ELIA

Ancora mi torna in mente l'immagine di Eva stesa in quel dannato letto di ospedale. Quel maledetto Filippo, l'ho sempre odiato, sempre, e ho sempre saputo che l'avrebbe fatta soffrire. La mia Eva merita qualcuno che la ami, che le stia accanto, che la faccia ridere fino allo sfinimento, che la porti in giro, che la vizi, che la protegga...la mia Eva. Già, la mia Eva, non sarà mai mia. Mai.

La amo, infinitamente, ma devo guardarla in silenzio, osservarla da lontano, perché è così che deve essere. Lei non è solo la mia migliore amica, lei è tutto per me. L'ossigeno che riempie i miei polmoni. Il sole che attraversa la ma finestra. L'arcobaleno dopo ogni tempesta. Il mantello che mi protegge da tutto.

Lei è la mia principessa ed io sono il suo cavaliere valoroso, che la protegge dal drago infernale che è la vita; come quando eravamo piccoli. Mi è stata accanto quando è morta mia sorella e quando i miei genitori si sono separati, mi ha portato la luce, quando intorno a me c'era solo oscurità.

I miei pensieri vengono interrotti dal trillo del cellulare, è un messaggio di Eva, annuncia che deve parlarmi. Le rispondo che ci vediamo al nostro posto tra due ore.

Tommaso entra dalla porta in preda all'ansia <<Devo parlarti.>> Mi fa in tono serio.

<<Tutti che devono parlarmi oggi, che è successo?>> Gli chiedo facendo segno di sedersi sul divano accanto a me. Gli porgo una sigaretta e lui se la porta alla bocca passandosi una mano tra i capelli.

<<Non arrabbiarti.>>

<<Tommaso, non mi importa di chi ti porti a letto.>> Affermo, accendendomi una sigaretta.

<<Non scherzare Elia, è successa una cosa che so che ti farà incazzare, ma sei il mio unico amico e non voglio perderti, quindi per favore..>>

<<Cazzo parla e basta.>> Sbotto infastidito, allungando i piedi sul tavolino di ceramica davanti al divano. Se qui ci fosse Eva, mi spezzerebbe le gambe, è così ossessionata dall'ordine. Faccio un tiro dalla mia sigaretta e mi appoggio allo schienale del divano, chinando la testa all'indietro.

<<Okay, allora...>> comincia nervoso <<Ieri sera io e Eva...>> Mi ricompongo freneticamente e comincio a tossire, guardandolo dritto negli occhi.

<<Tu e Eva cosa?>> Lo incito a continuare.

<<Noi ci siamo baciati.>> Di scatto mi scaravento su di lui facendolo cadere di schiena sul pavimento.

<<Io ti spacco la faccia pezzo di merda, come hai potuto farmi questo? Eh? Lo sai cosa significa lei per me.>> Faccio per dargli un pugno ma il suo viso si dipinge di terrore, quindi mi fermo, mi alzo e mi rimetto a sedere. <<Ti voglio fuori casa entro stasera. Non voglio più vederti, ma soprattutto, non avvicinarti MAI più alla mia Eva.>> Ringhio.

<<La tua Eva? Da quando è una tua proprietà? Non hai nemmeno le palle di dirle che la ami.>> Stringo i pugni sulle ginocchia e mi armo di tutta la pazienza che ho nel corpo per non spaccargli la faccia.

<<Ho detto, che ti voglio fuori casa entro stasera. Non ne voglio più parlare.>> Mi alzo, prendo la giacca ed esco di casa, sbattendo la porta alle mie spalle.

Eva vorrà dirmi questo, sicuramente. Lei è innamorata di lui? Perché non è innamorata di me? Sono ridicolo e sogno ad occhi aperti, Eva non sarà mai mia, mai. I miei sentimenti per lei non cambieranno né ora e né mai.

Come ha potuto quel pezzo di merda tradirmi in questo modo? Lui sapeva, cazzo, sapeva tutto. Non puoi più fidarti nemmeno della tua ombra.

Mi fa male il petto, il dolore che provo è indescrivibile. Ora che Eva e Filippo si sono lasciati, speravo di avere una possibilità con lei, la voglio accanto a me in tutti i sensi. Voglio portarla a vedere il mondo, portarla a cena in un ristorante lussuoso, guardarla mentre dorme, voglio che lei mi ami come io amo lei...e ora più che mai, in questo periodo di merda che sto attraversando.

Arrivato al nostro solito posto, mi siedo sugli scogli e aspetto tremante il mio raggio di sole, che oggi non riuscirà a scacciare le nuvole buie attorno a me. 

17 Metri sopra il livello del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora