamo Elia in ospedale e poi partiamo per Roma. Andiamo in auto, ti va bene?>> Mi chiede mentre addenta il suo cornetto.
<<Sì, va bene.>> Annuisco tenendo lo sguardo basso. E' vero, sono andata avanti, ma al solo pensiero che dovrò rivedere Filippo, mi vengono i brividi.
<<Sei sicura di voler venire?>> Mi domanda, cercando di guardarmi negli occhi.
<<Sì. Hai bisogno di me.>> Ed è vero, ha bisogno di me in questo momento e, ieri sera, mentre pensavo a come fosse possibile che Elia mi chiedesse di scegliere, ho capito che mi sto innamorando. Che il mio cuore, sta ricominciando a palpitare per qualcuno e sono tanto contenta che questo qualcuno sia Tommaso.
Lui mi sorride e mi accarezza la guancia baciandomi successivamente.
****
Dopo un'ora usciamo di casa, Elia pronto per il ricovero ed io e Tommaso pronti per andare a Roma. Durante il tragitto verso l'ospedale, nessuno osa parlare e l'abitacolo sembra rimpiccolirsi ad ogni respiro. Ho bisogno di abbassare il finestrino e prendere un po' d'aria. Voglio parlare con Elia, capire perché mi tratta così, ma allo stesso tempo, voglio fargli capire che per quanto io possa volergli bene, lui non può trattarmi come uno zerbino e poi pretendere che ritorni tutto com'era.
Le cose che mi ha detto, mi hanno ferita parecchio, sinceramente, non me lo sarei mai aspettato da lui; lui che dovrebbe essere la persona che mi lecca le ferite, che me le cura, e invece, ieri sera, mi ha consegnato una granata in mano e questa è esplosa, radendo a brandelli ogni parte di me.
<<Noi saremo di ritorno stasera, chiamaci se hai bisogno di qualcosa.>> Tommaso rompe il ghiaccio e la tensione è spessa quanto una fetta di torta che potrebbe senza alcun dubbio essere tagliata con un grosso coltello. Elia annuisce e sospira, per l'ennesima volta da quando è salito in auto.
Arrivati in ospedale, io rimango in auto mentre i due ragazzi scendono. Elia si volta a guardarmi per un istante, i nostri sguardi si incrociano, i suoi occhi azzurri fissi nei miei, nessuno dei due sembra cedere, fino a quando gli occhi mi bruciano a tal punto da farmi distogliere lo sguardo. Un colpo al cuore vederlo entrare da solo, senza di me, ma deve capire che avere il cancro, non lo autorizza a trattare male chi gli vuole bene. Non so, sinceramente, perché si comporta così, l'attimo prima è felice, ridiamo, scherziamo e l'attimo dopo è sgarbato, triste e cupo.
Quando vedo Tommaso tornare da solo, mi manca il fiato per un attimo, pensando al mio migliore amico tutto solo in ospedale, ad affrontare situazioni più grandi di lui.
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17 Metri sopra il livello del mare
ChickLitEva è una ragazza pronta a varcare la soglia del "mondo dei grandi". Il suo sogno è fare la psicologa ed è pronta a tutto pur di realizzarlo. E' sostenuta dal suo migliore amico, Elia e dalla sua famiglia. Eva scoprirà che la vita però, è imprevedib...