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EVA

Appoggio la schiena accanto alla porta dell'appartamento e scivolo a terra, portandomi le gambe al petto. Leggo e rileggo la lettera, in cerca di una soluzione, in cerca della speranza che tutto questo sia solo un bruttissimo incubo, che tutto andrà per il verso giusto e che Elia tornerà tra poco da lavoro e rideremo, scherzeremo, mi abbraccerà e poi ci addormenteremo insieme guardando uno stupido film. Ma mentre il foglio che ho tra le mani si bagna e le parole scritte mi ricordano che tutto questo è vero, sprofondo nella disperazione totale. Come se non fossi stata già male abbastanza. Appoggio la testa al muro e mi sento il cuore in gola, questo stupido organo ostruisce il passaggio all'ossigeno e sono costretta ad alzarmi e ad uscire nell'aria gelida di Gennaio. Tommaso lo ha fatto ancora, Elia lo ha fatto ancora. Mi hanno mentito entrambi e per quando Tommaso voglia giustificarsi, non può farlo perché se avesse voluto evitare di perdermi, sarebbe stato sincero con me sin dall'inizio. Ma non è stato così. Non lo è mai stato. Le uniche parole che riesce a dire sono "Mi dispiace" come se potessero risolvere qualcosa. Senza accorgermene ho camminato per un bel po' di chilometri e sono arrivata al nostro posto. Gli scogli. Anche solo vedere questo posto mi mette i brividi e mi fa riaffiorare ricordi bellissimi e passati. Mi siedo sugli scogli e guardo l'orizzonte. Me ne devo andare da qui, non ho più nulla. Né una famiglia, né il mio migliore amico, né il mio fidanzato. L'unica cosa che mi lega a Napoli è l'Università, ma potrei prendermi un anno sabatico e cercare di capire qualcosa del mio passato. Ho bisogno di respirare aria nuova, qui tutto mi ricorda Elia, tutto. Rileggo ancora la lettera, ormai credo di averla imparata a memoria, ma ogni volta è come se fosse la prima. Non posso credere che lui provasse questi sentimenti nei miei confronti, perché non me lo ha mai detto? Perché si è tenuto tutto dentro? E perché ha lasciato che io e Tommaso vivessimo sotto lo stesso tetto, insieme a lui? Perché ha voluto recarsi questo dolore interno oltre a quello fisico che già provava? Ho così tante domande, ma lui non può rispondermi. Non più. Voglio ascoltare la canzone scritta nelle lettera, ho bisogno di comprendere a pieno ciò che lui aveva intenzione di dirmi. Mi fa male il petto, mi odio per tutto il dolore che gli ho recato. Infilo le cuffiette e faccio partire la canzone. Mentre le parole scorrono e la musica rimbomba nella mia testa, chiudo gli occhi e mi sembra quasi che lui sia qui. D'istinto, inclino la testa verso destra e trovo una spalla su cui appoggiarmi. Non voglio aprire gli occhi e realizzare che non è lui. Non voglio. Mi limito così a tenere gli occhi chiusi e a farmi investire dalla musica.

****

Credo sia passata quasi un'ora e ho ascoltato la canzone in loop. Finalmente apro gli occhi e alzo la testa da questa spalla che mi ha ospitata. Inspiro, a pieni polmoni, il profumo del mare e poi mi volto a guardarlo. Tommaso. Non avevo dubbi. Lui mi guarda e senza dire nulla, ha già capito tutto. Mi accarezza le guance ancora umide, fredde a causa del vento contro di esse. Il suo tocco è così familiare, rassicurante e non posso fare a meno di sfregare la guancia contro il suo palmo e un accenno di sorriso appare sulle sue labbra, ma scompare subito dopo.

<<Scusa se sono venuto qui, nel vostro posto.>> La sua mano combacia perfettamente con la mia guancia e per quanto io possa odiarlo, per le bugie e tutto il resto, lui è l'unica cosa che mi rimane. Per me c'è sempre stato, per quanto io potessi mandarlo via, lui non se n'è mai andato. E adesso mi sta dimostrando esattamente questo.

<<Mi hai fatto tanto male.>> Gli confesso e mi giro verso di lui. Gli faccio segno di fare lo stesso e appoggio le mie gambe sulle sule.

<<Mi dispiace, credimi. Piccola io non voglio farti male, voglio prendermi il tuo dolore, starti accanto in questo momento difficile e vivere con te i momenti belli che verranno.>> Adesso le sue mani accarezzano le mie, se le porta alle labbra e le bacia a lungo.

<<Non so se ci riesco.>> Sospiro e lui mi guarda.

<<Permettimi di aiutarti a superare tutto.>> Insiste. Come se fosse facile.

<<Per ora non me la sento.>>

<<Ma non puoi chiuderti nel tuo dolore.>>

<<E invece posso farlo> Mi sta facendo incazzare, apprezzo il fatto che voglia starmi accanto, ma ho bisogno di pensare e razionalizzare la situazione.

<<Ascolta, a me non importa di quello che dici o fai, finché sarai qui, io ti starò accanto. Levati dalla testa il pensiero che io ti lasci sola a combattere, dimenticalo, perché sono qui, anche se non mi vedi. Sono qui.>> Il cuore comincia a battermi forte, forse per l'emozione o forse perché speravo che mi dicesse proprio questo. Così, semplicemente mi prende tra le sue braccia e mi consola, alleggerendomi la mente e cominciando a raccogliere le mie macerie.

17 Metri sopra il livello del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora