EVA

<<Bene, grazie per avermi accompagnata.>> Dico a Tommaso rivolgendogli un sorriso e sento le guance avvampare.

<<Figurati, è il minimo che io possa fare, poi se non ti avessi accompagnata, stasera Elia mi avrebbe fatto dormire sulle scale.>> Sorride. Sorride di uno di quei sorrisi che ti scaldano il cuore e ti fanno arrossire le guance. Dopo il bacio che ci siamo dati ieri notte, entrambi siamo parecchio imbarazzati ed io arrossisco ad ogni suo sorriso e lui si dondola imbarazzato ogni volta che parla con me. In che casino si è cacciato il mio maledetto cuore adesso?

<<Bene, io vado, il mio turno comincia tra poco.>> Mi lascia un bacio sulla guancia, gira i tacchi e se ne va.

Sospiro chiudendo la porta d'ingresso dietro di me.

<<Amore, com'è andata con Filippo?>> Mi accoglie mia madre e poi mi abbraccia. Ho pregato Elia di non dire nulla, non volevo che i miei si precipitassero a Roma per fare chissà cosa a Filippo, niente violenza, ovviamente, ma tante, tante parolacce sarebbero volate, magari anche una sberla da parte di mio padre. Anche io gli avrei dato una sberla se non fossi stata così occupata a singhiozzare come una bambina.

Ricordi di quel giorno, che sembra ormai lontanissimo, mi inondano la mente e devo armarmi di tutta la forza presente nel mio corpo per non vomitare sul pavimento lucido.

<<Bene.>> Mento e la supero avviandomi in camera mia.

<<Eva, non mentire, cos'è successo?>> Insiste lei, venendomi dietro.

<<Niente mamma, abbiamo litigato.>>

<<Avete solo litigato?>>

<<Mamma non ne voglio parlare, ti prego.>> Sfinita, mi lascio cadere sul letto e chiudo gli occhi.

<<Tesoro, lo sai che a me puoi dire tutto. So che Elia è venuto a Roma, mi ha telefonato dopo aver ricevuto la tua di telefonata. Mi ha detto di stare tranquilla e mi ha assicurato che ci avrebbe pensato lui. Non mi sono immischiata, ho lasciato fare a lui, ma voglio sapere cos'è successo. Dopo qualche ora mi ha telefonato e mi ha detto che avevi avuto solo un problema con lo stomaco, non ho ben capito. Cos'è successo?>> Perché Elia non sta mai zitto.

<<Ci siamo lasciati.>> Ammetto, e non fa più tanto male come qualche ora fa. Ora che l'ho ammesso a mia madre, ma soprattutto a me stessa, mi sento più leggera.

<<Ti ha tradita di nuovo, vero?>> La sua voce è un mix di compassione, tristezza e rabbia. Mi accarezza la mano ed io annuisco e per l'ennesima volta, sospiro. <<Non ti merita, non ti ha mai meritata. Bambina mia, sai che puoi contare sempre su di me. Vieni qui.>> Apre le braccia e mi ci rifugio dentro. Quelle braccia che mi hanno cullata da bambina, che mi cullano tutt'ora da adulta, mi fanno sentire così protetta e quasi dimentico il mondo attorno a me. Mia madre c'è sempre stata per me, sempre. Non mi dimostra quasi mai il suo affetto, ma è solo perché è stata cresciuta così, senza mai ricevere una carezza, un abbraccio o una parola di conforto. Questo suo modo di amarmi però, non mi dispiace, anzi, fa sì che io apprezzi fino in fondo i suoi abbracci quando li ricevo.

E proprio tra le sue braccia, mi sento libera di poter riversare tutte le lacrime e i dispiaceri. Ancora una volta mi faccio abbattere dai ricordi e la malinconia vince. 

17 Metri sopra il livello del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora